Non profit

Da Palermo a Siracusa, l’isola si fa laboratorio

In Sicilia sono sempre di più i progetti di museo diffuso

di Redazione

Conservare la memoria del passato, promuovere il presente, progettare il futuro. Per valorizzare le sue potenzialità artistiche, la Sicilia mette in campo nuove strategie, nuove alleanze operative. E si trasforma in un grande laboratorio in progress che abbraccia le espressioni più significative d’arte contemporanea del territorio. Parola d’ordine: fare sistema, in nome di un comune progetto di interesse e iniziativa pubblica, che sappia valorizzare le individualità locali. Il Museo Riso di Palermo, che viene inaugurato il 21 febbraio dalla mostra Sicilia 1968/2008, lo spirito del tempo, è il centro promotore di un “museo diffuso” regionale che ha dato il via lo scorso anno a «5venti», una rete di progetti ideati da Renato Quaglia, per dare continuità e nuovo impulso alle attività artistiche dell’isola.
«Occorre ripensare il concetto di museo, fino a ieri inteso come spazio espositivo eretto per e attorno a una grande collezione», dice Quaglia. «Oggi, invece, la nascita di un museo prescinde da questa. E la proprietà di Riso, solo 26 opere, ne è un esempio lampante: il suo “in situ” infatti non è il patrimonio, quantitativamente risibile, della sede palermitana, ma è l’intera Sicilia». Oggi il museo diffuso include i centri artistici di Palermo, Gibellina, Siracusa e Castel di Tusa, ma promette di estendere nel 2009 il suo raggio d’azione, con nuove partnership anche internazionali. Dal 2008 sono stati avviati progetti site-specific, l’allestimento di opere “in situ” come Circle of life 1997-2008 di Richard Long a Gibellina, e il restauro del Grande Cretto di Alberto Burri (un milione e mezzo di euro investiti).
«La Sicilia del dopoguerra ha prodotto opere di grandissimo valore, ognuna delle quali sembra esprimere la genialità individuale di pochi “eroi” illuminati, che da soli hanno sfidato l’inerzia amministrativa locale e persino l’egemonia mafiosa. Penso alla visionarietà di Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina nel 68, che dopo il terremoto ha avviato la ricostruzione secondo un progetto di città ideale senza pari, coinvolgendo artisti e architetti di fama internazionale. Penso alla determinazione di Antonio Presti, che negli anni 80, disseminando imponenti sculture lungo il greto di un fiume asciutto, ha realizzato la Fiumara d’Arte. Ora io dico che, in realtà, questi uomini non erano soli. Una parte consistente, magari inconsapevole, di siciliani ha posto le basi perché simili individualità potessero esprimersi. Il sogno di Corrao e Presti è in qualche modo anche il loro sogno, e credo debba essergli ritornato nei termini di una ricchezza pubblica, che solo in apparenza è espressione di una coscienza civile individuale ma che invece è patrimonio collettivo».

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