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Quasi tre milioni. E quasi tutti in un’associazione

Disabilità, i numeri italiani

di Redazione

Sono 2,8 milioni (il 5% della popolazione) i cittadini con limitate funzioni essenziali. Esclusi i problemi psichiciSono circa 2 milioni e 800mila i disabili in Italia, pari a poco meno del 5% della popolazione, secondo l’ultima rilevazione Istat sulla salute che risale al 2005 e si riferisce a coloro che vivono in famiglia e hanno più di sei anni di età. Il criterio per identificare la disabiltà utilizzato dall’Istituto di statistica si basa sulla dichiarata «totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana» e comprende quindi anche coloro che hanno raggiunto questa condizione invalidante in seguito a incidenti o, più semplicemente, a causa dell’avanzare dell’età.
Se invece si considerano in generale le persone con una «apprezzabile difficoltà» nello svolgimento delle funzioni quotidiane, la stima sale a 6 milioni 600mila persone, il 12% della popolazione con più di 6 anni. Sfuggono però alla rilevazione, ammette l’Istat, i disabili mentali che sono in grado di svolgere le attività quotidiane essenziali.
Per quanto riguarda i bambini disabili sotto i 6 anni, occorre fare riferimento ai dati del Sistema informativo del inistero dell’Istruzione, secondo i quali la prevalenza di bambini con disabilità che frequentano la prima classe elementare è pari all’1,32%, mentre alcuni studi specifici stimano una prevalenza alla nascita di bambini con disabilità pari all’1%. Esistono poi i disabili che non vivono in famiglia, ma nelle residenze socio-sanitarie, il cui numero era pari nel 2003 a 190mila persone. Se si sommano dunque i 2,6 milioni di disabili adulti ai bambini e agli ospiti delle strutture di assistenza, si arriva quindi a 2,8 milioni di italiani. La presenza di disabilità è ovviamente legata all’età: tra le persone di 65 anni o più, la quota di popolazione con disabilità è del 18,7%, e raggiunge il 44,5% (35,8% per gli uomini e 48,9% per le donne) tra le persone di 80 anni e più. Nell’analisi della distribuzione territoriale emerge un differenziale tra l’Italia settentrionale e quella meridionale e insulare: nelle isole il tasso di disabilità è del 5,7%, nel Sud del 5,2%, al Centro del 4,9% mentre al Nord la percentuale scende al 4,2%.
Ma che ruolo giocano, in questo quadro, le associazioni di disabili? Quante persone rappresentano? Anche qui è difficile avere un quadro completo. Si va dai 200mila soci di Anmic, che appartengono alle cinque categorie storiche dell’associazione (invalidi civili, sordi, non vedenti, invalidi di lavoro e per servizio) ai 57mila malati di sclerosi multipla (di cui 14mila sono soci dell’Aism), alle circa 40mila persone con sindrome di Down, ai 18mila italiani affetti da una forma di distrofia (tra cui ben 13mila sono soci della Uildm); Anffas, per esempio, raggruppa 15mila famiglie ed eroga servizi a 30mila persone; sono circa 18mila i traumatizzati cranici italiani e 5mila malati di Sla, rappresentati da Aisla, che conta 1.800 soci.

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