Welfare

Onu: alla Libia la Commissione diritti umani

A favore i Paesi africani, astenuti gli europei. Le proteste di Usa e Israele: «Quel governo si macchia di gravi violazioni»

di Redazione

Ieri la Libia è stata eletta alla presidenza della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, nonostante la dura opposizione di Washington che accusa Tripoli di continue violazioni dei diritti umani, politici e civili.
Unico candidato in lizza per la carica, l’ambasciatrice libica Najat Al-Hajjaji è stata eletta a Ginevra con 33 voti a favore, solo tre contrari (Usa, Canada e Guatemala) e 17 astensioni da parte dei rappresentanti dei 53 Paesi che compongono la Commissione, tra i quali non figura l’Italia.
«Sono profondamente deluso dal voto – ha commentato l’ambasciatore Usa Kevin Moley – non è una sconfitta degli Usa ma per la Commissione stessa. Il governo libico – ha aggiunto – continua a macchiarsi di gravi violazioni dei diritti umani e non merita un ruolo leader nel sistema Onu». Aspre critiche sono venute anche da Israele e dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch.
Ma i Paesi africani, tra cui il Sud Africa, non hanno gradito le critiche americane. «E’ stata una sfida politica – ha spiegato l’inviato Sipho George Nene – il diritto dei gruppi regionali di presentare candidati di loro gradimento deve essere rispettato». La presidenza di turno spettava quest’anno ad un Paese africano e l’intero continente ha indicato come unico candidato la Libia.
Nonostante non fossero d’accordo con questa scelta, gli europei hanno preferito astenersi per non avvelenare il clima già teso con i Paesi in via di sviluppo. L’Italia ha commentato il voto osservando che la Libia «non brilla per il rispetto dei diritti umani, ma – ha detto il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica – dobbiamo tener presente che in questo momento è uno dei Paesi africani in prima linea nella lotta al terrorismo».

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