Cultura

Più sicurezza solo con più famiglie

Intervista ad Agostino Marchetto, "ministro dell'immigrazione" vaticano

di Lucio Brunelli

«La famiglia è elemento di maggiore ordine sociale», perciò «i ricongiungimenti non andrebbero contrastati». Ma non è questo il solo provvedimento che genera “disagio”. Il via libera
alla segnalazione da parte dei medici favorirà
la nascita di strutture clandestine a scapito della salute delle persone
L’arcivescovo Agostino Marchetto, “ministro dell’immigrazione” della Santa Sede, si trovava negli Stati Uniti il 5 febbraio, quando il Senato ha approvato il disegno di legge del governo sul pacchetto sicurezza. Ma appena tornato a Roma ha trovato tutta la documentazione già pronta sulla scrivania del suo ufficio a piazza san Calisto, nel cuore antico di Trastevere. Ed ora accetta volentieri di manifestare a Vita il suo “disagio” di fronte alla nuova normativa sull’immigrazione. «Solo leggi più giuste», premette, con il suo marcato accento veneto, «possono dare più sicurezza? E le riserve su questa nuova legge, che ora deve passare all’esame della Camera, sono molte e non possono essere nascoste». Monsignor Marchetto, dal 2001 segretario del Pontificio consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, viene spesso esaltato (a sinistra) o contestato (a destra) per la franchezza con cui difende la dignità e i diritti degli immigrati. In realtà lungi dall’essere un “sovversivo” cattolico, è certamente uno degli uomini del Vaticano più inattaccabili sul piano dottrinale. Nato a Vicenza nel 1940, ha vissuto a lungo fuori Italia come ambasciatore del papa (Madagascar, Mauritius, Tanzania, Bielorussia). Nel 2006 ha pubblicato un libro Il Concilio ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia che lo ha portato in rotta di collisione con gli storici cattolici della scuola di Bologna, Alberigo e Melloni, ai quali ha rimproverato una lettura ideologica del Concilio, quasi che la grande assise convocata da Giovanni XXIII avesse preteso d’annullare la tradizione cattolica, creando dal nulla una “nuova” Chiesa. Se proprio si volessero usare certi schemi lo si dovrebbe quindi definire un “conservatore” sui temi teologici. «Lo so, lo so?». ride divertito, «molti sono sorpresi dalle mie prese di posizione in difesa degli immigrati? Ma cosa è successo a monsignor Marchetto, dicono? lo conoscevamo come un buon vescovo conservatore?».
Vita: Già, cosa è successo, eccellenza?
Agostino Marchetto: Non è successo proprio niente. Nel cristianesimo tradizione e rinnovamento vanno insieme. Non c’è contraddizione. È proprio la tradizione che porta a guardare la realtà con realismo e carità.
Vita: E allora vediamo cosa non la convince del pacchetto sicurezza?
Marchetto: Tante cose. Ad esempio, non convince la cancellazione del divieto per i medici di denunciare gli immigrati irregolari. Se gli immigrati si fanno prendere dalla paura e non si rivolgono più alle strutture del servizio sanitario nazionale, possono esserci conseguenze gravi. Potrebbero svilupparsi strutture clandestine. Con l’effetto di un peggioramento della salute, loro e di tutti gli italiani. Faccio solo due esempi che riguardano le donne. Immaginiamo le interruzioni della gravidanza eseguite in clandestinità? Oppure pensiamo al fenomeno della prostituzione e al possibile contagio dell’Aids? Esami medici che richiedono strutture specializzate e una fiducia totale nel medico? Sono fatti gravi.
Vita: C’è chi invita i medici all’obiezione di coscienza – linguaggio non esatto del resto – ma bisogna dire che la denuncia non è un obbligo di legge e quindi non si tratta tanto di fare obiezione di coscienza quanto di avvalersi di una possibilità prevista dalla stessa normativa…
Marchetto: Io credo che i medici agiranno comunque secondo una coscienza ben formata. In particolare i medici cattolici sentiranno il dovere della carità verso i malati più bisognosi e poco tutelati. Ma non è solo questo punto a sollevare riserve e contrarietà.
Vita: Si riferisce alla nuova “tassa” sul permesso di soggiorno?
Marchetto: Anche. Ma qui il vero problema non è tanto il contributo richiesto, ma i tempi per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Se almeno fosse rilasciato in tempi ragionevoli! Succede delle volte che quando arriva il sospirato permesso sia già tempo di pagare la nuova tassa per il rinnovo. Legata a questa misura c’è poi un’altra questione fondamentale, che riguarda la possibilità di mettere su una famiglia normale. Al matrimonio contratto da un immigrato privo di permesso di soggiorno non è riconosciuta la capacità di produrre effetti civili.
Vita: Le nuove norme stabiliscono anche un’anagrafe dei senza fissa dimora, una schedatura dei barboni?


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