Non profit
La cultura della donazione si costruisce sul territorio
Sangue e plasma donati in crescita. E una rete sempre più consolidata
di Redazione
Nuove sezioni, lavoro
nelle scuole, servizio civile, formazione e comunicazione interna: così l’obiettivo sensibilizzazione viene perseguito ogni giorno dall’associazione. Con nuovi destinatari,
come i migrantiPer una riflessione sull’ultimo anno di attività della Avis regionale Toscana non si può prescindere dai cambiamenti di contesto avvenuti. «La Regione ha riorganizzato il settore», spiega il presidente dell’associazione Luciano Franchi riferendosi alla trasformazione del Centro regionale di coordinamento e compensazione in una nuova struttura: il Centro regionale sangue. «È cambiata la cabina di regia e la gestione del settore. Il centro ora è diretto da un gruppo di lavoro costituito da più professionalità: un dirigente della regione, due direttori sanitari, due trasfusionisti e un rappresentante delle associazioni di volontariato. Si tratta di un cambio sostanziale che coinvolge una pluralità di competenze e di responsabilità nella programmazione e nella gestione di tutto quello che riguarda il settore trasfusionale. È la dimostrazione che c’è volontà di incidere sul settore, sul sistema, di generare dei cambiamenti. E di conseguenza anche l’associazione ha cercato di essere all’altezza per rispondere ai bisogni», continua il presidente Franchi.
Per Avis Toscana il 2008 ha portato un significativo aumento delle donazioni sia di sangue sia di plasma e «ciò è avvenuto parallelamente all’incremento dei consumi. Con soddisfazione possiamo dire di essere cresciuti abbastanza, ma dobbiamo fare ancora di più nei prossimi anni, soprattutto nella raccolta del plasma», osserva Franchi soddisfatto per la crescita avuta anche sul fronte dei donatori. Risultati che nascono dal lavoro di sensibilizzazione e radicamento sul territorio. «Siamo riusciti a creare nuove sezioni e abbiamo portato avanti un lavoro nelle scuole dove stanno operando un buon numero di ragazzi del servizio civile: abbiamo cercato di sfruttare la comunicazione tra pari, che è un po’ la novità di questi ultimi due anni». Un lavoro di sensibilizzazione che è continuo perché «il nostro compito è creare consapevolezza e far aumentare il numero dei donatori periodici. Non è facile», osserva Franchi, «perché si tratta di incidere sugli stili di vita, il che è un’azione molto complessa e per realizzarla serve un lavoro continuativo e documentato». Su questo fronte diventano fondamentali la formazione e la comunicazione interna. Da alcuni anni è attiva una scuola permanente di formazione quadri diretta dal professor Andrea Volterrani, dell’università di Siena, ma non mancano collaborazioni con le altre sedi universitarie toscane, da Firenze a Pisa. Con quest’ultima, si è approfondito il tema della cultura del dono nelle comunità migranti. Negli ultimi due anni, poi, si è rilevato un incremento di donatori extracomunitari. «I migranti sono una scommessa forte dell’associazione», osserva Franchi, che parimenti fa notare l’incremento di donne nei ruoli dirigenti dell’Avis Toscana: «E questo per noi è stato un salto di qualità».
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