Vita segreta di un comico. Giacomo Poretti – quello di Aldo, Giovanni e Giacomo – in questi ultimi tempi ha reso pubblica su più giornali la svolta della sua vita: una svolta religiosa, legata anche ad un impegno concreto in un centro dei Gesuiti a Milano. Ma raccontare il presente è stata anche l’occasione di alzare i veli sul passato. Così scopriamo che chi oggi ci fa tanto ridere, nel suo passato ha pianto vedendo la gente morire in un reparto di oncologia dove era semplice infermiere.
Quando facevo la terza media, mi misi in contrapposizione con il mondo. Mollai la scuola per geometri per andare a lavorare in fabbrica come metalmeccanico: Un grande errore. In realtà avrei voluto tanto fare il medico ma mi era impossibile. Così a 18 anni presi la decisione di entrare in ospedale come infermiere. Erano i primi anni 70. Ricordo che quando era alla scuola di formazione ed ero stato tirato dentro i gruppi della sinistra più contestatrice, incontrai un professore di Cl con cui avevo idee divergenti. Era il primo maggio 1979: ci fu una zuffa in piazza Duomo tra noi e i ciellini e mi ritrovai faccia a faccia con il professore, tutt’e due pronti a colpirci con l’ombrello. Ci guardammo negli occhi e quasi ci vergognammo di quello che stavamo facendo. Dopo un po’ di imbarazzo abbassammo le armi… In seguito ho fatto l’infermiere per 11 anni, di cui ben cinque passati in oncologia. È stata un’esperienza umana molto forte. Ho visto morire centinaia di persone. Di tre o quattro di loro ho un ricordo indelebile. Ma dovevo stare attento a non affezionarmi. Quando morì il mio primo paziente, per due giorni non andai in ospedale, volevo mollare tutto.
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