Welfare

IMMIGRATI. Ong e missionari contro decreto del governo

Medici con l'Africa si esprime sulla norma che permette ai medici di denunciare i clandestini. Un appello anche dai missionari

di Emanuela Citterio

«Medici con l’Africa Cuamm esprime la sua totale contrarietà alla decisione del Senato della Repubblica che permette ai medici di denunciare i clandestini. Ogni uomo nasce libero e uguale in dignità e diritti. Così il diritto alla salute non deve dipendere dalla nazionalità o dal colore della pelle, né da giustificazioni economiche. Con il decreto sicurezza la salute non è più un diritto di tutti gli esseri umani, ma un privilegio per i soli “fortunati”». Così in un comunicato l’ong italiana di ispirazione cristiana che da più di cinquant’anni invia medici e infermieri volontari e cooperanti nelle aree più dimenticate del mondo in Africa.

«Non possiamo accettare che nel nostro paese chi chiede di essere curato debba subire la minaccia di una denuncia, per lo status politico di clandestino» afferma l’ong «Per questo chiediamo ai nostri medici di agire secondo l’imperativo etico della loro professione, nel rispetto cioè del diritto che ogni essere umano ha di ricevere le cure necessarie, indipendentemente dal suo status politico».

«Medici con l’Africa Cuamm si unisce a quanti sostengono e difendono doverosamente tale posizione e sollecita i proprio medici e farsene portavoce negli ambienti sociali e di lavoro in cui operano».

Un appello viene anche dagli istituti missionari, che hanno diramato un comunicato congiunto dal titolo “Prima malati che clandestini”.

«Una ferita ai diritti delle persone immigrate e un pericolo per la salute degli stessi immigrati e dei cittadini tutti. Così giudichiamo la revoca della legge che impediva ai medici di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie e perciò esprimiamo la nostra indignazione.

La decisione adottata dal governo (che va ad aggiungersi a quella di rendere la clandestinità un “crimine”) costituisce un fatto grave, per di più in un momento delicato come l’attuale in cui al legislatore sono chiesti saggezza, equilibrio e lungimiranza. L’esigenza legittima di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza non può mai far sì che siano calpestati i diritti delle persone. Una scelta di questo tipo non fa che aggravare un clima già pesante, che vede gli immigrati più vulnerabili che mai e tende a esasperare le contrapposizioni, invece di favorire l’integrazione.

Il provvedimento in questione, inoltre, si rivela miope in quanto a tutela della salute pubblica, dal momento che scoraggia di fatto gli immigrati che necessitano di cure e non hanno i documenti in regola, allontanandoli da ospedali e ambulatori. Il rischio che si diffondano malattie e che, contemporaneamente, si alimenti un mercato della salute parallelo è tutt’altro che teorico.

Per queste ragioni, condanniamo con forza l’operato del governo su questo punto e auspichiamo che la norma in questione sia ritirata al più presto. Chiediamo soprattutto che cambi l’approccio culturale a una questione come l’immigrazione. Noi, che in Africa, Asia e America Latina siamo stati immigrati, abbiamo ricevuto calore e accoglienza e abbiamo sperimentato la possibilità concreta di reciproco rispetto e condivisione di valori, tradizioni e ricchezze spirituali al di là di differenze etniche, culturali e religiose. Un popolo e uno Stato che si riconoscono nei valori della Costituzione non possono rinunciare ad avvicinare l’immigrato – regolare e clandestino – innanzitutto come una persona, con diritti e doveri. In caso contrario, stiamo scivolando a grandi passi verso la barbarie».

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