Welfare

L’alternativa che non decolla

Pur essendo triplicati negli ultimi anni, i procedimenti come conciliazione e arbitrato restano ancora una goccia nel mare delle controverse giudiziarie. Eppure sono veloci e gratuiti

di Silvano Rubino

Uno strumento importante a disposizione dei consumatori. Un fattore fondamentale per alleggerire la già ingorgata giustizia civile italiana. Ma che ancora rappresenta «una goccia nel mare nel mare della conflittualità». Così viene definita la giustizia alternativa (conciliazione e arbitrato in primis) nel rapporto elaborato da Unioncamere e ISDACi (Istituto scientifico per l’arbitrato e il diritto commerciale) e presentato a  Milano. Il mare è quello dei milioni di procedimenti civili pendenti ogni anno nei nostri tribunali. I numeri, infatti, parlano chiaro: la giustizia alternativa, nel 2007, anno al quale si riferiscono i dati, ha contato 50.808 istanze. Nello stesso anno nel solo distretto di Corte d’Appello di Milano, le cause iscritte sono state 380.000.

Siamo ancora lontani, quindi, dal poter considerare le forme di ADR (acronimo che sta per alternative dispute resolution) una risposta alle inefficienze della giustizia. Se il paragone con la Giustizia ordinaria ancora è improponibile, i numeri mostrano anche alcuni fattori positivi. L’incremento delle richieste di soluzioni alternative, ad esempio, sta crescendo. Rispetto al 2005, primo anno per il quale esiste un riferimento, ad esempio, quando le domande si erano fermate a 15.916, la mole di pratiche che passano da questo tipo di giustizia si è più che triplicata.

È un segnale importante che fa comprendere come i cittadini stiano iniziando a prendere familiarità con questi strumenti. Secondo Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano, questo incremento è dovuto alla possibilità dell’ADR di dare risposte in tempi ragionevoli: «I consumatori, così come gli imprenditori, hanno bisogno di norme in grado di offrire soluzioni veloci e flessibili delle controversie. Una necessità che oggi la giustizia civile fatica a soddisfare e che trova invece una risposta nell’arbitrato e nella conciliazione».

Anche i numeri confermano che la giustizia alternativa presenta notevoli vantaggi. Tempi e i costi delle procedure, infatti, non sono neanche lentamente paragonabili a quelli della Giustizia ordinaria. Da questo punto di vista il rapporto evidenzia come entrambi questi indicatori siano assolutamente competitivi. Se si pensa che la durata media di quei 50.808 procedimenti è stata di 70 giorni e che quasi tutte le procedure sono risultate gratuite per i consumatori, si capisce quale sia il vero valore aggiunto dell’ADR. Per fare un raffronto, solo per esaurire il primo grado di un procedimento civile, nel 2007, erano necessari 17 mesi e la situazione non è andata migliorando negli anni successivi.

Pur essendo molteplici le forme di ADR, la parte più importante è rappresentata dalle conciliazioni (98%) e di queste, molte derivano dai rapporti tra consumatori e compagnie telefoniche. Ben 33.167 casi si riferiscono infatti a conciliazioni effettuate dai CoReCom (Comitati regionali per le comunicazioni) nell’espletamento del tentativo obbligatorio previsto per legge. Incremento significativo anche per l’attività di conciliazione online. In questo settore i numeri dei procedimenti sono quasi quadruplicati rispetto al 2005.

In conclusione, le forme di giustizia alternativa, anche se ad oggi non possono competere con le forme tradizionali, continuano a crescere e ad essere sempre più utilizzate dai cittadini e dalle imprese. Per evolvere però sono necessari passi ulteriori . Secondo Sangalli ci sono tre passaggi fondamentali da implementare nel prossimo futuro. In primo luogo «l’integrazione dei vari istituiti arbitrali e dei centri di conciliazione», in secondo luogo  «una maggiore integrazione del sistema della giustizia ordinaria con quello della giustizia alternativa». Da ultimo è necessario il coinvolgimento dei legali perché suggeriscano «le strade extragiudiziali qualora queste rappresentino la miglior tutela degli interessi del cliente». 

Per il presidente di ISDACI Giovanni Deodato, «il positivo trend di crescita degli strumenti di giustizia alternativa evidenziato dal Rapporto è indubbiamente un risultato lusinghiero ma siamo ancora davanti ad una goccia d’acqua nel mare della conflittualità. In particolare, l’informazione resa possibile dal Rapporto si rivolge innanzitutto al Parlamento e al Governo e poi alle associazioni imprenditoriali, dei consumatori, nonché all’opinione pubblica affinché sia conosciuta l’offerta delle modalità di accesso alla giustizia privata. L’offerta dei servizi di arbitrato, mediazione e conciliazione, infatti, adempie ad un ruolo che forse non dobbiamo più definire soltanto alternativo, bensì anche complementare alla amministrazione della giustizia».

E il governo promette che la riforma della giustizia civile, in corso di esame dal Parlamento, conterrà forti incentivi alle forme di giustizia alternativa: «Non pensiamo a forme di ‘conciliazione delegata’, da esperire in maniera obbligatoria. Penso piuttosto che sia utile promuovere incentivi all’adesione. Penso per esempio a  forme di sgravi fiscali per le parti che conciliano in via preliminare e vantaggi nella riduzione o eliminazione delle spese processuali», ha detto il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, intervenuto alla presentazione del rapporto.

Numeri, approfondimenti sul prossimo numero di Consumers’ Magazine, il mensile realizzato in collaborazione con il Movimento Consumatori, in edicola con Vita Non Profit Magazine dal 27 febbraio.

(Ha collaborato Piero Pacchioli)


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