Non profit

Sicurezza, medici o delatori?

La facoltà di denunciare immigrati clandestini provoca proteste e divide il mondo della salute.

di Franco Bomprezzi

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

Il decreto sicurezza approvato dal Senato trova ampio spazio sui giornali di oggi, assieme al caso di Eluana. E fra le norme del decreto suscita pesanti critiche la facoltà, attribuita ora ai medici, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di essere curati. Una facoltà e non un obbligo, ma comunque una scelta che divide i medici e l’opinione pubblica.

“«Denunciate i clandestini» – No di medici e Chiesa” titola in prima il CORRIERE DELLA SERA. Che spiega: «Medici che denunciano i clandestini, stranieri che pagano per il permesso di soggiorno, clochard schedati entro tre mesi: la Lega ottiene l’approvazione di tutti gli articoli del pacchetto sicurezza. I medici quindi potranno segnalare gli stranieri irregolari che si sono rivolti a loro in cerca di cure. Il partito democratico giudica la norma razzista. No anche dall’ordine dei medici. Mentre la Cgil invita alla «disobbedienza» (ma la norma in realtà non obbliga a segnalare, dà solo la possibilità di farlo). Molto chiara l’infografica che a pag 85 sintetizza le principali norme contenute nel decreto sicurezza che ora passa all’esame della Camera. Detto della tassa di soggiorno e di medici e clandestini, il ddl prevede che il reato di clandestinità non venga più punito col carcere, ma con una contravvenzione da 5 a 10mila euro. Le associazioni sospettate di attività  con finalità terroristiche potranno essere sciolte in via cautelativa. Il Viminale può ordinare anche la confisca dei beni. E ancora. Lo straniero che sposa un cittadino italiano dovrà rimanere in Italia per almeno due anni per ottenere la cittadinanza. E infine il limite massimo di trattenimento nei centri di identificazione resta quella attuale di 60 giorni. A commento il CORRIERE propone due pezzi. Il primo sul no della Chiesa. La Cei: al di sopra di tutto c’è il rispetto per la salute. Il secondo sulle posizioni dei camici bianchi del Pdl. Scapagnini: «preferirei non trovarmi in quella situazione». Tomassini: «Non è in discussione il diritto di cura o alla salute. Il divieto di denuncia provocava più problemi». Barani: «Registrare le generalità già esiste. Perché ci strappiamo le vesti?».

“Sicurezza, i medici dovranno denunciare i clandestini malati”: apre così, con un non corretto “dovranno”, (in realtà “potranno”) in prima di spalla, LA REPUBBLICA (che il titolo di apertura lo dedica a “Eluana, decreto in bilico Il padre: violenza inaudita”). Subito un commento di Giuseppe D’Avanzo, “La nuova civiltà dell’odio”: «la notizia è questa: le nuove leggi inaugurano una nuova stagione della civiltà del nostro Paese». Prosegue a pagina 30: «lo stato di eccezione, che la destra di Berlusconi e Bossi ha adottato fin dal primo giorno come paradigma di governo, diventa così regola… Si sapeva da tempo che questo “pacchetto” di norme avrebbe creato un vero e proprio “diritto penal-amministrativo della disuguaglianza” in contrasto con i precetti della Costituzione». Non ci si può né deve rassegnare, aggiunge D’Avanzo. Quanto alla cronaca, occupa due pagine – 6 e 7. Liana Milella in “«I medici denuncino i clandestini» Sì del Senato al ddl, ma è scontro”.Vince la Lega, Forza Italia e An si piegano. Insorgono le opposizioni. Il decreto monstre passa e Maroni subito indossa (o tenta di farlo) il mantello da statista, lasciando ai posteri un suo pensierino: «è difficile coniugare libertà e sicurezza. Ma il destino di chi governa è quello di fare scelte che, molto spesso, possono non piacere a tutti». In realtà Lega a parte non piacciono a nessuno. Il ddl contiene molti punti: il reato di clandestinità, la possibilità (non l’obbligo) per i medici di segnalare i pazienti clandestini, la tassa di 200 euro sul permesso di soggiorno, che sarà a punti (ma non è chiaro se anche infrazioni amministrative sottrarranno punti), il carcere duro per i mafiosi, il registro per i senza fissa dimora, le ronde padane. A queste ultime si dedica Filippo Ceccarelli: “Via libera ai rambo delle ronde il ‘bastone padano’ entra nel codice”. Un titolo che dice tutto. Nel pezzo si ripercorre la storia che ha portato a questa follia: Borghezio che invoca il bastone padano, Miglio che disse che il linciaggio era «la forma di giustizia nel senso più alto del termine». Le ronde esistono dagli anni 90. A pagina 9, le reazioni: “Medici in rivolta: «Sarà obiezione di coscienza»”. Due pareri fra i molti: Amedeo Bianco, presidente Federazione ordini dei medici: «è una norma che va contro l’etica e la deontologia»; Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici senza frontiere: «è una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale» (ed è questo l’aspetto più vero: non è un obbligo, ma erode l’idea che il rapporto medico-paziente sia e debba essere improntato a segretezza).

AVVENIRE dedica al pacchetto sicurezza la pagina 11: “Immigrati, i medici potranno denunciare gli irregolari malati”. In merito alle critiche che da molti settori sono piovute sulla parte del decreto riguardante l’immigrazione, il ministro Maroni ha affermato che è difficile coniugare libertà e sicurezza, ricordando che la responsabilità del governo è fare delle scelte. Mentre Maurizio Gasparri invita a non considerare solo gli aspetti legati agli stranieri perché le regole valgono per tutti. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni delle opposizioni. Per Gianpiero d’Alia (Udc), la Lega è la vera padrona del governo. Ogni giorno stringe il suo cappio intorno al collo della maggioranza». Il punto più critico, naturalmente, riguarda la norma sanitaria, bocciata in blocco dall’ordine dei medici, dall’associazionismo laico e cattolico, e dai sindacati, che la considerano un boomerang per la salute di tutti, italiani compresi, e un incentivo per gli ambulatori etnici clandestini.

IL GIORNALE titola in prima “Adesso i medici potranno denunciare i clandestini” per il pezzo di cronaca e “il vero scandalo era obbligare i dottori al silenzio” il commento del direttore Mario Giordano. Solo a pag. 8 e 9 IL GIORNALE a proposito della norma sulla denuncia dei clandestini da parte dei medici spiega che gli irregolari sono curati come prima solo che cade il divieto di denunciarli. I medici, cioè, potranno segnalare, è una facoltà, non c’è nessun obbligo. Un’infografica fa una rassegna dei Paesi in cui è in vigore una norma simile, in Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti. Francesca Martini, sottosegretario alla Salute chiosa: «L’emendamento non va contro scienza e coscienza del medico, che è anche un cittadino».
A pag. 9 la testimonianza di Mauro Buscaglia, medico che all’ospedale San Carlo ha aperto dieci anni fa il centro Aiuto e ascolto per le donne immigrate. Buscaglia teme «che gli aborti clandestini aumentino» dal momento che le sue pazienti sono per un terzo irregolari. Ma nel pezzo non si dice che basta fare buona informazione per evitare il rischio che i clandestini non vadano al pronto soccorso. IL GIORNALE riporta la reazione della Cei, nelle parole di mons. Domenico Sigalini, segretario della Commissione per le migrazioni della Cei «Pur non volendo contrapporsi allo Stato la Chiesa non potrà denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono alla diocesi in cerca di aiuto».

“La selezione della razza” è questo il titolo di apertura del MANIFESTO sull’emendamento della Lega che come ricorda il richiamo in prima «abolisce di fatto il diritto all’assistenza sanitaria degli immigrati senza permesso di soggiorno». Nell’editoriale dal titolo “Fuori legge”, Alessandro del Lago scrive: «È come se la politica della sicurezza in Francia fosse dettata da Le Pen. Le misure approvate al Senato descrivono il baratro in cui è caduta l’Italia, oggi paese occidentale in cui una parte consistente della popolazione residente è letteralmente perseguitata in nome di un’ideologia xenofoba e del ricatto della Lega» e continua: «Una volta di più, la responsabilità di questa inarrestabile deriva razzista non è esclusivamente della destra. Se un partito xenofobo impone le sue ossessioni a gente che ha la faccia tosta di proclamarsi cattolica o liberale, è perché sente il consenso di fondo di gran parte del ceto politico, compreso quello che è minoranza in parlamento. Magari non sulle singole norme, ma sulla cultura che le sottende». Sempre in prima la vignetta di Vauro dal titolo “Decreto sicurezza: medici in prima linea”, un medico con una pistola in mano e un nero con le mani alzate nella nuvoletta le parole del dottore “dica trentatré!”.

“E ora scoppia la rivolta dei medici” titola LA STAMPA sulla norma del decreto sicurezza che dà la possibilità ai medici di segnalare i clandestini all’autorità giudiziaria. Il quotidiano di Torino informa correttamente scrivendo che non si tratta di un obbligo per  i medici. Ma non è d’accordo il dottor Gianfranco zulian, direttore della medicina legale dell’Asl di Novara, leghista, secondo il quale invece ci dovrebbe essere la “costrizione” a denunciare i clandestini da parte del personale sanitario: «il medico è un pubblico ufficiale, e un pubblico ufficiale ha l’obbligo di dichiarare gli illeciti di cui viene a conoscenza». «Chi entra in casa mia deve stare alle mie regole. Pronto soccorso e assistenza devono essere garantiti, ed esserlo prima di ogni altra cosa. Ma poi deve scattare la denuncia». A protestare è invece il presidente dei medici cattolici, Vincenzo Saraceni: «Sono certo» dichiara «che i colleghi si asterranno dal denunciare gli  irregolari cui presteranno cure». «Denunciare gli irregolari» dice Giuseppe Garaffo, segretario generale della Cisl medici «avrà una sola conseguenza: favorirà la nascita di una sanità clandestina e illegale». Il pezzo si conclude con il parere di Kostas Moschochoritis, direttore di Medici senza frontiere: «Siamo sconcertati per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostretiche, e dalla società civile».

“I medici denunceranno i clandestini” è il titolo de IL SOLE 24 ORE che dedica al pacchetto sicurezza una mezza pagina abbondante (e non è usuale). Di fatto nell’articolo si fa poco più che un collage di opinioni e critiche – dalla Cei a Veltroni – mentre più interessante è un pezzo di spalla che dà conto dei maldipancia dei senatori del PdL del Sud, che accusano il governo di essere succube dei diktat della Lega, che tra l’altro potrebbe correre da sola alle amministrative. La sintesi è di Cicchitto: «Noi segniamo il passo mentre la Lega cresce».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

ELUANA
CORRIERE DELLA SERA – “Eluana, frenata sul decreto”, fa l’apertura di oggi. La contrarietà di Napolitano infatti avrebbe indotto il Governo a rinunciare al decreto. Da segnalare l’intervista all’ “Ateo Jannacci: alluncinante fermare le cure”: come medico «non staccherei mai la spina e mai sospenderei l’alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale». Cosa direi al Beppino Englaro? «Bisogna stare molto vicini a questo padre». Con un paziente infermo che non ritiene più dignitosa la sua esistenza «cercherei di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute, ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima».

LA REPUBBLICA – Caterina Pasolini, da Roma, riferisce che esiste una bozza di un decreto per salvare Eluana ma che ci sarebbe l’opposizione di Napolitano e di Fini. Sacconi ha lavorato tutta la notte per mettere a punto una seconda versione del decreto che passi al vaglio dei costituzionalisti. In realtà il governo non è compatto. Contraria ad esempio Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente. Quanto all’opposizione, Casini dell’Udc è favorevole. Veltroni chiede che non si intervenga. Dice Sacconi: «Il principio laico di cautela, di prudenza, non può non portarci a scegliere la vita, rispetto alla morte. A nessuno sarà dato restare a guardare. Penso che qualunque sarà il nostro comportamento sarà comunque una scelta. Perché anche Ponzio Pilato fece a suo modo una scelta». Ezio Mauro a Eluana dedica un editoriale: “La politica gregaria” (sostiene in sostanza l’impossibilità/l’inopportunità di un decreto per non creare conflitti tra i poteri, salvare l’autonomia dello Stato e non affermare una sorta di idea politica della religione cristiana che si fa legge).

ITALIA OGGI – Il destino di Eluana non è ancora segnato. A dispetto di volontà paterne  e sentenze di tribunali. Il governo ci prova a tenere in vita Eluana, e il Beppino Englaro definisce il tentativo “abnorme”. Cosa succederà oggi? La strada più semplice e celere è quella di un decreto che potrebbe essere votato oggi in Consiglio dei ministri. E passa con un braccio di ferro tra palazzo Chigi e il Quirinale. Il presidente Napolitiano infatti, ieri ha espresso tutta la sua contrarietà. E’ sul Colle, sostiene l’analisi di Italia Oggi, la chiave di svolta. Ci vorrebbe un provvedimento tagliato su misura per passare il vaglio del capo dello stato. La soluzione arriva inaspettata da Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale. Ebbene, Onida fa presente che «non è abnorme che il governo intervenga con decreto legge, ma il dl così come è scritto è costituzionalmente improprio». «Il teso andrebbe bene se affermasse che fino a quando non ci sarà una  legge sul testamento biologico” ha specificato Onida, «l’alimentazione e l’idratazione non possono essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi». Onida fa anche presente che questa formula non contrasterebbe con le decisioni definitive prese dalla magistratura:«il legislatore non può a posteriori incidere sul giudicato, tuttavia in questo caso non siamo in presenza dell’accertamento di un diritto quanto di un provvedimento di volontaria giurisdizione». E sulla limatura delle parole si gioca il dl.  Alle 22 di ieri sera erano tutti d’accordo  sul dl, tranne Stefania Prestigiacomo. D’accordo Maroni e Calderoli e, nonostante la posizione di Fini, anche i ministri di An. Ma c’è anche l’incognita di  un nuovo intervento della magistratura. La procura di Udine infatti, dopo la presentazione di alcuni esposti a polizia, carabinieri e alla Procura stessa, è chiamata a verificare le testimonianze di amici e parenti sulla volontà espressa da Eluana. IN pratica potrebbe adottare un provvedimento cautelare come il sequestro preventivo della stanza dalla clinica la Quiete.

IL SOLE 24 ORE – Nessun decreto salva-Eluana a causa dello stop del Quirinale. Questo il succo del pezzo che riassume la giornata di ieri. Secondo il SOLE però potrebbe essere in vista (e le agenzie di stamattina sembrano dargli ragione) un blitz della polizia per sigillare la camera e sequestrare la cartella clinica. In un corsivo si ricorda il caso Terry Schiavo, che è molto simile: il presidente Bush in extremis varò un decreto per salvarla, il caso fu riaperto e portato davanti a un giudice, che tuttavia confermò che la procedura di distacco dell’alimentazione doveva andare avanti. Terry Schiavo morì una settimana più tardi.

AVVENIRE – Nella vetrina di pagina 3 intervista a Sylvie Menard, ricercatrice oncologica allieva di Umberto Veronesi e poi direttrice del Dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto dei tumori di Milano. È lei stessa una malata oncologica: nel 2004 le hanno diagnosticato un tumore al midollo osseo da cui non si guarisce. Il passaggio da medico a paziente ha radicalmente modificato le sue convinzioni sul fine vita, sull’eutanasia e sul testamento biologico di cui era convinta sostenitrice. Ora ha strappato il suo, scritto privatamente, e dice: Per me è sbagliato parlare di vita indegna e di morte dignitosa. Sono concetti elaborati dai sani. I malati non la pensano così e andrebbero a mio avviso coinvolti e ascoltati qualora si volesse discutere una legge sul testamento biologico… La verità che si vuole coprire è un’altra: in Italia i malati terminali e loro famiglie sono troppo spesso lasciati soli e siamo indietro nelle terapie antidolore». E ancora: «Mi sono convinta in 40 anni di lavoro e ascoltando le esperienze dei colleghi che in realtà non esiste accanimento (terapeutico). Anche questo è un problema posto dai sani». Interrogata da Paolo Lambruschi, sofferma poi sul caso Eluana, che è tutt’altra cosa da un malato terminale. Sugli stati vegetativi permanenti sostiene che la scienza sa ancora troppo poco: non sa bene fino a dove arrivi il loro stato di coscienza o percezione del dolore e se ci sono dubbi rispetto a Eluana questi non si risolvono «ammazzandola». «Senza contare il messaggio culturale falso e offensivo verso i malati in stato vegetativo e loro famiglie che soffrono e che fanno dei sacrifici enormi per amore dei loro cari. In pratica si dice loro che è tutto inutile, che i loro congiunti stanno vivendo una vita indegna. Questa cultura mi fa paura perché rifiuta chi è diverso». E l’ultimo affondo: «Dottoressa Menard», chiede Lambruschi: «Lei crede in Dio?». Risposta: «No, ho avuto un’educazione cattolica, ma non sono riuscita a conciliare fede e scienza… Dalla vicenda di Eluana sembra che siano solo i cattolici a difendere la vita. Che non credenti e laici siano per la morte. Invece non deve essere così, la vita è un diritto che va difeso da tutti». Altro intervento che segnaliamo (il tema occupa le prime 9 pagine) è la lettera dell’Associazione Risveglio, che da oltre 10 anni si occupa anche di persone nella stessa situazione di Eluana, e che ha reagito alla trasmissione Porta a porta del 3 febbraio. Secca la replica del suo presidente Francesco Napolitano alle dichiarazioni di Ignazio Marino. «Gli interventi del senatore Marino sono stati di un’arroganza dialettica, di una superficialità di indagine derivati da una disconoscenza (o misconoscenza) della problematica, tali che purtroppo hanno condotto ad una deprecabile disinformazione… ».

IL GIORNALE – Apre con questo titolo: “Oggi cominciamo a uccidere Eluana: fermiamoli”. Nell’occhiello l’annuncio di quanto potrà accadere nelle prossime ore “Stamattina stop all’alimentazione e all’idratazione. Il Governo pensa di impedirlo per decreto ma Napolitano frena. Il ministro Sacconi: «Non resteremo a guardare». E adesso potrebbe intervenire la Procura di Udine”. Un editoriale firmato G sul decreto del Governo che viene visto un po’ come un autogol si dice però che è «meglio un decreto che una morte». E la mamma di Eluana? Cristiano Gatti ripercorre la storia di Saturna che da tempo combatte contro un cancro e che ora ha problemi alla colonna vertebrale e ha appena fatto un intervento. Gatti ricorda parole sentite da Saturna parecchi anni fa «comprava biancheria e abiti di pregio perchè sua figlia doveva essere bella anche se dormiva». Pag. 5 “I quattro misteri dolorosi” individuati da Stefano Lorenzetto che sono le questioni di quetso caso: “Eluana non è morta 17 anni fa”, “l’uso di antidolorifici”, “quindi soffrirà?”, rapporto fra Parlamento e magistratura. Lorenzetto conclude «l’unico codice da applicare è la compassione». Alle pagine 6 e 7 Due storie di chi si è risvegliato: Cristian Sacchetti e Massimiliano. In prima inizia l’intervento di Vittorio Sgarbi che dice «chi ha fiducia nella scienza non le ponga limiti. Chi crede confida nel miracolo, chi non crede sa che la scienza può guarire domani ciò che non può oggi».

 

POVERI
CORRIERE DELLA SERA – nella pagine milanesi si informa che il fondo familia-lavoro del cardinale Tettamanzi ha raggiunto con il milione di euro della fondazioen Cariplo quasi i due milioni e mezzo di euro. Il presidente Guzzetti: «Così sappiamo che neanche un soldo andrà sprecato».

 

CLOCHARD
IL GIORNALE – «Nessuno li vuole, tendopoli nel Parco». A settembre si terrà a Milano la competizione sportiva, il Mondiale dei clochard, fra 500 homeless provenienti da 64 Paesi e gli organizzatori – Massimo Acanfora – fanno sapere che non sono stati messi a disposizione degli alloggi, ma si è parlato di una tendopoli al parco Sempione. Di spalla appello della Croce rossa che cerca fondi per continuare le sua attività per la tutela dei clochard.

 

CRISI ECONOMICA
IL MANIFESTO – Nella quotidiana rubrica dedicata al diario della crisi economica il titolo è dedicato all’Inghilterra che ritorna al 1694 e lo fa in materia di costo del denaro. «I record, anche quelli più vecchi sono fatti per essere battuti, ma quello battuto ieri in Gran Bretagna è veramente un record senza precedenti. Ieri mattina la Boe – la Bank of England – ha ridotto di un altro mezzo punto il costo del denaro che è stato portato (ovviamente per le banche) all’1%. Per trovare un livello così basso bisogna tornare indietro al 1694 data di fondazione della banca centrale inglese».

 

SICUREZZA E INTERNET
IL MANIFESTO – A pagina 5 si osserva nell’articolo “Quel Facebook da addomesticare” che «Il pacchetto sicurezza può provocare un’altra vittima oltre i migranti, i clochard e tutti i disturbatori della quiete pubblica. A essere colpito dalla fobia securitaria sarebbe i World wide web. È stato infatti presentato un emendamento da parte di Giampiero d’Alia, senatore dell’Udc per colpire tutti i siti Internet che incitano all’odio razziale, che fanno apologia della criminalità organizzato o di organizzazioni terroristiche (…) quello che colpisce è il coinvolgimento dei fornitori di servizi quali la connettività e l’hosting, trasformandoli in guardiani della rete».

 

NUCLEARE
IL SOLE 24 ORE – La notizia c’è, e merita per il SOLE la prima pagina: la Svezia rispolvera il nucleare. Uno dei paesi più ecologici del mondo, si sottolinea, trent’anni dopo una referendum antiatomo e 12 ani dopo la moratoria sull’energia nucleare, il paese scandinavo ha deciso di potenziare le tre centrali attualmente operative (che forniscono circa la metà dell’energia) e di accogliere le domande perla costruzione di nuovi impianti. Ma non c’è solo la Svezia: anche gli Stati Uniti di Obama – informa il SOLE – si stanno preparando al boom prossimo venturo, tanto che sono stati censiti almeno 6 progetti non ancora autorizzati ma per i quali sono già partiti gli ordinativi ai fornitori. Come mai? Proprio perché si è convinti che la corsa all’atomo sia dietro l’angolo, e che quindi i prezzi saliranno, si cerca fin d’ora di battere la concorrenza. Sarà…

 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.