Non profit

Un nuovo modello

di Redazione

segue da pagina 41
Fenomeni quali l’invecchiamento della popolazione, in particolare con le criticità correlate alla non autosufficienza, come pure l’estensione delle condizioni di marginalità e disagio sociale (dalle dipendenze patologiche alle diverse problematiche inerenti la salute mentale, ecc..), si sono venuti manifestando contestualmente alle profonde modificazioni nella struttura e nella realtà concreta delle famiglie, ma anche alla crescita di una più diffusa (seppur ancora insufficiente) consapevolezza della centralità della persona in un quadro di diritti di cittadinanza. Questo mentre i vincoli ineludibili della sostenibilità economica e finanziaria rendono impercorribili strategie che correlino la risposta alle nuove qualità e quantità dei bisogni ad un impegno di risorse pubbliche orientato soltanto in senso linearmente incrementale.
Ne deriva una sollecitazione profonda sia per la sanità che per il sociale, per il pubblico e per il privato, e mentre cresce l’affanno a mantenere senso ed efficacia ai paradigmi dell’autosufficienza ed alle pratiche della separatezza, diviene necessario in ogni ambito affrontare il problema della rispondenza e adeguatezza dell’impianto e degli assetti rispetto non solo alle esigenze sociali attuali ma soprattutto all’evoluzione di prospettiva, con la consapevolezza che questo significa misurarsi con cambiamenti e responsabilità che coinvolgono, ben aldilà di ogni tentazione autoreferenziale, tutti i soggetti.
Siamo convinti che un sistema che pensa al futuro non possa prescindere da una scelta forte e strutturata (non soltanto affermata, ma concretamente tradotta in politiche ed azioni) di integrazione tra sanità e sociale, orientata a produrre non una mera somma di interventi ma un nuovo modo di “fare” salute e assistenza insieme, facendo perno sulla persona e sul territorio (contesto in cui si sedimenta quel capitale sociale fatto di reti relazionali rilevanti per perseguire salute non solo in termini di prevenzione ma anche per sostenere i percorsi di cura e riabilitazione), piuttosto che soltanto su servizi e prestazioni. È possibile attraverso questa via ricalibrare squilibri e inefficienze della spesa dei due settori, ricavando risorse oltreché qualità dagli stessi processi di integrazione, operando per la qualificazione della spesa pubblica ma anche per un riorientamento e una migliore finalizzazione e canalizzazione di quella privata. Come impostare altrimenti, ad esempio, una strategia adeguata di risposta alla emergenza della non autosufficienza, se non prevedendo una filiera coerente di interventi sanitari quanto sociali, integrati tra loro? Come affrontare, se non in una ottica di integrazione sociosanitaria, il tema della domiciliarità e della domiciliarizzazione delle cure?
È questa cornice strategica a dare senso e prospettiva alle ormai innumerevoli esperienze di un’offerta della cooperazione sociale che guarda anche alla dimensione sanitaria, ed a fondarne motivazioni che vanno oltre scelte di contingente diversificazione produttiva. Molti dei fattori necessari a perseguire l’obiettivo prioritario di un forte sviluppo di interventi integrati sociali e sanitari, prioritariamente a livello domiciliare ed in tutto il Paese, trovano nella cooperazione sociale un interlocutore naturale e privilegiato, per due aspetti sostanziali che la caratterizzano. In primo luogo, il suo essersi qualificata come soggetto stabile ed attivo di comunità (capillarmente presente in tutti i territori) per la consolidata assunzione di riferimenti valoriali, culture organizzative e metodologie di lavoro centrati sulla persona e sul territorio, orientati a promuovere autonomia piuttosto che ad assistere burocraticamente, e a coinvolgere costantemente tutti i nodi della rete relazionale in cui la persona è inserita.
Poi, per la obiettiva qualificazione della sua offerta imprenditoriale. La articolazione delle tipologie di servizio prodotte e gestite dalle cooperative (attraverso un investimento importante in professionalità, progettualità e risorse) consente già oggi di collocare ogni singolo servizio in una rete che nel territorio può connettere intervento domiciliare, percorsi relativi alla dimissione ospedaliera protetta, servizi sociali e riabilitativi ad accoglienza diurna, residenze ad alta integrazione socio-sanitaria, strutture per le cure palliative, interventi mirati a specifiche situazioni di difficoltà, quali Alzheimer, servizi specificamente sanitari, anche accreditati con il Ssn, ecc? Nella stessa cornice strategica, ed in una ottica piena di sussidiarietà, accanto ai rapporti che si vanno approfondendo con la cooperazione tra medici di base, si colloca la sperimentazione in atto di un percorso di collaborazione con la Federazione delle mutue volontarie, partendo da un protocollo d’intesa che intende affermare negli interventi domiciliari di cura delle persone un profilo di qualità e di professionalità, e concretizzare una possibilità di risposta trasparente, socialmente responsabile e controllabile anche negli aspetti quantitativi. Il possibile sviluppo nell’attività dei fondi sanitari integrativi può aprire ulteriori prospettive a questo percorso.

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