Non profit
Zamagni: «Più autonomia dal pubblico E una Borsa sociale per trovare capitali»
di Redazione

«È tempo che il non profit si autonomizzi dalla pubblica amministrazione. Altrimenti finirà con il seguirne le sorti», ammonisce Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le onlus, che sui ritardi nei pagamenti da parte degli enti locali aggiunge: «La pubblica amministrazione tende a dare la precedenza nei pagamenti al settore privato for profit. E si capisce il perché: è capace di esercitare una pressione forte, ha una rappresentanza sindacale coesa come Confindustria».
SocialJob: E il non profit?
Stefano Zamagni: Il non profit e segnatamente le cooperative sociali finiscono invece con il subire le conseguenze di questi ritardi. Mentre le aziende for profit riescono in qualche modo a ottenere finanziamento altrove, attraverso forme di quasi cartolarizzazione, i soggetti non profit non ce la fanno. Ecco il punto. È anche per questo che in ogni occasione insisto per proporre la Borsa sociale che potrebbe risolvere anche questo tipo di problemi. Sarebbe un luogo dove negoziare i titoli di credito che il non profit potrebbe emettere a fronte di quei crediti. Certo se non si fa nulla, questa situazione arriverà a un punto di insostenibilità. Non avendo una patrimonializzazione adeguata, questi soggetti faticano a sostenere un ritardo di due o tre anni. Mi fa piacere vedere che il nuovo portavoce del Forum del terzo settore, Andrea Olivero, sta muovendosi in questa stessa direzione.
SJ: Ma la Borsa sociale remunererebbe meno gli investimenti?
Zamagni: Guardi: abbiamo fatto delle simulazioni secondo le quali ogni famiglia potrebbe in media investire 5mila euro all’anno di risparmio gestito. Se lei moltiplica 5mila per i 15 milioni di famiglie? In generale le persone si dichiarano interessate a un’ipotesi di Borsa sociale. Il discrimine non è il differenziale del tasso d’interesse: l’italiano medio ci rinuncia se la causa è buona, ma non rinuncia alla negoziabilità, che quindi deve essere garantita.
SJ: Cosa pensa della via preferenziale da applicare a chi fa un ulteriore sconto, introdotta dal decreto 185 ora convertito in legge?
Zamagni: Ancora una volta tende a favorire i soggetti profit. Che per varie ragioni sono riusciti a negoziare un prezzo del servizio a condizioni più favorevoli. Facendo un ulteriore sconto, rosicchiano una parte del profitto, che comunque rimane. I soggetti non profit per fare ulteriori sconti dovrebbero rinunciare a coprire i loro costi. Cioè avrebbero il male e il malanno. Indurli a concedere uno sconto equivale a dire «una parte dei costi li addossate voi». Tanto vale chiuderli.
SJ: Se l’Agenzia fosse una autorithy potrebbe intervenire su questi ritardi?
Zamagni: Sì, se il legislatore istituisse l’autorithy e le riconoscesse il compito di dirimere le controversie. Sarebbe un modo per tutelare la competizione.
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