Non profit

La filantropia è cosa da campioni

Il fenomeno delle fondazioni fatte dai calciatori

di Stefano Arduini

Ferrara, Vialli, Mauro, Leonardo, Gattuso, Zanetti. La lista dei grandi giocatori che si sono lanciati nell’impegno sociale si allunga. E non è più solo una questione di buoni gesti, ma è un impegno strutturato. E chiaro nella mission. Per alcuni una sfida, importante quanto quelle sul campo… Galli in porta. Cordoba, Cannavaro, Ferrara e Facchetti jr in difesa (con Kaladze pronto a subentrare). Mediana a tre con Gattuso, Seedorf e Mauro. Vialli, Sheva e Borgonovo in avanti. Una formazione che sarebbe in grado di fare bella figura perfino in Champions League. E magari di giocarsela alla pari con Manchester United e Barcellona. Ma gli avversari con cui si deve confrontare quest’undici delle meraviglie sono ben più ostici di Cristiano Ronaldo & C. Sclerosi laterale amiotrofica, cerebrolesi e disabilità infantile. Solo per citare i più impegnativi. Per portare a casa il risultato lo schema è sempre lo stesso: quello di costituire una fondazione. Il principio sulla carta è semplice: il mondo del calcio è un avamposto di immagine eccezionale. Perché non sfruttarlo anche per vincere il campionato dell’impegno sociale? La novità è che dopo qualche anno di riscaldamento, oggi le fondazioni create dai vip della pedata sono sempre di più e sempre meglio gestite. Con qualche eccezione, naturalmente.

Palla al centro
Il fischio di inizio lo hanno dato, già nel 2002, i coniugi Giovanni e Anna Galli e Paula e Javier Zanetti. L’ex portiere di Milan e Fiorentina insieme alla moglie, ad appena 12 mesi dalla scomparsa del figlio 17enne (morì in un incidente stradale), ha dato vita alla Fondazione Niccolò Galli. Un’impresa che ad oggi ha già destinato oltre un milione di euro per il recupero dei giovani vittime di incidenti stradali o sportivi con esiti cerebromidollari, ma è anche diventata un punto di riferimento per la trasparenza della gestione economica interamente ed immediatamente consultabile on line. Galli è stato anche uno dei primi nel settore ad avvalersi del 5 per mille, che nel 2006 ha fruttato poco più di 36mila euro (la stessa cifra raccolta dal duo Cannavaro-Ferrara).
Sono invece 12 i membri sostenitori e 7 i volontari arruolati dalla Fondazione Pupi, made in Zanetti. Obiettivo: sostenere 120 bambini della comunità La Trama di uno dei quartieri più complicati del distretto di Lanus nella cintura della grande Buenos Aires. Come? Grazie all’adozione a distanza e alla promozione diretta del volontariato, a cui è dedicata una sezione del sito. Ma anche mettendo a punto un rodato sistema di aste on line. Tanto che i partner di eBay campeggiano in primo piano nella cover page.

Attenzione agli autogol
Se non si è sufficientemente preparati, anche sul terreno della solidarietà però si rischiano di incassare spiacevoli autogol. In questi casi la polizza migliore è quella di appoggiarsi ad enti o associazioni esperte della materia. È il caso, per esempio, della Fondazione Rino Gattuso Forza ragazzi che, malgrado abbia ancora oggi, a oltre cinque anni dalla costituzione, una versione provvisoria del sito (ma sul versante “trasparenza” il fanalino di coda è la Fondazione Shevchenko: il sito è aggiornato al 2006), nel momento in cui ha scelto di scendere in campo, l’ha voluto fare a colpo sicuro. Alzando la cornetta e parlando con Goffredo Modena, deus ex machina della Fondazione Aiutare i bambini. L’occasione era la cena di Natale del 2005. «Sì», conferma Modena, «ci hanno cercato loro. Erano rimasti colpiti dal nostro progetto sugli asili nido». Quella sera nelle casse di Aiutare i Bambini entrarono 37mila euro. Il tandem con Gattuso però si è interrotto quasi subito. «In effetti non siamo rimasti in contatto, ma è bastato associare il suo nome alla nostra realtà per avere gioco facile nel coinvolgere altri nomi dello sport». Che in questo caso «è quello della campionessa della scherma Valentina Vezzali». Ad oggi, la relazione più stretta con una realtà non profit è però quella nata dal sodalizio fra gli ex juventini Massimo Mauro e Gianluca Vialli e il professor Mario Melazzini dell’Aisla. Un matrimonio da cui sono scaturite, prima la mobilitazione per Stefano Borgonovo e quindi soprattutto l’Arisla, l’Agenzia di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica alla quale partecipano anche Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon e naturalmente l’Aisla. Un board di valore assoluto, sostenuto con un investimento di un milione di euro l’anno. «Un calciatore, certo, è in grado di attrarre su di sé e su quello che fa molte attenzioni. Ma la qualità della persona conta molto di più e quello che Massimo Mauro ha fatto è lì a dimostrarlo», dice Melazzini. I numeri li dà lo stesso Mauro: «In cinque anni abbiamo raccolto 900mila euro». L’esempio dell’ex centrocampista ha anche spinto la Figc ha staccare un assegno da 150mila euro per costituire una commissione ad hoc sulla Sla. Mentre Borgonovo e moglie presto incominceranno l’attività della loro neonata fondazione.


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