Non profit

Due consigli: rendicontare e fare rete

di Redazione

È un vero mercato quello del calcio e i numeri si commentano da soli: complessivamente in Europa il Pil prodotto dal calcio nel 2007 è di quasi 14 miliardi di euro (dati rilevati nel rapporto annuale sul football elaborato da Deloitte). Quello che però c’è di reale, al di là del business miliardario, spesso lontano inspiegabilmente dalla logica della Csr, sono le persone e nello specifico sono i calciatori.
Spesso considerati solo nella loro dimensione spettacolistica e osannati – dai propri tifosi – oppure odiati – dai tifosi avversi – costituiscono le “risorse umane” sui cui si concentrano le attenzioni del mondo del calcio. Ma così come le persone costituiscono un asset non solo economico per le imprese, i calciatori sono riusciti a costruire una dimensione “sociale” importantissima.
Due suggerimenti sorgono spontanei alle numerose fondazioni create dai calciatori e raccontate in queste pagine: il primo, che in realtà riguarda tutte le non profit, è l’abitudine a rendicontare le attività soprattutto nel senso di rilevare l’utilità ed il beneficio sociale prodotti; il secondo, è di costruire reti, innanzitutto tra le stesse fondazioni per scambiare esperienze e sviluppare partnership, ma anche con gli altri soggetti che sul territorio si occupano di giovani e di disagio.
Giuseppe Ambrosio

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