Formazione

Non sarà un sms a educare i genitori

Un docente giudica la proposta dei messaggi anti assenze

di Fabrizio Tonello

«Chiunque abbia incontrato, all’università,
il frutto dell’educazione impartita degli ultimi
15 anni sa che non bastano gli sms per convincere i genitori a fare i genitori»
Un sms ai genitori se il figlio è assente, questa l’ultima proposta di Maria Stella Gelmini. A prima vista, una trovata perfetta: tecnologica, tempestiva, efficiente. Come la pagella online, il 5 in condotta e la campagna contro i professori “fannulloni”. Bigiare la scuola non sarà la via più diretta per andare ad Harvard e poi conquistare il premio Nobel, ma fa parte dello sforzo per diventare grandi, come la prima sigaretta o il primo bacio. È un’ossessione contemporanea quella di reprimere comportamenti innocui, spazi di libertà di cui tutti gli adulti attuali hanno goduto.
In realtà, il ministero e le scuole vogliono soltanto evitare problemi, scaricarsi la coscienza con un sms, fingere che gli adolescenti siano un problema di mamma e papà e non loro. E l’iniziativa è tanto più assurda quanto il messaggino automatico sarebbe diretto proprio a quei genitori che negli ultimi anni hanno aggredito verbalmente, e talvolta fisicamente, gli insegnanti che cercavano di instillare un po’ di scienza e coscienza nei loro rampolli. Sono le mamme che difendono i loro pargoli che hanno devastato la scuola, o magari assalito le compagne di classe. Sono i padri che minacciano i presidi per le insufficienze delle figlie, o fanno ricorso al Tar contro le bocciature. Sono le famiglie unite a pretendere per i loro neghittosi adolescenti, cresciuti a magliette Fiorucci e telefonino, un diploma di maturità che apra loro le porte del mondo del lavoro, o dell’università, quando non sono capaci neppure di trovare la Spagna sulla carta geografica (tanto ci pensa Ryanair a portarli a destinazione).
Chiunque abbia un minimo di rapporto con la scuola sa che sono le mamme a firmare le giustificazioni per le assenze al primo accenno di “mal di testa”, o di un’interrogazione sgradita. E chiunque abbia incontrato, all’università, il frutto dell’educazione impartita negli ultimi 15 anni sa benissimo che non bastano gli sms per convincere i genitori a fare i genitori, invece che i fratelli maggiori dei loro figli, ignoranti e contenti di esserlo.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.