Non profit

Lo stato ci deve 25 miliardi

È l'ammontare del credito che le cooperative attendono dalle amministrazioni pubbliche di ogni livello. Una situazione sempre più intollerabile. Un'inchiesa di Vita Magazine in edicola

di Maurizio Regosa

La pubblica amministrazione ha accumulato 70 miliardi di debiti nei confronti di aziende, 20-25 dei quali sono attesi dalle cooperative, che aspettano i pagamenti anche da 700 giorni: è la denuncia di cooperative sociali e associazioni che aspettano da anni di essere pagate dalla Pa sugli ultimi due numeri del settimanale VITA.
Cifre da capogiro che hanno un «impatto terribile», spiega Paola Menetti, presidente di Legacoop sociali, «perché si tratta di aziende non profit e ad alta intensità di lavoro». Per pagare gli stipendi usano gran parte delle loro entrate. In pratica, «i fornitori sostengono l’amministrazione, le fanno da banca per periodi sempre più lunghi, in modo particolare nel Centro Sud», spiega Massimo Stronati, presidente di Federlavoro Servizi. «I ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione mettono a repentaglio il lavoro delle nostre cooperative sociali. Questo è un problema enorme che deve essere affrontato in modo risoluto e con grande consapevolezza dalle istituzioni competenti», dice Vilma Mazzocco presidente di Federsolidarietà
La fila dei creditori dello stato, pagatore lento e titubante, non è però solo composta dalle cooperative sociali. I Patronati Acli, denuncia il segretario generale Roberto Oliva, «a ottobre 2008 hanno ricevuto il saldo 2005». La Fondazione Exodus, aspetta da 5 anni il pagamento, da parte di varie Asl, delle rette dei tossicodipendenti di cui si occupa. Addirittura l’Auser che ha stilato una sorta di graduatoria dell’efficienza: «Le maglie nere sono 4: Veneto, Piemonte, Toscana e Campania. Pagano con ritardi anche di mesi. Che diventano anni nel caso di Napoli. Dove non escludiamo di sospendere i servizi», spiega il vicepresidente Luigi De Vittorio.
Anziché saldare i debiti, il decreto legge 185 (appena convertito in legge) prende atto per la prima volta del problema e traccia la soluzione: l’ente locale potrà certificare il debito in modo che l’azienda possa accedere alla «cessione pro soluto». Per tale garanzia (che non è un obbligo)  darà priorità alle «ipotesi nelle quali sia contestualmente offerta una riduzione dell’ammontare del credito originario». Insomma: vuoi essere pagato in tempi rapidi perché, a causa del mio ritardo, hai l’acqua alla gola? Fammi lo sconto…
«Una norma inadeguata e illegittima», denuncia Franco Tumino, presidente Legacoop Servizi cui fa eco Giuseppe Gherardelli, del Fise (Federazione imprese di servizi) che sottolinea: «non si parla degli oneri finanziari».   Molto probabilmente il Taiis (tavolo interassociativo imprese dei servizi, cui partecipano Agci, Legacoop e Confcooperative oltre che Confindustria e Confcommercio) presenterà un esposto alla Commissione Europea.


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