Mondo

Crisi, l’ora delle grandi scelte

Dagli Usa a Davos, i grandi della Terra si interrogano sulle ricette per salvare l'economia mondiale.

di Franco Bomprezzi

 

Tremonti e Obama, accomunati oggi nelle pagine dei giornali che raccontano le ricette per affrontare la crisi economica mondiale. Mentre Obama attacca le banche, colpevoli di aver pagato bonus ai manager, nonostante la crisi, Tremonti da Davos rilancia la necessità di riformare welfare e pensioni. 

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

 

 

“Tremonti: crisi, più regole”, a Davos il responsabile dell’Economia illustra la ricetta per uscire dall’emergenza. Per il CORRIERE DELLA SERA di oggi è la notizia di apertura. «I piani di aiuti pubblici «servono a preservare coesione sociale e struttura industriale, ma non sono risolutivi», dice Tremonti». È quindi necessaria un’operazione di pulizia e trasparenza con regole più rigide e maggiori controlli sul sistema finanziario e bancario. «Tremonti», spiega il CORRIERE, «ha anche rilanciato il ricorso agli eurobond, definendoli “unionbond”, cioè titoli obbligazionari dell’Unione europea. Nel frattempo la Confindustria chiede 7/8 miliardi per il rilancio. Su come reperire le risorse però è scontro fra stato e regioni, che non sono disposte a rinunciare a 2,7 miliardi che sarebbero “stralciati” dal Fondo sociale europeo. Tremonti in Svizzera spiega anche «l’esigenza italiana di fare riforme strutturali a partire da quelle del welfare e delle pensioni, che sono gli obiettivi del governo. Intanto in Europa si fa strada l’idea di poter contare su un unico istituto di vigilanza o perlomeno di informazione.  “Obama: vegognosi e irresponsabili i bonus dei banchieri”, irrompe Obama a pag 6. La notizia è che «quando già erano state salvate dalla bancarotta con i soldi dei contribuenti, le banche e le altre finanziarie di Wall Street hanno corrisposto ai loro dirigenti bonus per circa 33 miliardi di dollari. «Sono giunti al culmine dell’irresponsabilità», commenta a muso duro il neo presidente della Casa Bianca. Infine focus sul mercato dell’auto. Mentre l’amministratore delegato di Fiat auto valuta con –35%/40% la flessione del mercato in gennaio e la Marcegaglia chiede ulteriori aiuti per 7/8 miliardi, la Ford secondo gruppo Usa, ha annunciato una perdita di 5,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre, che porta a 14,6 miliardi di dollari il rosso 2008. La Casa però ha annunciato anche che non si avvarrà della linea di credito di 9 miliardi messa a disposizione da Washington. 

“Tremonti: riformare le pensioni”: è il titolo di apertura di LA REPUBBLICA, citando il ministro dell’Economia intervenuto ieri a Davos. A pagina 2, Elena Polidori riferisce che non è la sola proposta tremontiana. Occorrono riforme strutturali, come quella del lavoro, ha detto super Giulio, dunque non solo pensioni, ma anche Welfare. L’Italia soffre come gli altri paesi, ma per fortuna, «abbiamo molte imprese, 4 milioni di partite iva e un sistema bancario che sembra abbastanza solido… anche se non parla inglese». Roberto Mania, “E dal 2010 pensioni più basse”, descrive il retroscena della ipotesi di riforma delle pensioni (un dibattito nel quale il tema dell’equità sociale non è nemmeno sfiorato, come se la vita fosse questione di numeri). Il punto è modificare i coefficienti (il taglio dell’assegno pensionistico sarà tra il 6 e l’8%) dal 2010 in modo da disincentivare il ritiro….Nel frattempo si dovrebbe prendere in mano la questione della parità uomo donna nella pubblica amministrazione (su sollecitazione europea) mentre i tecnici dell’Economia stanno studiando l’ipotesi di abolire 2 delle attuali 4 finestre annuali (vorrebbe dire trattenere al lavoro per altri 6 mesi circa 110 mila persone). A pagina 4, il quotidiano diretto da Ezio Mauro intervista 5 esperti (Nouriel Roubini, Angel Gurria, Moises Naim, Joaquin Almunia, Stephen Roach). “Gli economisti: ripresa nel 2010, ma sarà debole e l’Italia si potrà salvare solo con le riforme”. La crisi, dicono in sostanza tutti, è enorme, nessuno conosce le soluzioni, ma – e non capisco su quali basi lo affermano – finirà nel 2010 (tranne Stephen Roach che ammette: «nessuno può sapere quanto durerà»). Per l’Italia rischio stagnazione e per Roubini rischio di uscire dall’euro…

Tutto da leggere il fondo di oggi di Luigi Zingales su IL SOLE 24 ORE. Primo, perché è inquietante. Secondo, perché spara un siluro da paura contro Obama. Che si dice? Titolo: “Good morning bad bank”, occhiello: “salvataggi sbagliati”. In sintesi: siamo daccapo. Negli Usa, dopo i 300 mld di dollari dati da Bush alle banche, le richieste di aiuto tornano (fino a 2/3 miliardi di dollari, Obama per ora ne ha stanziati 800), ma i veri numeri sembrano parlare di 2000 (duemila) miliardi di dollari per evitare che le banche soccombano ai titoli tossici. Ovviamente il salvataggio lo paga il contribuente. La chiamano “bad bank”, ovvero «un modo per scaricare sul contribuente le perdite delle banche». Dice Zingales: «Perché un governo che doveva portare a un cambiamento radicale sembra ripetere gli errori della scellerata amministrazione Bush? Perché cambia il governo, ma non cambia la pressione lobbistica». E via alla rassegna dello staff economico di Obama, tutti o quasi reduci di Clinton, quindi gente che sta sulla scena da un po’ ed è immanicato ovunque (sempre secondo Zingales). Chiaro che salvare le banche è nell’interesse di tutti: bisogna vedere come lo si fa. La soluzione che Zingales vede bene in sostanza è quella di Tremonti: scindere ogni banca in due, da una parte i titoli tossici, dall’altra il resto. In questo modo le perdite andrebbero allocate agli investitori, non ai contribuenti. La scelta americana va da un’altra parte, e «quando si spezza il principio di responsabilità (chi si assume il rischio riceve i guadagni ma anche assorbe le perdite) l’economia di mercato perde la sua ragione d’essere».

Da Davos le notizie per IL GIORNALE sono due: Tremonti non ha lasciato inascoltato l’appello del presidente della Bce a liberare risorse da destinare al superamento della crisi. Anche se precisa che «l’economia del Paese non è in condizioni disastrose e ha buone possibilità di reazione». Trichet ha concordato con Tremonti, presidente di turno del G8 che serve molta più trasparenza a tutti i livelli e occorre contrastare strategie solo di breve termine. L’altra notizia che arriva dal summit su cui punta IL GIORNALE è l’annuncio dello stesso Tremonti «Ora bisogna riformare le pensioni e il sistema del Welfare». IL GIORNALE sulle prime mosse di Barack titola “ Soldi e aiuti, Obama ricompensa gli amici”. Il quotidiano diretto da Mario Giordano sceglie di mettere nell’occhiello i retroscena delle prime mosse politiche del presidente “Il piano anti-crisi passa senza neanche un sì dei repubblicani e col voto contrario di 11 democratici. Ma il presidente riesce ad accontentare le lobby che lo hanno sostenuto nella corsa alla Casa Bianca. L’editoriale di Marcello Foa dal titolo “La rapina dei banchieri americani” si riferisce al fatto che alcuni grandi manager si siano arricchiti incassando i bonus e si domanda «Ma il bonus non viene dato se il bilancio è in utile?».

“Crisi, per Obama un «sì» dimezzato” titola la prima pagina di AVVENIRE che dedica al piano anti-crisi di Obama il primo piano di pagina 5. In 24 ore il pacchetto è passato all’esame dei Rappresentanti ed è arrivato al Senato, senza tuttavia raccogliere il consenso bipartisan in cui il presidente sperava. Un piccolo box è dedicato alla prima legge sulla parità salariale uomini-donne. Gli esperti non sembrano del tutto convinti dell’efficacia complessiva della manovra e anche fra i democratici stessi il timore è che nonostante gli 819 miliardi di dollari messi sul piatto non si creeranno abbastanza posti di lavoro. Secondo Nigel Bolton, a capo del team azionario europeo di BlackRock, questa crisi (che sarà lunga, non illudiamoci) sta portando a una rivoluzione strutturale globale, ossia, a un bilanciamento fra i paesi che hanno speso tanto e risparmiato poco (Usa e Uk) e chi ha risparmiato di più e speso meno (Europa continentale e paesi asiatici): «Questo riassetto non avverrà senza traumi ma getterà le basi per una crescita futura più equilibrata». Alla ricetta italiana di Tremonti, AVVENIRE dedica un breve articolo a piede di pag. 4. Taglio molto cronachistico con poco commento. 

ITALIA OGGI “Prima o poi cambio le pensioni”: a Davos Tremonti difende i piano anticrisi. Con i 4,5 milioni di partite iva e un sistema bancario che non parla inglese, il sistema italiano è attrezzato per i periodi di crisi, ma ha anche ammesso che l’avvio delle della stagione delle riforme strutturali non può essere rinviato ancora: «welfare e pensioni sono da riformare». Sempre dal palcoscenico di Davos, il ministro  precisa però che le priorità sono altre e non riguardano solo l’Italia, che ha messo a disposizione almeno 40 miliardi di euro. «I nostri interventi sono i 6 miliardi del decreto anti crisi, i 16 per le infrastrutture, gli 8 che spero di raccogliere per il potenziamento degli ammortizzatori sociali e i 10 che arriveranno alle imprese attraverso le banche con i bond» ha precisato il ministro. Ma non saranno gli aiuti all’economia a salvare il mondo dalla recessione: « quegli interventi servono per garantire la coesione sociale e per il tessuto industriale, ma se il male è al cuore, è il cuore che va operato. Poiché la crisi è nata dalla finanza, è in quel settore che vanno trovate le soluzioni».  Insomma, per Tremonti servono più regole e più coordinamento, non più capitali.  Il ministro ha anche rispolverato la detax, una sorta di riduzione dell’Iva che servirà a finanziare organizzazioni di volontariato attive soprattutto in Africa. «Prevedo che una piccola parte dell’Iva venga destinata al volontariato. Si potrà destinare una piccola quota dell’ Iva per finanziare un ospedale in un paese povero»

Sulla crisi mondiale e in particolare su quella dell’auto su IL MANIFESTO è interessante l’editoriale di Galapagos “L’auto che manca”. «La rottamazione? È un provvedimento inutile. Ma ridurre il prezzo di vendita per favorire le vendite di auto nuove, è utilissimo» del resto «Il punto di partenza è che l’industria dell’auto è in bancarotta in tutto il globo» e «il crollo delle immatricolazioni è un “moltiplicatore” della crisi, visto che in tutto il mondo l’industria e tutto l’indotto danno un contributo al Pil che oscilla tra il 10 e il 20 per cento». Qui si inserisce una riflessione sui vincoli posti da Obama sulle auto inquinanti e il contro altare europeo «E l’Europa a 27 che fa? Nulla. Anzi molto: procede in ordine sparso e ogni paese vara i propri incentivi, fa prestiti ai produttori o aumenta la quota pubblica (come la Francia) nel capitale (…) Quella che manca totalmente è una politica comune e omogenea che nel breve periodo aiuti il settore con gli incentivi per trainare la domanda, ma con precisi vincoli tipo quello varato da Obama. Sicuramente aiuterebbe a frenare la caduta dell’occupazione. Ma non basta». Le ricadute della crisi sul mondo del lavoro vengono lette attraverso lo sciopero generale francese “I francesi che s’incazzano” il titolo del servizio dedicato alle 195 manifestazioni organizzate in tutto il paese con 2milioni e mezzo di persone in piazza, il manifesto fa un parallelo tra quanto succede Oltralpe e l’Italia. «Il fronte del lavoro è sempre più caldo: in Francia lo sciopero generale chiede al presidente Sarkozy maggiore attenzione per i redditi da lavoro. In Italia, la battaglia della Cgil contro l’accordo separato che abbassa i salari. E intanto l’esecutivo “spoglia” le Regioni». Tremonti a Davos, secondo il manifesto, «ora minaccia “riforme di struttura”». «Servono soldi, non si sa dove reperirli e, come sempre in questi casi, si pensa i rimettere mano alle pensioni» sintetizza il manifesto che riporta il pensiero di Tremonti secondo il quale «non servono capitali, ma più regole: “La crisi non è nata dall’economia reale ma nella finanza ed è lì che va trovata la soluzione… Non c’è via d’uscita se non con regole di trasparenza nei bilanci” Sull’economia nostrana Tremonti ha dispensato ottimismo: “Con la crisi in Italia soffriamo – ha spiegato – ma abbiamo molte imprese, abbiamo quattro milioni di partite Iva, un sistema bancario che sembra abbastanza solido”. Vera la solidità del sistema bancario, ma che dire del fatto che le imprese (senza distinzioni di dimensioni né di settore) sono piuttosto in sofferenza e di quei 4 milioni di partite Iva molte sono, a onor del vero, fasulle?».

“Lavoro, parità uomo-donna” titola oggi in prima pagina LA STAMPA. La prima legge firmata da Obama è contro la discriminazione femminile. Il presidente Usa ha firmato davanti alla Tv la legge sulla parità salariale, dedicandola a Lilly Ledbetter, una lavoratrice della Goodyear che ha scoperto dopo anni di servizio di ricevere una paga inferiore ai colleghi maschi per il solo fatto di essere donna. I dati dicono che le donne negli Usa sono pagate il 22% in meno degli uomini. Ora si potrà fare ricorso entro sei mesi dall’ultima busta paga. Sull’Italia LA STAMPA intervista Susanna Camusso della Cgil. La media europea è del 16% in meno. Ma l’Italia la supera, con una ulteriore differenza: «Quel che è più grave» dice la Camusso «è che da noi le differenze di stipendio fra uomini e donne sono evidenti già a inizio carriera. Secondo uno studio di Almaviva c’è un differenziale del 15% dopo il primo anno di lavoro tra un ragazzo e una ragazza che hanno lo stesso impiego, la stessa età e si sono laureati con gli stessi voti nella medesima facoltà». Alla domanda se ci sarebbe bisogno anche da noi di una legge simile la risposta è: «Sì, sarebbe necessaria per dare alle donne uno strumento in più per difendersi dalle discriminazioni. E se non faranno questa legge forse a noi donne converrà emigrare in America».

E inoltre sui giornali di oggi:

SALUTE

AVVENIRE – “Genetica del futuro per i piccoli disabili”. Il quotidiano presenta il caso di eccellenza dell’Istituto brianzolo Eugenio Medea, sezione scientifica della «Nostra famiglia» fondata dal beato Luigi Monza, nonché l’unico Irccs riconosciuto per la ricerca e la riabilitazione in età evolutiva, dove si praticano «terapie di frontiera». 

FONDAZIONI

CORRIERE DELLA SERA – Joaquin Navarro Vals, ex direttore della sala stampa del Vaticano, è stato nominato presidente della Fodazione Telecom. «Perché proprio navarro Vals», si chiede il CORRIERE, «La Fondazione Telecom Italia, deve operare nel sociale con iniziative che abbiano un concreto ritorno e per guidarla serviva un’autorità autorevole e credibile…La dotazione annuale è pari allo 0,5% del margine operativo lordo…Si parte da 5,5 milioni: circa la metà dei 10 milioni che rappresentano oggi il budget di Telecom Italia per iniziative di immagine».

IL SOLE 24 ORE – Intervista a Navarro Valls, neo presidente della fondazione Telecom Italia, che ne spiega obiettivi e dimensioni: tra i primi, iniziative educative e assistenziali, formazione, tutela del patrimonio storico e artistico; quanto ai secondi, 5,5 milioni di euro di risorse l’anno.

LATITANTI

LA REPUBBLICA – Bel servizio di Carlo Bonini nell’apertura di R2. “Il catalogo dei latitanti” è il titolo e fornisce una mappatura dei rifugi di tutti i terroristi scappati all’estero. Sono 76, di destra e di sinistra. Paesi preferiti, Brasile, Francia, persino in Giappone e Palestina. Insomma Battisti non è il solo e come conferma un dirigente del ministero di Giustizia «l’Italia ha perso la battaglia politica. Fuori dall’Europa, a cominciare dal Sudamerica… tribunali e governi modellano le loro decisioni sulle posizioni francesi». Il riferimento è alla cosiddetta Dottrina Mitterrand: l’allora presidente francese decise di rifiutare le estradizioni all’Italia (ma in una intervista d’appoggio l’ideatore della dottrina, Jean Musitelli, dichiara che era convinto di fare un favore all’Italia e che in ogni caso quella tesi è ormai superata).

CAPORALATO CINESE

IL GIORNALE – Nella pagine milanesi la notizia della scoperta di un collocamento gestito dai cinesi. Costa 30 centesimi la lista dei lavori e dei posti di lavoro dove non sono richiesti documenti.

CRISI AUTO

LA STAMPA – Un bonus per chi rottama un’auto Euro 0, Euro 1 e forse anche Euro 2, e allargato ai motocicli, che potrebbe arrivare a 1500 euro per chi acquista auto a Gpl, metano, elettriche e ibride. E’questa la soluzione tecnica che ieri, al primo tavolo interministeriale, è stata ipotizzata per sostenere il settore auto e la Fiat. Il governo potrebbe stanziare in totale 500 milioni di euro. Alla crisi del settore il quotidiano di Torino dedica due pagine di Primo Piano, con interviste a Gianni Rinaldini, segretario della Fiom e a Mauro Ferrari, il presidente del gruppo componenti Anfia che lancia il grido d’allarme sui tagli e i licenziamenti: «A rischio nel settore 1,4 milioni di addetti».

CULTURA

LA STAMPA – Vince il premio internazionale Nonino la scrittrice di orgine nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, 30 anni, che con “Metà di un sole giallo” racconta la guerra che insanguinò tra il ’67 e il ’70 il Biafra, regione che si autoproclamò indipendente dalla Nigeria e fu schiacciato con le armi e con una spaventosa carestia. Il quotidiano di Torino la intervista a tutta pagina. Lei precisa: «Non ho scritto un libro sulla guerra. E’ una storia di persone, delle loro vite, dei loro amori, sullo sfondo della guerra». Quella del Biafra è una vicenda rimossa, nel Paese dell’autrice, e lei stessa ha fatto fatica a ricostruire la storia della sua famiglia, sebbene i nonni abbiano perso la vita durante quella guerra. «Se si parla di Africa» dice alla fine «non si può evitare di affrontare il ruolo dell’Occidente. Se si parla di Nigeria, non si può dimenticare che è stata inventata da un inglese. L’Africa dovrebbe cavarsela da sola: ma prima bisognerebbe forse che qualcuno, in Occidente, faccia qualcosa». E sottolinea un paradosso: «Io personalmente non mi stupisco che le cose vadano male. Semmai mi posso sorprendere che in Nigeria vadano così male. Il nostro problema è che il Ghana, pur privo di risorse naturali, funziona bene: mentre noi, con tutto il nostro petrolio, no».

 


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