Non profit

Esagramma, l’orchestra delle meraviglie

Diventa un film la straordinaria esperienza milanese

di Chiara Cantoni

Una quarantina fra giovani e adulti con disturbi psichici gravi suonano al fianco di Stefano Bollani. Una troupe li ha seguiti con discrezione. E ora tutti possiamo acoltarli. E conoscerli
Tre mani si rincorrono sulla fila di tasti bianchi e neri, due del pianista Stefano Bollani, l’altra di Maria Chiara, allieva alle prime armi dell’orchestra Esagramma. Poi, fuori dall’occhio della telecamera, l’abbraccio commosso, pieno di gratitudine per queste note improvvisate che hanno inchiodato allo stesso pianoforte un’autentica icona del jazz e una ragazza down. Con questo inedito duetto si conclude Allegro Moderato, il film documentario di Patrizia Santangeli e Raffaella Milazzo, prodotto da Kpr&Key, che verrà proiettato per il pubblico romano lunedì 9 febbraio presso il Nuovo Cinema Aquila: protagonisti della pellicola, la seconda orchestra sinfonica nata dall’esperienza della cooperativa sociale Esagramma e i suoi musicisti, una quarantina fra giovani e adulti con disturbi psichici gravi e i loro educatori. «Ma non è un film sulla disabilità», precisa Patrizia Santangeli (nella foto), che ne ha curato anche la sceneggiatura, «piuttosto sulla musica: 78 minuti “di smemorato consapevole piacere” per dirla con Concita De Gregorio, sulla scorta di una profonda passione che libera energia e “trasforma in forte chi è nato (chi il destino ha voluto che nascesse) debole”».

Stravinskij e Maria Chiara
Se ci sono due modi di leggere il buio, quello che spesso avvolge il disagio mentale e quello che precede l’inizio di un’esecuzione sinfonica, la Santangeli ha scelto di percorrere questa seconda strada, raccontando «in modo “positivo” ma non ottuso» una realtà complessa e al tempo straordinaria. «Si può guardare la difficoltà senza dimenticare l’esperienza della bellezza, se c’è. E qui ce n’è da vendere: Stravinskij, Dvorak, Mahler, Bizet? Basta saperla vedere. Così come basta guardare i musicisti che provano, s’impegnano, ridono, si arrabbiano quando sbagliano, per capire che la musica è vita vera, anche per chi nella vita non è partito alla pari degli altri». Persino quando il rapporto con lo strumento richiede più fatica: «Il pianoforte mi dice “devi essere forte per mantenere quest’impegno con l’Esagramma”», e il violino: «Attenzione, stai attenta Mary».
Le parole sono di Maria Chiara, scelte dalla regista a contrappunto di alcune scene; la voce narrante invece è di Barbora Bobulova, «un’interprete vera», che sostiene e punteggia i tempi del documentario con grande sensibilità. «Una collaborazione preziosa, come quella di Stefano Bollani, entrambe gratuite e particolarmente indovinate». A lavorare senza compenso o sottocosto, a dir la verità, sono stati un po’ tutti, dai cameraman ai montatori, dall’aiuto regia al direttore della fotografia: 50mila euro il costo dell’intera operazione, che ha impegnato la troupe per oltre due anni, fino allo scorso giugno.

Un applauso per iniziare
«Stare dietro all’obiettivo è sempre un mestiere che pone interrogativi», dice Santangeli. «Ma questa volta le domande erano più del solito: raccontare un’orchestra dove violinisti, pianisti, flautisti sono persone con disturbi psichici importanti, significava imparare e rispettare dinamiche precise allora a noi sconosciute». Da febbraio 2006, gli operatori di Kpr&Key hanno ripreso persone, lezioni, concerti, prove, sempre in punta di piedi, sempre con la stessa ammirata discrezione: «In un mondo che va sempre di fretta, questo film si è preso il lusso di osservare le cose: i ragazzi, gli educatori, i gesti, le atmosfere. Il risultato è una partitura corale, dove non esistono solisti ma ognuno fa la sua parte». Che cosa rende unica la pellicola? Santangeli non ha esitazioni: «L’unicità è tutta di Esagramma. Il film si apre con un concerto dell’orchestra al Teatro Blu di Milano. All’esecuzione segue un calorosissimo applauso. È il tipico trionfo da gran finale, ma che a noi ha permesso di sviluppare il percorso al contrario: partire dal risultato, forse più spettacolare, per raccontare poi il lavoro a monte e che rende Esagramma una realtà quotidianamente straordinaria. Anche e soprattutto dietro le quinte».

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