Welfare

La sicurezza non tocca alla politica

Il punto di vista di Aldo Bonomi

di Giuseppe Frangi

Vita: Caso Lampedusa: chi di allarme sicurezza ferisce, di allarme sicurezza perisce?
Aldo Bonomi: La politica ha fatto certamente un grande errore: quello di non capire che nella nostra società si è rotto quel livello di controllo che permette di gestire i microconflitti, cioè quei conflitti che non sono rivolti ai cambiamenti sociali. Se commetti un’azione non giusta, hai vicino a te chi ti sanziona. Questo livello di controllo sociale non c’è più.
Vita: La conseguenza è la tentazione della militarizzazione?
Bonomi: Sì, nel senso che il controllo del territorio da funzione relativa tende a diventare una funzione egemone che surroga la mancanza di controllo sociale. Ma non si pensi che tutto sia causato dall’immigrazione.
Vita: Qual è allora la causa scatenante?
Bonomi: È l’invidia sociale. Che rompe le forme di convivenza, perché stabilisce forme di competizione a tutto campo tra i soggetti. L’invidia sociale ha sostituito la lotta di classe, ma a differenza di quella qui è tutto atomizzato a livello individuale.
Vita: E l’immigrazione?
Bonomi: Il problema è doppio. Primo, perché chi arriva qui perde il riferimento con i codici sociali di provenienza. Secondo, perché arrivando qui non trovano nulla di corrispondente. Infatti la nostra società non ha ancora elaborato un codice della società dell’immigrazione: siamo ancora fermi a quello giusvalorista. Il risultato è che in assenza di codici, il problema del controllo si riduce alla questione della sicurezza. Detto questo non voglio essere giustificazionista.
Vita: In che senso?
Bonomi: Che la questione non può essere vista solo sotto il profilo dei diritti ma anche di quello dei doveri. Ma il problema anche nel caso del fenomeno migratorio è sempre lo stesso: che non si può delegare il meccanismo di controllo esclusivamente allo Stato e ai militari. Deve essere la società a sviluppare sul territorio forme per ammortizzare l’impatto dei nuovi arrivati e sviluppare forme di convivenza condivise, basate sui diritti e sui doveri.

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