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Medici, non spie

Appello di 50 associazioni contro l'emendamento della Lega sulla segnalazione dei clandestini negli ospedali. Un emendamento che fa già paura: sono scesi del 30% gli accessi degli stranieri alle strutture sanitarie

di Silvano Rubino

«Siamo medici e infermieri, non spie». 50 associazioni, capitanate da Medici Senza Frontiere, dicono no all’emendamento targato Lega Nord al pacchetto sicurezza che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria. Il voto sull’emendamento è in programma il 3 febbraio a Palazzo Madama. Ma solo il fatto di averlo proposto ha avuto già degli effetti concreti. In due mesi – ovvero da quando si è cominciato a parlarne – «sono  scesi di ben il 30% gli accessi degli immigrati alle strutture sanitarie, quelle realizzate ad hoc per loro, ma anche pronto soccorso e corsie degli ospedali». La cifra la fornisce Foad Hodi, fisiatra e presidente dell’Associazione medici stranieri in Italia (Amsi), a margine della conferenza stampa dove le associazioni hanno lanciato un appello ai senatori per convincerli a bocciare la misura. «La diminuzione di stranieri irregolari nelle strutture sanitarie», aggiunge Hodi, «è dovuto a un aumento della paura, con conseguenze che minano la salute pubblica di tutti noi, nessuno escluso».

«Si rischia una clandestinità sanitaria», aggiunge Salvatore Geraci, presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm), « con ripercussioni pesanti sulla salute collettiva. È un emendamento inutile, dannoso e pericoloso. Inutile perché non raggiunge i suoi obiettivi: non farà diminuire il numero di irregolari presenti sul territorio ma renderà ancora più complessa la loro situazione. Creerà, inoltre, dei percorsi paralleli al Ssn con maggiori rischi per la sicurezza, oltre che costi per la sanità pubblica, perché queste persone raggiungeranno gli ospedali solo quando le loro condizioni di salute saranno degenerate».

«Si viola un principio, quello del diritto alle cure», sostiene Kostas Moschochoritis, direttore in Italia di Medici senza frontiere, «che è riconosciuto dalla nostra Costituzione ed èun caposaldo dei diritti fondamentali». «L’articolo 32 del nostro testo costituzionale», gli fa eco Gianfranco Schiavone, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), «non fa alcuna distinzione, e tutela l’individuo in quando tale, non il semplice cittadino. Si tratta, dunque, di un diritto non comprimibile, una sfera che va salvaguardata. Neanche la legge Bossi-Fini aveva modificato questo impianto. Il diritto alle cure va esercitato in assoluta libertà, e al personale sanitario non devono essere assegnati compiti che non gli spettano».

Dal 2003 ad oggi Medici Senza Frontiere ha attivato e gestito sull’intero territorio nazionale 35 ambulatori STP per stranieri privi di permesso di soggiorno visitando 18.000 pazienti, grazie a protocolli d’intesa con l’ASL locale di riferimento, per favorire l’applicazione delle normativa italiana che riconosce il diritto alla salute come un diritto umano fondamentale.

Per lunedi’ prossimo, dalle 17 alle 20, a Piazza Montecitorio, è stata anche convocata anche una fiaccolata, sempre per protestare contro l’emendamento.

Per aderire all’appello: http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it

Foto © Elisabeth Cosimi, Medici Senza Frontiere

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