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Guidonia, la violenza e la rabbia
Il tentativo di linciaggio dei romeni conferma la gravità di una situazione di degrado.
Prima il branco, lo stupro, la violenza. Poi gli arresti, la rabbia, il tentativo di linciaggio, e i romeni, in mucchio, nel mirino. Gente esasperata, Guidonia viene raccontata dai giornali che cercano di capire il perché di una situazione esplosiva.
Oggi la rassegna stampa si occupa anche di: LEFEBVRIANI, LAMPEDUSA, ACQUA, ELUANA, TESTAMENTO BIOLOGICO, OBAMA.
“Presi quattro romeni per lo stupro. Folla all’assalto”, titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina a fianco de “I Lefebvriani si scusano” che fa l’apertura di oggi. I fatti: Ieri sono stati arrestati «i quattro uomini accusati di aver partecipato allo stupro di una ragazza di 21 anni avvenuto il 23 gennaio a Guidonia: tutti romeni , tra i 20 e i 24 anni. Con loro catturate altre due persone accusate di favoreggiamento, anche loro di nazionalità romena. I carabinieri sono arrivati alla cattura dopo aver intercettato una conversazione al cellulare rubato al fidanzato della ragazza violentata: li hanno fermati al casello autostradale di Tivoli mentre cercavano di scappare. Uno ha confessato…Quando i sei sono usciti dalla questura per essere trasferiti in carcere, si è sfiorato il linciaggio: calci, pugni e ombrellate contro le auto dei carabinieri». I servizi interni alle pag 8 e 9. Il fratello del ragazzo pestato dai romeni ha partecipato al tentativo di linciaggio e ora dice: «Stavo per andarmene da Guidonia. Ora resto, vedo solo mio fratello e quello che gli hanno fatto». Da citare il reportage da Guidonia a firma di Paolo Brogi: il centro laziale è descritto come un vero e proprio far west. Nella cittadina laziale il 15% degli abitanti è straniero. «35 chilometri da Roma. Sulla carta 4 agenti di polizia. Più 25 carabinieri della stazione e 59 vigili urbani. Niente commissariato né tenenza (promessa ora a breve) e neanche un pronto soccorso per gli 81mila residenti che erano 61mila nel 95». Un posto reso famoso da altri fattacci: «dal romeno ubriaco che con un’auto lanciata in centro a 175 km all’ora ha ucciso una ragazza di 25 anni (aprile 2006), all’ex ufficiale dell’esercito che sparando all’impazzata con un carabiniere dal terrazzo ha ammazzato due passanti e ne ha feriti 17 (novembre 2007)… E poi le denunce e gli arresti per il caporalato al grande centro Agroalimentare, tassisti rapinati e scontri fra vicini col forcone…». Commenta l’avvocato Calvi ex senatore Pd: «Semplicemente indecoroso…i ragazzi romeni hanno rischiato il linciaggio… è stata ancora una volta l’esposizione indecorosa di un trofeo…Vanno processati e puniti come meritano, ma la gogna mediatica è un atto di inciviltà».
LA REPUBBLICA dedica la foto notizia in prima alle violenze di questi giorni: “Presi gli stupratori di Guidonia, la vittima: il mio incubo non finirà mai”. La cronaca alle pagine 2 e 3. Il branco è preso, la folla (una cinquantina di persone) tenta il linciaggio. «Dateli a noi, dateli al padre della ragazza» è l’invito. Oggetto ovviamente i 4 romeni arrestati. «Giovanissimi. Incensurati. Lavori saltuari come manovali o operai nelle cave della zona», scrive l’inviato a Guidonia. La prova decisiva viene dal Dna: esame fatto a tempo di record che non lascia dubbi. Poi le intercettazioni. (in una breve la procura sottolinea: “Senza intercettazioni non ce l’avremmo fatta”: «senza gli strumenti tecnici che i decreti legge vorrebbero abolire, non saremmo arrivati a identificare gli stupratori». Un monito al Parlamento lanciato dal procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy). In appoggio Anna Maria Liguori intervista la vittima: “La ragazza: il mio incubo è solo all’inizio”: «Mi porto dentro una sofferenza che non ha limiti, che mi accompagnerà tutta la vita». Molto provato anche il ragazzo che commenta amaramente: «anch’io ringrazio i carabinieri ma tutto il male che potevano ce l’hanno già fatto». A pagina 3 il “viaggio” di Massimo Lugli nella cittadina laziale: “Calci e pugni all’auto dei carabinieri «Date a noi quei bastardi, devono morire»”. In realtà più che la cronaca del tentativo di linciaggio, sono più interessanti i commenti raccolti dal giornalista. «Abito qui vicino, se chiamo i carabinieri di notte mi rispondono che non possono venire perché non hanno macchine. Non se ne può più. Cinque romeni hanno tentato di caricarmi in macchina, mi sono salvata perché faccio arti marziali», dice una giovane 22enne. «Io ci lavoro coi rumeni, molti di loro sono brave persone. Ma se veramente vogliono mettere il campo nomadi a Casal Bianco, giuro che prendo un bazooka».
La STAMPA titola: “La reazione delle donne nel paese”. Giustizia è fatta, ma resta la paura. Secondo alcune cittadine di Guidonia, sarà impossibile vivere come prima. La criminalità rumena è tra le più presenti ed aggressive. «La notte, questa è terra di nessuno» spiega Francesca Rubini. E quindi alle otto di sera c’ è il coprifuoco, donne e ragazze di ogni età tornano a casa. Carmine Capocchione abita anche lui a Colle Fiorito, ha una figlia di 16 anni. «Mia figlia esce, certo, ma con amici e amiche che conosce e comunque alle otto meno un quarto deve essere a casa». Hanno paura anche le operatrici del futuro Centro Antiviolenza che aprirà il 6 febbraio a Guidonia. «Avevamo un appuntamento alle 7 di sera ma abbiamo preferito anticiparlo. Non per me che sono abituata ad andare in giro da sola, ma alcune ora sono spaventate» ammette Anna Rosa Cavallo, consigliere uscente del Pd in Comune. «Sì, la situazione sta davvero peggiorando. A Natale hanno trovato un rumeno nella mia auto, la stava rubando» ricorda Francesca Rafani, presidente della corale della cittadina.
“Troppi criminali romeni. Ma così possiamo fermarli”. È il titolo di apertura de IL GIORNALE. La soluzione: presto detta nell’editoriale di Mario Cervi: “Sospendere Schengen”: «Esistono etnie nelle quali la presenza malavitosa è poco significativa, e altre nelle quali è impressionante. Le carceri non scoppiano per i filippini, numerosissimi nella società ma non in galera. Scoppiano per l’apporto di extracomunitari africani e per l’apporto di nuovi comunitari dell’Est». Quindi, è la conclusione del ragionamento «si provi a bloccare l’afflusso dei disonesti, sospendendo per qualche tempo nei confronti della Romania il trattato di Schengen. Visto quel che sta succedendo, un controllo, severo, ci vuole».
I servizi a pag. 2-3 sotto il tranquillizzante occhiello “l’invasione criminale” puntano il dito sui romeni “Ai romeni il record dei reati. Soltanto a Roma uno stupro su 3 colpa loro”. Si snocciolano una serie di dati (ovviamente quelli che fanno comodo per dimostrare questa tesi). I reati commessi da stranieri sono il 35% del totale, di questi il 16% da romeni. Resta il fatto che il restante 65% li commettono gli italiani….
AVVENIRE dedica pagina 8 agli arresti di Guidonia e in maniera bipartisan riporta sia le reazioni dei cittadini italiani che dei rom: la rabbia degli abitanti di Guidonia, infatti, è speculare alla paura delle comunità romene, che temono una nuova caccia alle streghe. Il procuratore generale di Tivoli, Luigi De Ficchy, ha spiegato che in effetti «la criminalità romena nell’hinterland della Capitale è tra le più presenti e aggressive. Siamo sorpresi che in pochi anni i romeni hanno espresso una cultura criminale notevole rispetto ad altre etnie». Ma, per calmare le acque di un clima rovente, il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Vittorio Tomasone, ha lanciato un appello a non farsi giustizia da soli e ha citato il caso di un romeno che si è presentato spontaneamente per segnalare un gruppo di suoi connazionali sospetti: a riprova del fatto che non tutti i romeni sono criminali, anzi.
Intanto, Telefono Rosa lancia una sottoscrizione on-line per chiedere al premier l’impegno per far approvare immediatamente alcuni provvedimenti a tutela delle donne, attualmente all’esame del Parlamento (si può aderire cliccando su www.telefonorosa.it).
IL MANIFESTO, prima racconta la cronaca dei fatti, poi lancia l’allarme sulla pericolosa ondata di razzismo che sembra investire Roma in questi giorni. La cosa interessante è il rilevare un’ambiguità sospetta nel comportamento del sindaco della capitale. Alemanno infatti, secondo il Manifesto, mentre rilascia dichiarazioni di circostanza mantiene il pugno di ferro nei confronti campi nomadi. In chiusura l’articolo riporta la preoccupazione dell’Associazione Assemblea romana di femministe e lesbiche che in favore della bagarre politica il problema della violenza sulle donne passi in secondo piano.
E inoltre sui giornali di oggi:
LEFEBVRIANI
CORRIERE DELLA SERA – Mentre i lefebvriani con una lettera di Fellay chiedono perdono «per le conseguenze drammatiche delle sue parole», Lorenzo Salvia riporta le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson nel monastero argentino del Monsenor: «Mi hanno dato dell’antisemita, ma non è corretto. È semplicemente un problema di verità storica: non ci sono prove dell’esistenza delle camere a gas. Non sono il solo a dirlo».
LA REPUBBLICA – Il quotidiano di Ezio Mauro apre con questo tema, dà conto della lettera al Papa e a pagina 5 pubblica la trascrizione di un’intervista realizzata il 21 gennaio a Williamson: “Le parole shock del vescovo: «Mai esistite le camere a gas»”. «Credo non ci fossero camere a gas… I revisionisti più seri arrivano alla conclusione che tra i 200mila e i 300 mila ebrei siano morti nei campi di concentramento ma nessuno di questi in una camera a gas…». dice in sostanza che non sarebbe stato possibile perché quei crematori non avevano le caratteristiche tecniche. «Seguo l’evidenza storica. Io credo nelle conclusioni degli esperti… Non mi interessa se qualcuno mi chiama antisemita. La verità storica si fa con le prove, non con l’emozione».
IL GIORNALE – Solo una spalla a pagina 11 per la questione negazionismo-lefebvriani: “I lefebvriani chiedono perdono. E oggi il papa parla di Shoah”. Andrea Tornielli riferisce della lettera di scuse del superiore della Fraternità San Pio X Bernard Fellay, il quale parla di «inopportunità di queste dichiarazioni», mentre in Vaticano «si considera strumentale l’aver associato la revoca della scomunica alle imbarazzanti posizioni di Williamson». Nessun cenno al fatto che il vescovo lungi dal pentirsi ha ieri confermato in pieno le sue frasi “inopportune”.
AVVENIRE – Riporta la reazione unanime di condanna levatasi della chiesa Cattolica, da Angelo Bagnasco aad Arborelius Anders, vescovo di Stoccolma. Inequivocabili le dichiarazioni di monsignor Rino Fisichella: «Nessuno deve pensare che la Chiesa cattolica possa mai condividere la tesi assurda e quanto mai gratuita e aberrante di monsignor Williamson. Questa situazione riguarda il mondo intero e non è soltanto una situazione che tocca alcuni uomini della chiesa cattolica», e aggiunge, «non credo proprio che la Chiesa cattolica possa assumere forme compromissorie con queste posizioni». Altrettanto decise le parole del cardinale Christoph Schonborn: «è vergognoso e angosciante che esistano ancora voci che negano apertamente la Shoah». A loro volta i vescovi svizzeri chiedono che in vista della revoca delle scomuniche, i quattro lefebvriani dichiarino in modo credibile di accettare il Concilio Vaticano II .
ITALIA OGGI – “Williamson nega la storia vissuta ma anche quella futura”. Secondo Italia Oggi, Williamson non è un caso isolato ed è necessario mettere in prospettiva quello che succede oggi con quello che potrebbe accedere domani in Europa. «Contemporaneamente al suo negazionismo», scrive l’editorialista Diego Gubetti, «dall’universo dei sondaggi, salta fuori che ben dodici italiani su cento, (vuoi di destra e di sinistra) Sono degli antisemiti a tutti gli effetti pratici: non distinguono tra ebrei e Israele, e giudaismo, nelle loro zucche vuote, rima con capitalismo, la bestia nera della destra come della sinistra. Non va meglio nel resto d’Europa: il governo catalano, in evidente stato d’ubriachezza, cioè confondendo sangria con la Sharia, ha deciso di ridimensionare (questa La formula) le celebrazioni del Giorno della Memoria per protesta contro l’intervento militare d’Israele a Gaza. Ad Amsterdam, nei giorni scorsi è risuonato, nel corso d’una manifestazione alla quale prendevano parte anche dei deputati socialisti, questo amabile slogan: Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas. Ed adesso, ultima apparizione dello spirito dei tempi, ecco il vescovo Richard Williamson che nega allegramente lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti e dei loro confratelli antisemiti di tutta l’Europa e che, per questa via, nega fin d’ora ogni eventuale sterminio futuro, casomai il conflitto in medio Oriente dovesse mettere male».
IL MANIFESTO – L’editoriale di Filippo Gentiloni usa della questione Williamson per una disquisizione a tutto campo sulla Chiesa di Roma e sulle sue scelte. La paura starebbe alla base delle discutibili prese di posizione vaticane. Paura della sempre più diffusa «religione fai da te» e quindi della perdita di unità del mondo cattolico. Questo il motivo del reintegro dei lefebvriani, della sbandierata insoddisfazione nei confronti della posizione di Obama sulle questioni etiche e infine della battaglia a tutto campo sul caso Eluana. Per Gentiloni si può parlare di declino di un epoca, quella del Concilio Vaticano II e delle sue aperture. Per l’editorialista urge un nuovo Concilio.
LAMPEDUSA
IL MANIFESTO – La prima è dedicata alle proteste relative alla costruzione di un nuovo Centro di Identificazione ed Espulsione voluto dal Ministero dell’Interno. La mobilitazione ha visto in prima fila il sindaco di Lampedusa che chiede a Berlusconi una presa di posizione netta sulla questione.
ACQUA
LA REPUBBLICA – “I sindaci lombardi vincono la battaglia dell’acqua”. Resterà pubblica, battuta la Regione. 144 sindaci avevano promosso un referendum contro la legge regionale (che apriva le porte alla privatizzazione) e ieri il consiglio regionale ha modificato quella legge. “Un successo per tutto il paese” è il commento di spalla a firma Paolo Rumiz: «cambia tutto nella battaglia dell’acqua. Fino a ieri era quasi tabù dire “no” alla privatizzazione come rimedio a tutti i disservizi… Invece un reggimento di comuni lumbard ha rivendicato il diritto di mantenere l’acqua pubblica laddove funzionante…. Una vittoria della democrazia diretta, ottenuta con una battaglia caparbia che avrà i suoi effetti sul resto del paese.
ELUANA
CORRIERE DELLA SERA – “La sfida di Formigoni: non applicheremo il verdetto su Eluana”. La Lombardia prende tempo sul ricorso al Consiglio di stato: «Per il momento non ottempereremo alla sentenza del Tar, perché ci paiono infondate le valutazioni che ha dato», ribadisce il governatore.
TESTAMENTO BIOLOGICO
IL SOLE 24 ORE – Paginata sul lavoro della Commissione Sanità del Senato chiamata questa settimana a partorire un testo unico sulle dat, le dichiarazioni anticipate di trattamento. Il testo del PdL, 10 articoli, è ben riassunto: 1) le dat hanno valore di tre anni e vanno redatte davanti a un notaio; 2) non si potranno dare indicazioni sull’eutanasia, e l’alimentazione non potrà mai essere interrotta visto che non è «terapia»; 3) il medico può opporsi alle dat se non rispondono più alle conoscenze tecnico-scientifiche in atto; 4) è prevista la figura del fiduciario che vigila a che le volontà del malato siano eseguite. Nel Pd, la maggioranza si oppone al testo, mentre 9 senatori l’hanno invece definito «una buona sintesi».
AVVENIRE – Al via in commissione l’esame del testo di legge sul fine vita. Segnali di consenso sul testo base di Raffaele Calabrò arrivano da 9 senatori del Pd. Spara a zero sulla proposta, invece, Ignazio Marino che apre una querelle interna al suo partito. Di fatto, prima di un mese e mezzo non si arriverà a votare gli articoli. E il ministro Sacconi: «Vuoto legislativo. La nuova norma serve subito».
OBAMA
AVVENIRE – L’amministrazione Obama muove i primi passi in politica estera: disgelo con Mosca, mano tesa all’Iran, apertura a contatti diretti con la Corea del Nord, e dialogo a tutto tondo con la Cina.
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