Economia

RICERCHE. Multiutility, troppi sprechi e poca trasparenza

Lo sostiene una ricerca svolta dall'Ufficio studi di Mediobanca

di Redazione

Anche l’illuminazione stradale è un fattore di sicurezza, ma da questo punto di vista Roma – è il caso di dirlo – non brilla. Anzi è una delle città più buie: l’ACEA gestisce solo 59 punti luce per 1.000 abitanti, poco più della metà di Milano e Torino (che sono nella media con 100 punti luce per 1000 abitanti) e un terzo rispetto a Brescia e Bergamo (185, gestiti da ASM) e delle città romagnole (173, gestite da Hera). Non solo: a Roma ci vogliono in media 9,5 giorni per cambiare una lampada spenta, contro gli 1-2 giorni delle altre città. La ricerca riguarda i dati 2007, quando la bresciana ASM non era ancora fusa con la milanese AEM in A2A.

Nel settore elettrico la rete di distribuzione romana di ACEA rimane la meno continua tra quelle gestite dai comuni: persi 49,1 minuti per utente nel 2007, in riduzione del 20% dal 2001, ma ancora lontana da AEM Milano (27,9 minuti), Iride Torino (24,5), HERA (Bologna e altri comuni, 12,8) ed ASM Brescia (8,7). ACEA ha pagato dal 2002 al 2007 penalità all’Autorità per 17,5 milioni di euro, superiori alla somma di tutti gli incentivi incassati dagli altri operatori (15 milioni).

Sono solo alcuni dei dati della grande ricerca su costi, qualità ed efficienza delle principali controllate comunali, svolta dall’Ufficio Studi di Mediobanca per conto della Fondazione Civicum. L’indagine – che Civicum presenterà oggi a Milano – riguarda le società controllate dai sei maggiori comuni italiani (Milano, Roma, Torino, Napoli, Brescia e Bologna), che operano nel settore elettrico, nel trasporto locale pubblico, nell’igiene urbana, nel settore idrico e nei servizi aeroportuali e che vengono confrontate con altre imprese, anche non a controllo comunale, utilizzate come benchmark.

Nel complesso si tratta di 39 aziende esaminate nel quinquennio 2003-2007. Per estensione cronologica e grado analitico, questa indagine rappresenta un unicum, dal momento che le varie Authority di settore non fanno in proposito quanto invece dovrebbero. Va segnalato che, delle 39 imprese controllate, tre non hanno inteso rispondere al questionario. Si tratta dell’ACEA di Roma, dell’Acquedotto Pugliese (AQP) e della SAVE (Aeroporto di Venezia).

Poiché ACEA e SAVE sono quotate, è stato possibile recuperare parte delle informazioni: soprattutto ACEA produce una dettagliata reportistica. Grave, ai fini della ricerca, appare invece la reticenza di AQP: il solo documento pubblico disponibile è, infatti, una “carta dei servizi” approvata nel 2001 e con dati fermi al 1999: dieci anni fa. Si spegne così il faro che Civicum aveva acceso su questa importante azienda, protagonista in una regione di particolare rilevanza economica per il Meridione. Darne conto è un dovere di trasparenza a cui Civicum non intende sottrarsi.

Quello della fornitura idrica è un altro dei settori non sempre seguiti con l’attenzione che meriterebbero. Nel 2007 si sono confermati di impressionante entità i volumi di acqua non fatturata, calcolabili per le aziende osservate intorno agli 800 milioni di metri cubi all’anno. Si tratta di acqua persa per falle nei tubi o per prelievi abusivi, che – a una tariffa media di 0,50 euro a mc – ha comportato in cinque anni una perdita di 2,1 miliardi di euro. Purtroppo, chi spreca di più (come nel caso di Acquedotto Pugliese: 50,3% nel 2006) ha anche tariffe tra le più alte (0,86 euro per mc nel 2006, scesa a 0,60 nel 2007).

Le perdite maggiori di acqua sono di Acquedotto Pugliese (50,3%, dato 2006) e di ACEA Roma (35,4%), seconda classificata. Quelle più basse sono di MM a Milano (10,3%), CAP Gestione nell’hinterland milanese (19,7%) e ARIN (19,4%) a Napoli. Acquedotto Pugliese ha anche la perdita maggiore per abitante (183 litri al giorno). Lo segue la rete “veneziana” di VERITAS (179), che scavalca quella di Roma (ACEA) dove si perdono 133 litri/giorno/abitante, più del doppio di Napoli (55 litri/giorno/abitante) e il quadruplo di Milano (37). A Roma risultano alte anche le perdite per km di rete: 68mila litri, massimo valore. Seguono AQP con 50mila e ARIN con 40mila. Minime le dispersioni di HERA (9mila litri).

Perdere acqua significa perdere soldi. Ecco la classifica dei “mancati introiti” (2003-2007, a tariffe 2007): Acquedotto Pugliese 930 milioni di euro, ACEA 362 milioni, HERA 264 milioni, SMAT 201 milioni, ARIN 131 milioni. Ultima nella classifica degli sprechi, dunque la più virtuosa: MM, solo 10 milioni. La scarsa attenzione a una ricchezza chiamata acqua ci pone, quanto a sprechi, al livello dei paesi dell’Est (dal 31% della Romania al 50% della Bulgaria) e curiosamente dell’Irlanda (34%, ma col suo clima può permetterselo). L’Italia, col 30,1% di acqua buttata via, fa peggio di Francia (26%), Spagna e Gran Bretagna (22%), Svezia (17%), Germania (7%).


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