Non profit

5 presidenti al Social Forum

Saranno le star politiche del Forum di Belém. Lula, Chavez, Lugo, Morales e Correa. Tutti presenti il 28 e 29 gennaio

di Paolo Manzo

da San Paolo del Brasile

Ritornano i politici di primo piano al Forum Sociale Mondiale che si terrà da martedì 27 gennaio al primo febbraio a Belém, nel nord del Brasile. Certo le 120mila persone attese, le delegazioni della società civile provenienti da 150 paesi e la miriade di ong, movimenti sociali e religiosi presenti saranno il cardine di questo Forum che avrà come tema centrale il polmone verde del mondo, l’Amazzonia. Ma per fare il botto sui massmedia servono soprattutto i grandi nomi e quelli di quest’anno ci sono e sono politici.

Dopo tre anni tutto sommato sottotono, infatti, il principale evento alteromondialista vedrà la partecipazione di almento cinque presidenti latinoamericani: l’anfitrione ex sindacalista Lula Da Silva, l’ex tenente colonnello dei paracadutisti venezuelani Hugo Chavez, l’economista catto-socialista ecuadoregno Rafael Correa, l’ex sindacalista cocalero Evo Morales Aymara e l’ex vescovo sospeso a divinis dal Vaticano, il paraguaiano Fernando Lugo. I giorni in cui i cinque presidenti che rappresentano la sinistra sudamericana saranno presenti al Social Forum sono il 28 e il 29 gennaio, mercoledì e giovedì della prossima settimana, e anche se il programma non è stato ancora reso noto nel dettaglio fervono i preparativi. Al momento si conosce il tema della tavola rotonda a cui parteciperanno i 5 presidenti, “L’America Latina e la sfida della crisi internazionale”. Mattatore su tutti è il “padrone di casa” Lula che porterà con sé a Belém non due ministri, come detto in un primo momento, ma la bellezza di dodici. Praticamente quasi tutto il governo che parteciperà ad una settantina di eventi del FSM ma soprattutto la candidata che lo stesso Lula vorrebbe gli succedesse, ovvero l’ex guerrigliera Dilma Rousseff. Oggi ministro della Casa Civil (equivalente al nostro ministro degli Interni) e madrina del PAC, il Programma di Accelerazione della Crescita con cui il PT vuole trasformare il Brasile fornendolo di infrastrutture all’avanguardia ma che, per ora, è lungi dall’essere realizzato. La sensazione netta è che Lula voglia accreditarsi nei confronti della sinistra più radicale che l’ultima volta che il “presidente dei poveri” si presentò a un FSM – era il 2005 a Porto Alegre – lo fischiò per le sue politiche economiche “poco discontinue” rispetto al suo predecessore, il socialdemocratico Fernando Henrique Cardoso. Certo, i contestatori erano esponenti del PSOL, neonato partito staccatosi dal PT di Lula pochi mesi prima, erano solo un centinaio e furono presto coperti dagli applausi di una fitta schiera di membri del PT intervenuti in soccorso al presidente indossando magliette con scritto sul petto “Io sono Lula”. Ma oltre ai simpatizzanti del PSOL oggi ad essere insoddisfatti con Lula sono il milione e 200mila iscritti del MST, il movimento dei Sem Terra che ha recentemente fatto sapere al settimanale CartaCapital che sulla riforma agraria Lula ha fatto addirittura meno dell'”odiato” Cardoso e che l’ex sindacalista è troppo amico dell’agrobusiness per essere amico dei Sem Terra.

Insomma, staremo a vedere. Di certo nonostante la maxidelegazione del governo brasiliano a Belém, un forte (e costoso) segnale di “pace” verso i no global mondiali e la sinistra più radicale del suo paese, un segnale rafforzato dalla mancata presenza di Lula al Forum Economico di Davos, le critiche all’ex sindacalista sui temi più cari del Forum non mancheranno. Dal disboscamento dell’Amazzonia alla mancata riforma agraria, dalla “questione morale” all’espansione degli ogm, dai profitti senza precedenti delle banche durante la sua presidenza alla difficoltà nell’abbassare il tasso di interesse sui crediti, sono molte le domande a cui Lula e i suoi ministri dovranno rispondere al popolo del Forum.


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