Economia

L’economia del «dopo» sarà più democratica

Sguardi sulla crisi Parla Alessandro Azzi, presidente delle Bcc

di Redazione

«È crollata l’idea che non vi fossero limiti alla ricerca del profitto. È la fine
di un mondo, ma non la fine del mondo. Tolleranza, apertura e creatività creeranno nuovo sviluppo. Come insegna la nostra storia» « L a crisi? Non è la fine del mondo ma la fine di “un” mondo. Quello in cui si credeva che il mercato fosse in grado di regolare se stesso». Alessandro Azzi, presidente delle Banche di credito cooperativo, si è fatta un’idea chiara sulle ragioni che hanno creato la gigantesca turbolenza che sta sconvolgendo le economie. Non ha ricette in tasca. Ma esperienze e valori che possono risultare molto utili a chi vuole risalire la china.
E&F: Presidente, dal suo punto di osservazione che anno dobbiamo aspettarci?
Alessandro Azzi: Non sarà una crisi di breve durata. È crollato un sistema nel quale si pensava che non vi fossero limiti alla ricerca del profitto e che l’economia “di carta” potesse creare ricchezza duratura e stabile. Dato che questa crisi è la somma di molte crisi concomitanti e conseguenti – crisi del mercato immobiliare, crisi finanziaria, crisi energetica, crisi di fiducia – una ricetta univoca non c’è. Però, come ha scritto Benjamin Friedman, saranno le virtù della tolleranza, della apertura e della democrazia, ad «incoraggiare l’iniziativa e la creatività e dunque produrre nuovo sviluppo». Mi piace pensare che le Bcc, in quanto banche con 125 anni di storia e portatrici di valori sempre attuali come la solidarietà e la democrazia economica, possano rappresentare un modello di riferimento, uno “stile” operativo, un modello sul quale porre le basi per una ripresa duratura.
Vita: La crisi espone le fasce deboli della popolazione a rischio di marginalità ulteriore. Il sistema Bcc sta mettendo a punto strumenti per affrontare questa emergenza?
Azzi: La crisi sta cambiando la società italiana. Lentamente, ma profondamente. Ne è un esempio l’impoverimento della popolazione, la crisi occupazionale, fattori che ampliano di molto la platea delle persone tradizionalmente definite “imbancabili” o escluse dal circuito del credito. È un fenomeno complesso, in pieno divenire. Le Bcc, da sempre – recentemente, in una intervista a Repubblica , Stefano Zamagni ricordava proprio questa caratteristica – lavorano per l’inclusione finanziaria, convinti che questo sia un processo utile per la crescita della società civile. In particolare, noi stiamo registrando decine e decine di casi, ovunque in Italia, nei quali le Bcc stringono accordi con le Caritas diocesane per l’erogazione di microcredito a persone in stato di necessità. Non solo i tradizionali “poveri” o gli immigrati, ma tantissimi lavoratori posti in cassa integrazione, precari ai quali non viene rinnovato il contratto, perfino piccole imprese che non avevano, a Natale, la liquidità necessaria per pagare le tredicesime.
Vita: Dal vostro osservatorio l’insolvenza sui mutui e sui prestiti registra aumenti che possono essere giudicati preoccupanti?
Azzi: Non siamo ancora in possesso dei dati complessivi relativi all’ultimo trimestre, che poi è quello nel quale la crisi è esplosa in tutta la sua virulenza. Certamente si coglie qualche segnale delle difficoltà in cui si trova l’economia reale. In ogni caso, il fenomeno per le Bcc appare comunque circoscritto e sotto controllo.
Vita: Che giudizio ha del modo con cui il governo sta affrontando la crisi del sistema bancario?
Azzi: Il governo non poteva non intervenire, sin da ottobre, dando forti messaggi di fiducia e sottolineando la tenuta e la solidità del sistema bancario, cosa peraltro reale. Se, come dicevo prima, questa è sostanzialmente una crisi di fiducia, dobbiamo tutti insieme tenere saldi i “paletti” attraverso i quali allacciarla e ricostruirla. Detto questo, per quanto riguarda lo specifico delle iniziative di governo per il settore bancario, il primo auspicio è che queste salvaguardino, nella sostanza, il principio di simmetria concorrenziale tra gli operatori. Il secondo, evidente dopo il recente vertice del G20 a Washington, riguarda la prospettiva concreta di una nuova ondata di regolamentazione e di un rafforzamento dei controlli sugli intermediari.
Vita: Che rischi vede?
Azzi: Non vorremmo che le Bcc si trovassero in una posizione di svantaggio competitivo che, alla luce della crisi in atto, avrebbe un qualcosa di paradossale, visto l’impegno sempre costante di sostenere l’economia reale e fare finanza per lo sviluppo, non fine a se stessa.


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