Cultura

BULLISMO. Scuole romane in prima linea per vincere le discriminazioni

Al via la terza edizione del progetto che vede studenti, genitori e insegnanti delle scuole superiori capitoline uniti contro ogni forma di violenza giovanile

di Chiara Cantoni

Istituto “L. B. Alberti” (Eur), Liceo Ginnasio “L. A. Seneca” (Pineta Sacchetti), Istituto Via Salvini 24 – Liceo Azzarita (Parioli), Istituto tecnico industriale statale “M. Faraday” (Ostia), Istituto di istruzione superiore statale “A. Volta” (Bravetta), Istituto tecnico industriale statale “G. Vallauri” (Appia Antica). Sono le sei scuole superiori distribuite sul terriotrio romano che, da febbraio ad aprile 2009, parteciperanno alla terza edizione del progetto “Smontiamo i bullismi, impariamo a convivere”, realizzato dal Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, con il contributo dell’assessorato alla Cultura del comune di Roma, il patrocinio dell’assessorato alle Politiche culturali della provincia e il sostegno dell’Istituto tecnico commerciale e geometri “L. B. Alberti”.

Partito nel 2006 presso quest’ultimo, il progetto rappresenta il primo intervento organico sui bullismi di un’associazione lgbt nelle scuole romane e ha visto allargare il suo raggio di azione a cinque istituti superiori nell’edizione 2007/2008.
Per quattro mesi, 15 operatori volontari, assistiti e coordinati da un’equipe di docenti e psicologi, entreranno nelle aule della Capitale per offrire un contributo formativo utile a contrastare i fenomeni di bullismo, machismo, omofobia e discriminazione. Interlocutori del progetto: gli studenti in primis, ma anche i professori e i genitori.
Le modalità di intervento varieranno da scuola a scuola, a seconda delle esigenze espresse dai singoli istituti. La formula generale adottata è quella del libero confronto in piccoli gruppi di lavoro, andando ad approfondire aspetti particolari sollecitati dai ragazzi o dai professori nel corso dell’iniziativa. Agli studenti saranno offerti spazi d’ascolto e forniti strumenti di supporto per la gestione dei conflitti. È in programma inoltre un ciclo di incontri volti alla lotta alla discriminazione, che prevedono il confronto tra gli studenti e piccoli gruppi di ragazzi gay e ragazze lesbiche, giovani rom e migranti.
A indirizzare gli interventi di questa terza edizione, i dati emersi dalla somministrazione, ad opera del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, di un questionario agli 862 studenti (354 femmine e 488 maschi) delle scuole protagoniste nell’edizione 2007/08.
Tre gli obiettivi della ricerca realizzata: valutare l’esistenza del fenomeno del bullismo nella scuola, indagare le modalità delle azioni discriminatorie, conoscere i valori di riferimento degli adolescenti.
Il 58% degli intervistati ritiene che nella propria scuola si verifichino episodi di bullismo. Secondo loro, la discriminazione scatta nel 70,8% dei casi contro omosessuali, nel 60,1% dei casi contro ragazzi i cui comportamenti non sono ritenuti conformi al genere di appartenenza, nel 60,0% dei casi contro stranieri, nel 59,7% dei casi contro ragazzi in sovrappeso, nel 59,2% dei casi contro chi ha comportamenti non conformi al gruppo. Dalle risposte fornite acquisisce rilievo il tema delle diversità nella sua globalità: culturale, di razza, di aspetto fisico.
Si evidenzia inoltre un giudizio negativo sul bullismo e l’associazione frequente con condizioni di disagio, come la dipendenza dalle droghe (59,1%) e la scarsa coesione del nucleo familiare di appartenenza (56%).
L’espressione di solidarietà e vicinanza alla vittima viene percepita dagli studenti come un valido e realistico strumento di reazione al bullismo: il 28,9% degli intervistati parla con la vittima, il 21,7% parla con il responsabile dell’atto di discriminazione o di violenza, il 17,6% parla con i genitori, il 14,0% parla con tutti i coinvolti e l’8,3% parla con il dirigente scolastico. Ma non si attribuisce un ruolo di arbitro agli adulti e alle istituzioni, forse ritenuti incapaci di intervenire.
Solo il 16% afferma di aver subito atti di violenza e discriminazione, mentre il 30% ricorda di aver messo in atto il bullismo: gli studenti sembrano aver pudore di denunciare di esserne stati vittime, perché considerata una debolezza.


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