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Violenza sessuale, Telefono Azzurro: “E’una delle paure più diffuse fra gli adolescenti italiani”

di Telefono azzurro

In riferimento all’ ultimo episodio di cronaca riguardante il tentativo di violenza sessuale in classe nei confronti di una ragazza ad opera di alcuni minorenni in una scuola media dell’Aquila, Telefono Azzurro ricorda i dati emergenti dall’ultimo rapporto sull’infanzia e l’adolescenza pubblicato assieme ad Eurispes: la paura più frequente tra le adolescenti italiane è quella di essere vittima di violenze sessuali (il 22,6% nutre spesso questo timore), seguita dalla paura di essere importunate da sconosciuti (13,1%) e da quella di essere coinvolte in attentati terroristici (11,5%). Occorre sottolineare come queste situazioni di pericolo siano quelle che preoccupano maggiormente anche i maschi: il 10,9% ha spesso paura di subire violenza sessuale, il 10% attentati terroristici e l’8,4% molestie da parte di sconosciuti.

“I dati emersi dall’indagine del IX Rapporto Infanzia indicano che episodi come questo suscitano grande impressione nell’opinione pubblica – ha dichiarato Barbara Forresi, responsabile del centro studi di Telefono Azzurro – ed accentuano il forte allarme sociale verso i fenomeni di violenza, diffuso anche tra gli adolescenti. Questo allarme spinge mass media, esperti, politici e semplici cittadini verso un intervento d’urto, immaginato come risolutivo: ecco dunque, puntuali come sempre, le richieste a gran voce di punizioni esemplari, di un inasprimento delle sanzioni. Su tutto, prevale l’esigenza di controllo sociale. Ci si dimentica però che le ricerche hanno dimostrato come un approccio esclusivamente punitivo  non incida in alcun modo sulla delinquenza giovanile e sui tassi di recidiva. E’ necessario, allora, sollecitare una maggiore attenzione al mondo dei giovani, alle difficoltà che possono incontrare nel corso dello sviluppo; ascoltarli, capirne i bisogni, favorire la loro crescita cognitiva, emotiva e relazionale. I minori stranieri, poi, hanno bisogni particolari, legati alla costruzione dell’identità, all’integrazione, alla socializzazione. Questi comportamenti devono trovare un’adeguata punizione, ma anche essere capiti nelle loro cause e approcciati con metodi che siano anche educativi : bisogna ricordare che se non vengono precocemente individuate e non sono oggetto di interventi mirati, infatti, queste situazioni di disagio possono essere causa di un difficile adattamento anche in età adulta”.

 

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