Cultura

Il miracolo di don Gnocchi

Accadde nel 1979. Un operaio salvato da una scarica da 15mila volt. Per la Congregazione dei Santi è un evento inspiegabile. Per questo il Papa ha annunciato la beatificazione

di Redazione

Il papa sabato ha annunciato che presto don Carlo Gnocchi sarà Beato. La notizia era nell’aria dopo che la Congregazione della causa dei Santi aveva giudicato vero un miracolo che era stato attribuito al grande padre dei mutilatini. Quattro anni di indagini hanno portato infatti gli espreti a giudicare inspiegabile il salvataggio di Sperandio Aldeni, un elettricista comasco, colpito da una scarica di 15mila volt, il 17 agosto 1979. Ecco il racconto della vicenda tratta dalla biografia di don Gnocchi, di Stefano Zurlo, pubblicata da Rizzoli nel 2006.

È il 17 agosto 1979. Sperandio Aldeni, artigiano ed elettricista, è al lavoro come tutte le mattine. Quel giorno si trova ad Orsenigo, in provincia di Como (oggi Lecco), a pochi passi dallo stabilimento della Cartotecnica. Intorno alle ore 16, Aldeni entra nella cabina di trasformazione da 15 mila volt per collegare l’interruttore primario alla linea che arriva dall’Enel. Aldeni chiama Giuseppe Crotta, direttore della commessa, e gli chiede di togliere la corrente. L’altro armeggia, poi torna indietro e avvisa il tecnico: è tutto a posto. Aldeni può procedere: toglie la barriera che protegge la linea in tensione e prende un tordino di rame per collegarlo al gancio di sostegno. Operazione di routine, effettuata chissà quante volte in precedenza. E’ in piedi, su un armadio di lamiera, che contiene l’interruttore da 15 mila volt, ad un paio di metri da terra: l’ambiente misura, ad occhio e croce, tre metri per quattro. Improvvisamente a una quindicina di centimetri dai suoi occhi vede un fulmine e sente un tuono. Il tuono che porta la morte, ma ormai è troppo tardi per tentare una qualunque fuga.. La scarica lo investe in pieno: penetra dalle braccia, passa attraverso il corpo, scende giù giù fino ai piedi. Passano i secondi. Scorrono i minuti. Un timidissimo istinto di sopravvivenza fa capolino nella mente dell’uomo: prova ad aprire gli occhi. Ci riesce. Vede sangue ovunque. Però capisce che gli occhi funzionano. E si accorge di sentire anche un nauseante odore di carne bruciata: la sua. Allora esegue il passo che ogni persona compie quando da morta torna alla vita:: “Cominciai a gridare! Chiamavo il Signore, la Madonna, supplicai don Gnocchi di aiutarmi perché non sentivo più le gambe, pensai che sarei rimasto in carrozzina per sempre come i suoi ragazzi che portavo in giro”.
Sperandio Aldeni alla fine esce salvo da questa scarica che in realtà non poteva lasciargli scampo.
Ventiquattro anni più tardi, è il tribunale ecclesiastico ad interessarsi del fatto che la vox populi, almeno a Villa d’Adda, qualifica come miracolo. Viene ascoltato Sperandio, che gode di ottima salute. vengono sentiti i familiari, i colleghi presenti quel giorno a Orsenigo, i medici che l’hanno assistito. Poi viene data la parolaAldo Pisani Ceretti, endocrinologo e perito del tribunale. Pisani Ceretti sottolinea l’assoluta “eccezionalità della sopravvivenza immediata all’evento folgorativo, che è rarissima in casi del genere”. Ma c’è un altro aspetto che Pisani Ceretti nota e che è particolarmente suggestivo, persino intrigante: “La totale assenza di danni tessutali, dovuti alla scarica elettrica. Ovverosia, anche in caso di non evento mortale, si sarebbero dovuti riscontrare dei segni di sofferenza di organi interni, attraversati dalla corrente. In modo particolare: muscoli con possibile miolisi e conseguente insufficienza renale, lesioni nervose centrali o periferiche (deficit neurologici centrali, deficit neurologici spinali, deficit neurologici dei nervi periferici) , lesioni ossee con possibili fratture conseguenti alla scarica elettrica e la cataratta, che è frequente conseguenza di una scarica elettrica”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.