Welfare

Glockers, occhi apertibsui lavoratori del mondo

inchieste Il viaggio-verità di Silvana Cappuccio

di Susanna Battistini

1 0 dicembre 1948, a Parigi, viene firmata la Dichiarazione dei diritti umani. Un trattato che individua nel rispetto della dignità umana la sua ragion d’essere e il principio irrinunciabile della convivenza tra gli Stati. Sessant’anni dopo si può dire che questo diritto sia stato sempre rispettato? Se lo domanda l’autrice di Glokers , acronimo che sta per global workers. Silvana Cappuccio, dirigente della Fittch – Federazione internazionale dei lavoratori tessili, dell’abbigliamento e del cuoio, sono anni che viaggia in tutto il mondo per documentare lo stato di salute del lavoro con i suoi diretti protagonisti: i lavoratori.
In un momento storico così delicato, in cui il predominio dell’economia sulla politica mostra tutta la sua insufficienza, può essere utile leggere questo diario di viaggio nei cinque continenti, spesso in regioni lontane dal tanto decantato benessere occidentale. Oggi come nei secoli scorsi, è il lavoro la principale spinta ad emigrare in Paesi diversi da quelli di origine ed oggi come allora si continua a morire sul lavoro. Stime approssimative dicono che ogni giorno nel mondo, e lo sappiamo bene anche noi in Italia, muoiono 6mila persone (se si escludono Paesi in cui non si registrano i decessi perché, di fatto, i lavoratori non sono neanche riconosciuti).
Scrive l’autrice: «Secondo le attuali tendenze di sviluppo, il numero di persone che vive sotto la soglia di povertà estrema (meno di un dollaro al giorno) nel 2015 sarà superiore di 380 milioni di unità all’obiettivo prefissato», nel 1999, dall’Organizzazione internazionale del lavoro. E non solo, continua la Cappuccio, «i 500 individui più ricchi del pianeta detengono ancora un reddito superiore a quello dei 416 milioni di individui più poveri? La povertà non è un destino né il risultato di un processo ineluttabile». Glokers è stato scritto per battersi contro la cristallizzazione della falsa rassegnazione dei governi e delle istituzioni e perché, se è vero che una minuscola palla di neve può trasformarsi in una valanga, forse sarà il caso che ascoltiamo gli impercettibili gridi innocenti di quei 122 milioni di bambini asiatici che vengono sfruttati in nome di una forsennata corsa al profitto.


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