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The yalla people
Nelle librerie Feltrinelli e su ordinazione (communitas@vita.it) il n. 29 di Communitas, Identità plurali: i racconti dei giovani arabo musulmani di seconda generazione nelle pagine di Yalla Italia. Alla scoperta della redazione più plurale d’Italia c
Quella di Yalla Italia è una redazione prevalentemente in rosa. Gli appelli di Imane nel numero dell’anniversario del primo compleanno di Yalla Italia, («Eravamo tante all’inizio, e siamo sempre tante fino ad oggi. Yalla maschi, non nascondetevi») che invocavano un aumento delle quote azzurre, non ha ancora avuto molto seguito. Dal primo numero ad oggi, il numero delle ragazze è aumentato del 400%. I maschi, pochi, ma ben rappresentati da Hassan, Karim, Ali e Akram sono rimasti al palo.
Sono pochi, ma a differenza di altri maschi arabi, gli Yalla boys sono affiatati e motivati. Secondo voi, si è chiesto una volta Hassan (26 anni, italo marocchino e ingegnere), gli arabi andranno mai d’accordo tra di loro? «Bah, l’unica cosa sulla quale andranno sempre d’accordo è quella di non trovarsi d’accordo. Io invece faccio parte di una generazione che riesce a fare delle differenze delle virtù. Noi di Yalla siamo una sorta di Lega Araba, che a differenza di quella che ha la sede al Cairo, vanta la capacità e la voglia sincera di spingere il mondo arabo verso un nuovo risorgimento», ha scritto sulle pagine di Yalla. Hassan non a caso, aspira a lavorare in Nord Africa e progettare infrastrutture nei paesi in via di sviluppo. Suo fratello Karim, (22 anni appena laureato in Relazioni Internazionali) ha davanti a sé una carriera da diplomatico.
Akram (25 madre egiziana e padre sudanese) sogna di costruire palazzi negli Emirati. Anche se di origine araba, è la copia spiaccicata di Lenny Kravitz. Porta sempre pubblico femminile ai convegni pubblici. Ali, nato in Libano e sposato con Paola, è già un pittore affermato. Nel tempo libero invita altri musulmani come lui, ebrei e cristiani nel suo studio a cantare e recitare le preghiere delle rispettive religioni. È un sincero sostenitore della fratellanza interreligiosa. A differenza di presunti e improvvisati leader senza credibilità della Lega Araba e dintorni, con la sua arte e con le sue iniziative, Ali riesce a unire arabi ed occidentali. Anche Lubna (20 anni, di origine siriana) e Imane ( 24 anni, marocchina) fanno sempre coppia fissa a queste iniziative. Alle conferenze ci sono. Alle comparsate in radio ci sono. Ai focus group ci sono. Alle riunioni di Yalla arrivano addirittura in anticipo. E c’erano anche quando una sera nello studio di Ali, hanno recitato il Padre Nostro ad alta voce insieme agli altri cattolici presenti lasciando gli agnostici di stucco.
Pur essendo diverse, Lubna e Imane sono molto complementari. Lubna studia farmaceutica ed è appassionata di filosofia. Vorrebbe diventare una mediatrice culturale in ambito sanitario. Il suo motto è: un bacio che bacia, un abbraccio che abbraccia, uno sguardo che non passa inosservato. Nelle riunioni di redazione la voce di Lubna è quasi sempre l’ultima a farsi sentire, ma il suo sorriso è una luce che illumina tutta la sala. Non a caso il suo soprannome è “Illubna”.
Imane invece, si è appena laureata in Scienze Economiche e lavora come ricercatrice a Roma presso l’Istituto di Studi Economici e Finanziari per lo sviluppo del Mediterraneo. Suo nonno in Marocco ha tre mogli, lei invece è una fan delle femministe islamiche. Dice di avere una passione sfrenata per le Frecce Tricolori, o meglio, per i piloti delle Frecce. Tra gli altri hobby: moto e motori.
La danza non è solo un hobby ma è anche la professione di Nadra, l’ultimo acquisto della squadra che è andata ad arricchire il reparto già ben coperto dalla altre tunisine del gruppo composto da Meriem, Ouissal, e Ouejdane. Mamma americana e padre tunisino, Nadra 31 anni, non ha solamente una comunicazione originale e diretta, ma vanta un linguaggio del corpo espressivo e sensuale. Riesce ad essere elegante anche quando viene in redazione dopo le prove di danza vestita in tuta.
Quando è entrata nel gruppo era fidanzata con Armando. La scorsa estate ci ha mandato un e-mail informandoci che si sarebbe sposata a breve. E così è stato. Al suo matrimonio c’erano italiani, arabi e americani. Nonostante le lingue diverse, il linguaggio dell’amore e dell’intercultura hanno permesso a tutti di sentirsi parte di una grande comunità. La cerimonia nuziale e il buffet sono stati semplici e sobri e non c’è stato bisogno di un “wedding planner” multietnico che si occupasse del menù. Perché, dovete sapere, tra i tanti pensieri di un’altra Yalla Girl, l’intraprendente, la dinamica e molto professionale Layla (22 anni, di origine siriana studentessa di lingue e comunicazione per i media e il turismo), c’è anche il problema del menù ad hoc che possa soddisfare la dieta dei cristiani e dei musulmani che un giorno, Inshallah, verranno al suo matrimonio. Con tutti i parenti che verranno dalla Siria e gli ospiti italiani, non si può mica rischiare un incidente diplomatico dimenticando che gli ospiti musulmani non mangiano carne di maiale. Infatti, come ha scritto Layla, «una ragazza che sta per convolare a nozze con un uomo di religione, etnia e quindi cultura diversa è costretta ad affrontare un ulteriore difficoltà…la scelta del buffet! Come riuscire a soddisfare le diete e le fedi degli invitati?» Se siete curiosi di saperlo o avete partner non italiani, troverete le risposte in un suo brillante articolo pubblicato sul numero di Yalla Italia dedicato all’alimentazione.
Se per Layla il problema è chi viene al buffet, il pensiero fisso della mitica Sumaya (30 anni, italo palestinese) è: indovina chi viene a cena. La fiction di quel film del 1967 con Sidney Poitier e Katharine Hepburn, potrebbe un giorno essere un reality show nella vita reale della famiglia di Sumaya, che è sposata ed ha due figlie.
«Ho provato ad immaginarmi tra 20 anni», ha scritto Sumaya in un articolo dedicato ai matrimoni interreligiosi, «con una delle mie due figlie che torna a casa e… “Ciao mamma, ti presento Ivan”. “Ivan?! E chi sarebbe sto Ivan?!” Lei mi guarda con occhi svampiti e dice: “L’ho conosciuto su internet e abbiamo deciso di sposarci”. Sinceramente immaginare mia figlia con un non musulmano non mi elettrizza molto. Anzi mi fulmina proprio. Sicuramente sposare un non musulmano potrebbe anche basarsi sulla condivisione di molte idee, di un progetto o sogno ma non si baserebbe sulla condivisione di molti valori religiosi men che meno in modo sentito e/o partecipato. Un peccato. Vivere la fede con il proprio partner è occasione di avvicinamento e unione molto forte. Porta la coppia ad un livello di percezione reciproca profondo, trascendente».
Un giorno in redazione, Sumaya si è sfogata dicendo che di primo acchito viene inquadrata dalla gente che non la conosce bene come una donna molto conservatrice. Paradossalmente invece, gli arabi che la frequentano la giudicano troppo occidentalizzata. E quando parla degli episodi paradossali, entusiasmanti e particolari della sua vita, tutti le dicono che potrebbe essere la protagonista di un film. Forse un giorno a Bollywood ci arriverà, nel frattempo si è accontentata di scrivere un libro che ha già sfiorato quota 10mila copie: Porto il Velo, Adoro i Queen.
Non si è accontentata di un libro, ma ne ha già scritti tre (e siamo a quota 50 mila copie!): Randa Ghazy. Che dire di Randa. Lei è “il” e “un” personaggio. Una canzone degli anni 80 diceva: tu cammini come un egiziano. Lei invece non cammina, ma corre, nel senso che sta bruciando tutte le tappe. Per Randa il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, tra il bianco e il nero non c’è il grigio, ma non ci sono dubbi che dentro di sé ci sia un fuoco di passione, ironia, fantasia, audacia che riscalda il lettore. È un’egiziana in Italia, e nello stesso tempo un’italiana in Egitto. Memorabile il suo racconto dedicato all’amore per Yalla con la vicenda del fidanzato della sorella che va da suo padre per chiedergli la mano. L’ultima egiziana del gruppo è Rassmea, 25 anni. Madre italiana e padre egiziano. È laureata in mediazione linguistica e attualmente laureanda in studi di arabo islamici presso l’Orientale di Napoli.
Rassmea, è una delle muse islamiche ispiratrici di Yalla Italia. Era presenta alla primissima riunione, ai brainstorming prima della primissima riunione, ha coinvolto le sue amiche e ha lanciato idee. Oggi è anche collaboratrice di Minareti.it e Vita Europe. Gli piace pattinare con i roller blades ed è una fervente sostenitrice del dialogo interreligioso e dei matrimoni misti. La fede è importante, ma l’anulare è suo!
Questa è anche la filosofia di Ouejdane, 31 anni, tunisina. Quando l’abbiamo conosciuta era single, oggi è sposata con un ragazzo italiano ed è incinta. È la classica ragazza “self made woman”. Senza agganci, senza raccomandazioni, senza appoggi, è venuta in Italia 7 anni fa, si è sbattuta, ha vinto un concorso ed oggi insegna al Politecnico. Visto che è la più grande del gruppo, prova nei confronti del gruppo di Yalla Italia un affetto materno. A Natale ha dedicato canzoni e poesie a tutte le colleghe di Yalla. È molto legata alle altre due tunisine della squadra: Meriem (28 anni, filologa e ricercatrice) e Ouissal ( 28 anni, dottoranda in Studi Teatrali e Cinematografici).
Meriem è innamorata dell’Italia, Ouissal del Cinema. Come Ouejdane, anche loro sono venute in Italia anni fa con tante aspettative e tanti sogni nel cassetto e piano piano stanno raccogliendo i frutti di quello che con passione e ottimismo hanno seminato. Il gruppo delle tunisine è composto da personalità toste. Altro che casalinghe disperate.
Tutti quelli che pensano che le donne arabe musulmane siano timide e sottomesse, dovrebbero venire in redazione da noi o fare un aperitivo con le nostre ragazze. Come le belle annunciatrici e le giornaliste dei talk show di Al Jazeera hanno contribuito a rompere certi tabù sociali ed hanno contribuito a mettere il Qatar sulla mappa dei paesi che vogliono contare nella politica regionale, la comunicazione brillante, il coraggio dell’osare e del rischio delle nostre redattrici tunisine sono il medium e allo stesso tempo il messaggio per promuovere in Europa tanti ma ancora sconosciuti modelli di emancipazione, di coraggio imprenditoriale e di leadership femminile che caratterizzano la personalità e le ambizioni di molte donne arabe musulmane nel mondo.
Vivono in Italia ma sembrano veramente cittadine del mondo Shabila e Rufaida. Nate in Kashmir, entrambe giovanissime studentesse rispettivamente di 20 e 19 anni, hanno girovagato per vari paesi prima di arrivare a Milano e stabilirsi in un quartiere che sembra la Soho di New York. Forse è quello il motivo perché spesso mi parlano in Inglese. Mentre le altre ragazze di origine araba hanno portato un sapor mediorientale in redazione, Shabila e Rufaida con i colori dell’India, l’accento inglesizzato hanno contribuito a internazionalizzare ulteriormente l’atmosfera del gruppo Yalla Italia.
Ci sono state anche altre amiche ed amici che hanno ruotato intorno al progetto di Yalla. Alcune partecipano una volta ogni tanto, altre hanno scelto strade diverse. Per loro però, la porta è sempre aperta. E ben venute sono le nuovissime new entry Fatima, Tarek, Abir e Soukaina.
Sembra ieri quando nel maggio 2007 uscito il primo numero di Yalla Italia dedicato all’umorismo. Da allora ne sono usciti altri 13 dai temi più svariati. Sembra ieri, ma sembra anche domani, perchè in fondo Yalla Italia è il promo dell’Italia del futuro e merita un’antologia come quella che vi proponiamo in questo numero di Communitas.
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