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Fini, prova di orgoglio

Il presidente della Camera difende il ruolo del Parlamento e imbarazza la sua maggioranza

di Franco Bomprezzi

 

 

Fini difende le prerogative del Parlamento, dopo l’ennesimo ricorso del Governo alla fiducia, e si alza la temperatura politica nel centro-destra. In questo clima Maroni conferma la tassa sul permesso di soggiorno degli immigrati, inserita nel decreto legge sulla sicurezza. I giornali di oggi registrano e raccontano i retroscena.

 

 

 

“Fiducia, scontro Fini-premier”: Repubblica dà il titolone in prima al botta e risposta fra il presidente della Camera (che ha criticato il continuo ricorso alla fiducia e parlato di offesa al Parlamento) e il premier (che risponde: decido io). Sullo sfondo di questo confronto, la tassa sugli immigrati che Fini aveva criticato e che ora la Lega pare riuscita a imporre nuovamente. Lo sottolinea a pagina 2 Gianluca Luzi: le ragioni della fiducia sono tutte interne al centrodestra (che hapresentato 70 emendamenti contro i 50 dell’opposizione al decreto legge contro la crisi economica. A Vito che ha annunciato la fiducia motivandola con il rispetto verso il Parlamento, Fini ha risposto «In tanti anni  ho avuto modo di ascoltare le molteplici ragioni per le quali un governo ha deciso di porre la fiducia… ma è la prima volta che ascolto porre la questione di fiducia da parte del rappresentante del governo in onore del lavoro della commissione  e in omaggio alla centralità del Parlamento»… Più chiaro e ironico di così…
Claudio Tito si dedica al retroscena: “L’ira del premier per il nuovo blitz «Così Gianfranco farà la fine di Casini»: Berlusconi ritiene che Fini stia cercando solo visibilità, «ma così il ruolo lo perde non lo trova». In realtà Tito sottolinea che il vero scontro è fra le due anime del Pdl: nordista e sudista (e in filigrana il futuro stesso del Pdl e la successione a Berlusconi). Per esempio ieri Castelli ha polemizzato con Gianni Letta per Malpensa (per il suo presunto tiepido appoggio) mentre Maroni ripresenta l’emendamento sulla tassa al permesso di soggiorno per gli immigrati (si chiamerà contributo deciso dal ministero dell’Interno e dell’Economia, assicura Maroni; ovviamente contraria l’opposizione)

Curzio Maltese commenta “Le guerre indiane del cavaliere” notando come il 2009 sia iniziato male per Berlusconi, perché la sua maggioranza in teoria solidissima è preda di un gran senso di litigiosità. «Quello del premier è un governo capace di vincere le “guerre indiane” quelle che si combattono con i cannoni contro archi e frecce» ironizza Maltese, «Berlusconi e i suioi ministri cono insomma bravi a far crocifiggere dalle televisioni singole categorie di poveri cristi, dalle maestre agli imminrati, dagli impiegati statali agli assistenti di volo, di volta in volta additati come i respobsabili delle sciagure economiche». Sotto sotto lo scontro, concorda anche Maltese, è fra nord  e sud: il governo quando si è trattato di scegliere alla fine ha optato per FIumicino… mentre il premier difende «un interesse non negoziabile, il proprio» ovvero ottenere oggi la riforma della giustizia e domani il presidenzialismo: «una naturale evoluzione: dalle leggi ad personam alle riforme ad personam». Lo scontro fra le due Italie politiche è al centro anche di un lungo pezzo di Tito Boeri: “Il nord tradito dai nordisti”. Elenca Boeri: non è solo Malpensa, c’è Catania (salvata con 140 milioni di euro); c’è il blocco dei fondi per l’Expo; l’esclusione di Roma dal patto di stabilità. Forse, insinua Boeri, la Lega come sindacato del territorio non riesce a trovare una sintesi e si perde in mille battaglie localistiche: «non riesce neanche a mettersi d’accordo tra Malpensa e Linate. Il pragmatismo settentrionale si trasforma così nell’indecisionismo padano di un Roberto Cota…. che sostiene possibile avere due grandi aeroporti internazionali, uno a Malpensa, l’altro a Linate. E magari uno anche a Orio al Serio…».

“Fiducia sul decreto anti crisi. Ira di Fini, Berlusconi reagisce”, titola in prima il Corriere della Sera. Fini critica il governo sulla fiducia: vieta ai deputati di pronunciarsi. Berlusconi: vieta ai deputati di pronunciarsi. Berlusconi duro: era indispensabile. Sempre in prima corsivo senza firma e quindi attribuibile alla direzione: «…Un eccesso dettato dalla scarsa compattezza di una maggioranza che pure dispone di numeri schiaccianti per governare è doppiamente grave. Da qui la qualità politica, e non meramente regolamentare, del richiamo di Fini. La maggioranza non può risolvere i suoi problemi umiliando il Parlamento. Questo davvero sarebbe un eccesso di troppo». Francesco Verderami nel retroscena spiega: «Non si parlano. Non si vedono. Non si sentono. E soprattutto non si sopportano. Ma le differenze di carattere non c’entrano: lo scontro fra Berlusconi e Fini è politico, è la manifestazioni di profonde divergenze, su come sta nascendo il Pdl». Fiorenza Sarzanini ricostruisce l’offensiva di Maroni sugli immigrati. Il ministro non parla più di tassa, ma di contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno che sarà come quello già previsto nella maggior parte dei paesi europei e varierà fra i 10 e i 400 euro e sarà fissato da un decreto congiunto di interno e Economia. La Sarzanini ricorda come «quando la norma fu approvata in commissione al senato non ci fu alcuna polemica. In sordina tutti i partiti della maggioranza (non solo la Lega quindi, ndr) concessero il via libera a quell’articolo del disegno di legge sulla sicurezza che introduceva un costo di 200 euro per ogni permesso di soggiorno. Poi però sia Fini, sia Berlusconi presero le distanze: «la proposta (che intanto abbassava la tassa a 50 euro) non è stata fatta al tavolo del governo e quando è stata resa nota ho consegnato di mio pugno il no alla mia segreteria e ho informato i nostri parlamentari».  

Sulla “tassa permesso di soggiorno” il Sole 24 Ore propone un articoletto in taglio basso in cui predomina la chiave politica: maggioranza in ordine sparso, è il fil rouge, e pensiero confuso. Tanti i dietrofront della Lega (in primis sulla denuncia del clandestini da parte dei medici) e una stretta sulle moschee, che potranno essere chiuse in caso di sospetti sulla sicurezza. Nei commenti, un articolo di Casini, Vietti, Rutelli e Mantini, ovvero Udc + Pd (prove tecniche di avvicinamento?) dal titolo «L’Italia riparta dal ceto medio». Vi si dice che per uscire dalla crisi occore scommettere sulle “professioni”, che affondano le loro radici nel serbatoio del ceto medio che si sta sempre di più impoverendo. «È impensabile», scrivono i quattro politici, «che nella seria crisi finanziaria ed economica che attraversa il mondo si continui a parlare di lavoratori e imprese e non siano neppure citate le professioni». Per questo avevano presentato alcuni emendamenti al decreto anti crisi che però è stato blindato con la fiducia; questi prevedevano garanzie per l’accesso al credito, crediti d’imposta per la formazione permanente, incentivi fiscali per i professionisti, revisioni degli studi di settore. «Il governo si è dimostrato sordo», è la conclusione, «la delusione è molta, ma ci saranno altre occasioni».

“Fini non ha più fiducia in Berlusconi” titola Italia Oggi a pagina 5: Fini ha attaccato il Governo  che ha posto la fiducia sul decreto anti crisi alzando i toni di uno scontro tutto intorno al Pdl che si stava preparando da giorni. L’articolo ripercorre gli anti fatti legati all’articolo pubblicato sul mensile Charta della Fondazione Farefuturo dello stesso presidente della Camera il quale, secondo la tesi di Italia Oggi, vuole evitare in extremis l’assorbimento di An da parte di Berlusconi. «Se il Pdl non si struttura come un partito vero cioè capace di sopravvivere a Berlusconi e non legato al suo leader, AN rischia di entrare in un calderone e rimettersi alla volontà di Berlusconi….se adesso di dovessero fare altri due ministri entrambi legati a Berlusconi è chiaro che dal punto di vista politico sarebbe un segnale difficile da digerire, Il pdl non può nascere come una pertinenza di Berlusconi. Sarà una specie di Forza Italia allargato con un solo  padre-padrone, Berlusconi, che decide tutto» aveva  sostenuto  Alessandro Campi  uno dei più ascoltati consiglieri di Fini. E Fini aver aver ascoltato molto bene queste parole.
Si spiega così la presa di posizione di Fini di ieri,che Italia Oggi definisce l’ultima chiamata per tentare di pretendere che nel Pdl ci si conti. Si tratta di una questione di fiducia, sostiene Franco Adriano che firma il pezzo, non tanto quella sul dl anti crisi ma piuttosto quella fra Berlusconi e Fini.

“Berlusconi dice no alla tassa sugli immigrati” titola Il Giornale in prima pagina in taglio medio. Il quotidiano diretto da Mario Giordano riporta le parole del Premier: «Ho subito detto che ero contrario, anche Bossi è d’accordo». Il caso Fini, contrario alla fiducia del decreto anti-crisi, sulle pagine del Giornale diventa polemica, botta e risposta: la parola scontro non compare. Ma in taglio basso a pagina 5 il ministro degli Interni Maroni conferma: «Chi entra in Italia pagherà» perchè la tassa sul permesso di soggiorno resta; la cifra fra i 10 e i 400 euro sarà decisa dal Viminale e dal dicastero dell’Economia. «Accade anche nel resto d’Europa» replica Maroni. Un’infografica riassume i provvedimenti del decreto sicurezza che riguardano gli immigrati. Tra questi quello che riguarda i senzatetto che saranno registrati, il permesso di soggiorno a punti, test linguistico per studenti.

Sullo scontro Berlusconi Fini la Stampa apre il giornale (“L’altolà di Fini a Berlusconi”), da segnalare l’editoriale di Marcello Sorgi che mette in luce che la durezza di Fini «è pienamente giustificata. Un esecutivo in carica da pochi mesi, che per la decima volta pone una richiesta del genere alla Camera, governa solo praticamente a colpi di decreti e fiducie». Sullo sfondo, però, secondo Sorgi, c’è la partita per la successione di Berlusconi, che non ha la minima intenzione di assistere «a una battaglia congressuale di tipo classico, con tessere delegati votazioni e candidature contrapposte e trasparenti. Naturale, quindi che la componente An, che ha alla spalle una storia partitica più classica, faccia sentire più forte la sua voce prima che sia troppo tardi».

Sul manifesto Vauro dedica la vignetta alla tassa sugli immigrati: un uomo in divisa sulla riva guarda un cadavere e nella vignetta si legge «Vale anche per chi arriva morto?». Il richiamo in prima recita: “Maroni insiste con la tassa e con il burqa. Il ministro ha riproposto l’emendamento sui permessi di soggiorno. Giro di vite sulle donne che indossano il velo. Berlusconi: «Non ne so niente»”. L’articolo di Carlo Lania è a pagina 7. «Non c’è solo la fiducia imposta dal governo al decreto anticrisi a far salire in queste ore la tensione nella maggioranza. Ieri anche Roberto Maroni ci ha messo del suo (…) Seppure sconfessata da Berlusconi, la tassa è riapparsa ieri in un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza che oggi riprende il suo iter nelle commissioni riunite Giustizia e Affari costituzionali del Senato». Si parla poi dell’utilizzo che sarà fatto dei soldi degli immigrati. Prima metà della somma era destinata alla costituzione di un fondo per progetti legati allo sviluppo dei Paesi d’origine degli immigrati. Ora sarà utilizzata per rimpatriare i clandestini, mentre metà somma sarà usato dal Viminale per pagare le spese legate al rilascio del permesso di soggiorno.
Nella stessa pagina l’articolo d’apertura, firmato da Gerardo De Fabrizio, è dedicato alla presa di posizione del presidente della Camera sulla fiducia al decreto anti-crisi “Fini va alla guerra Battaglia sulla fiducia”. «A Gianfranco Fini attaccare non basta più. Ora vuole rilanciare. Tiene ferme le sue posizioni e, come giurano i bene informati, pare deciso a candidarsi davvero come leader alternativo al padre padrone di Arcore». Si prosegue osservando che «Il giorno più lungo, almeno fino a ora, del governo Berlusconi è proseguito con gli attacchi dei fedelissimi del Cavaliere che, prendendo la parola, hanno aperto un ulteriore squarcio nella presunta compattezza della maggioranza (…) Ma la domanda resta. È davvero Fini il nuovo “unto del Signore”? La sua lettera, inviata al Corriere della Sera qualche giorno fa, in cui si teorizzavano i 6 punti indispensabili per uscire dall’impasse che da anni imbriglia il processo di riforma della giustizia, ha fatto indignare qualcuno e saltare sui banchi di Montecitorio qualcun altro. Persino il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, lo aveva “picconato” come suo solito…».

Su Avvenire: “Fiducia sul decreto? Parlamento offeso” (pag. 9). L’intervento di Fini («La centralità del Parlamento non si può liquidare con un omaggio alle Commissioni senza consentire ai deputati di esprimersi in Aula»), applaudito da mezza aula, in risposta alle parole del ministro Elio Vito lasciano sconcertato Berlusconi: «Dove vuole arrivare Fini? E perché questi ripetuti affondi?», si domanda. Il presidente della Camera vuole rivelare le vere ragioni della fiducia, spiegano i suoi collaboratori più stretti: era indispensabile sì, ma solo «per ragioni politiche connesse al dibattito interno alla maggioranza… C’è troppa poca attenzione al Sud da parte del ministro Tremonti. E sia l’An, sia l’Mpa, sia un pezzo di Forza Italia sono sempre più insoddisfatti». La tassa sul permesso di soggiorno che la Lega voleva inserire nel decreto legge anti-crisi diventa, dopo l’intervento del Premier, un “contributo” simile a quello già previsto nella maggior parte dei paesi Ue e potrà variare tra i 10 e i 400 euro. Il Carroccio non ha invece ritirato la sua proposta dal ddl sicurezza, pur avendola modificata: fra le concessioni, la revoca dell’emendamento che avrebbe obbligato gli extracomunitari a pagare l’assistenza medica  di base e l’obbligo per i medici di denunciarli. Resterà il reato «di immigrazione clandestina». Secondo Maroni, sull’immigrazione, non esistono discrepanze d’opinione interne alla maggioranza, ma le opposizioni insorgono: più d’uno sottolinea la diversità fra le parole del premier e quelle del ministro leghista. Da Anna Finocchiaro (Pd) a Savino Pezzotta (Udc), a Leoluca Orlando (Idv), tutti hanno battuto su questo tasto.


E inoltre sui giornali di oggi:

Ebrei e cristiani

Repubblica – Pagina 13: “Ratzinger cancella 50 anni di dialogo”. Così la pensano i rabbini italiani, che non parteciperanno alla giornata ebraico-cristiana. Marco Politi riferisce le critiche in particolare del rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti: «il dialogo è inutile perché in ogni caso va testimoniata la superiorità della fede cristiana». Diverto il parere di Monsignor Paglia che sempre a Politi dice: «dobbiamo cogliere l’occasione di questa pausa. di riflessione per render eil dialogo ancora più robusto e audace. Anche per far sì che non ne traggano vantaggio focolai di antisemitismo qua e là presenti nella società… In presenza di una tragedia come quella che sta investendo la Terrasanta è necessario serrare le fila degli incontri e del dialogo».

Atei

La Stampa – Una pagina dedicata all’attivismo dell’Uaar, l’Unione atei agnostici razionalisti, che dopo la campagna sui bus di Genova si prepara a sbarcare a Roma con una sede “ufficiale”. Il pezzo di Giuseppe Salvaggiulo racconta la storia di questa associazione, tremila iscritti. Il commento di Franco Garelli: «A ben guardare, la pubblicità pro-ateismo può anche servire alla causa della fede religiosa. Nel senso che può scuotere dall’indifferenza molti credenti per caso o per tradizione che si trascinano nel tempo un vago orientamento di fede senza un’adeguata riflessione e approfondimento».

Povertà

Avvenire – “Diocesi in campo contro la crisi”. (pag. 11) Cresce l’aiuto alle famiglie con microcredito e fondi di solidarietà, i nuovi strumenti di finanza etica scelti dalle diocesi italiane per sostenere le fasce deboli. Nel 2003 erano 117 le sedi Caritas interessate al microcredito. Tra qualche mese sarà reso pubblico pubblico un monitoraggio ufficiale sul 2008. Una stima prudente fa parlare di un numero che supera il 70% delle Caritas diocesane (un terzo in più).

Energia
Corriere della Sera – Il focus di oggi riferisce del boom dell’energia eolica in Italia: + 37% in un anno. Ma Germania e Spagna restano lontane.

Gaza

Il manifesto – Apertura in prima con il titolo “In trappola”  a sfondare sulla foto di un madre dietro una cancellata attorniata dai suoi figli, e poi il reportage di Vittorio Arrigoni che inizia in prima pagina sotto il titolo “Sotto le bombe, quei piccoli figli d’un Allah minore” e che alle pagine 4 e 5 prosegue riportando il numero 729 quello che contraddistingue i prodotti made in Israele: il richiamo è “che il 729 diventi il nostro numero: quello del boicottaggio”. La chiusa dopo l’invito a ricavare da un sito internet l’elenco completo dei prodotti è «Restiamo umani».

 

 

 


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