Politica

ONU: 5 milioni di Rom marginalizzati nell’est europeo

Lo rivela uno studio dell'ONU

di Redazione

Nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, circa 5 milioni di rom (zingari) vivono in condizioni di emarginazione e miseria, rivela oggi un rapporto reso noto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp). Intitolato ‘Evitare la trappola della dipendenza’, lo studio avverte che i Paesi dell’est ”diventeranno membri di successo dell’Unione Europea solamente se i rom, la principale minoranza etnica della regione saranno pienamente integrati grazie a lavoro, istruzione e partecipazione politica”. ”Piu’ poveri fra i piu’ poveri” i rom dei Paesi dell’Europa dell’est sopportano condizioni di vita piu’ simili a quelle dell’Africa sub-sahariana che a quelle dell’Europa: un rom su due soffre la fame almeno per qualche giorno ogni anno, mentre uno su sei e’ ”costantemente affamato”, afferma l’Undp. Per gli autori dello studio, in assenza di un’integrazione efficace ”i costi di sicurezza umana causati dall’esclusione aumenteranno, traducendosi potenzialmente in estremismo politico e battute d’arresto per il processo democratico, tanto all’Est quanto all’Ovest”. Il rapporto e’ stato redatto in base ai risultati di un’inchiesta condotta presso 5.034 rom in cinque Paesi (Repubblica Ceca, Ungheria, Repubblica Slovacca, Bulgaria e Romania). Dal sondaggio, risulta che in alcuni paesi fino al 70% delle famiglie rom traggono il proprio reddito principale dallo stato, un ”fenomeno che ha come conseguenza dipendenza e isolamento”, afferma l’Undp. In media, solamente il 20% dei rom ha un lavoro formale, mentre un altro 20% e’ coinvolto in attivita’ del settore informale. Il rapporto spiega come un terzo dei rom non abbia completato il ciclo di istruzione elementare e come piu’ di due terzi non abbiano portato a termine gli studi secondari. I bambini rom, inoltre, sono sottorappresentati negli istituti scolastici ordinari mentre invece la loro presenza e’ superiore alla media all’interno degli istituti specializzati anche se nella maggior parte dei casi non vi siano valide ragioni sanitarie per la loro frequenza in questi istituti. ”Nel caso in cui l’attuale fenomeno di emarginazione continui, in Europa, in un arco temporale che possiamo prevedere sia compreso fra i 10 e i 15 anni, una quota consistente della forza lavoro potrebbe essere non occupabile”, afferma Andrei Ivanov, principale autore del rapporto. Fra le soluzioni proposte dall’Undp figurano le politiche tese a realizzare una discriminazione positiva in favore dei rom all’interno della pubblica amministrazione e del settore educativo. Per ridurre la cultura della dipendenza, inoltre, l’assistenza sociale dovrebbe promuovere il loro coinvolgimento in attivita’ che producano reddito. Il rapporto insiste infine sull’importanza dell’inclusione dei bambini rom nel sistema educativo prescolare e di una buona conoscenza della lingua parlata dalla maggioranza della popolazione.


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