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i latin lover d’arabia.bImpariamo a conoscerli

radiografia dei corteggiatori Quando gli uomini fanno la prima mossa

di Redazione

L’uomo arabo è fatto per corteggiare, non ne può fare a meno, è una di quelle cose tipo il tè o il narghilè o le capatine in un ahwa a giocare a backgammon… Ma ciascuno ha strategie e tipologie ben definite. Ed occorre averle bene in mente per poterle distinguere a prima vista
di Randa Ghazy D iciamo, tanto per capirci, che essere corteggiate in Egitto non è un metodo per misurare la propria appetibilità. Basta respirare e avere due gambe, o almeno una, e il gioco è fatto.
Se poi ti capita di uscire fuori casa da sola, è come se portassi al collo un cartello che dice: «Prego, farsi avanti, non spingete signori che c’è posto per tutti!»
L’uomo arabo è fatto per corteggiare, non ne può fare a meno, è una di quelle cose tipo il tè o il narghilè o le capatine in un ahwa a giocare a backgammon… tutti modi per passare il tempo e oziare come si deve.

Primo, classificare i soggetti
Esistono strategie e tipologie ben definite, ed occorre averle bene in mente per poterle distinguere a prima vista. Cominciamo dalla classificazione dei soggetti:
Il violento. Uno dei soggetti peggiori. Credendosi simpatico, finge di investirti con la macchina mentre cammini per strada, o di urtarti mentre t’incrocia, o peggio ancora schiocca la frusta con cui guida il cavallo a un pelo da te (giuro, mi è successo, era un ragazzino che guidava un carretto). Poi sorride pensando anche di aver fatto colpo.
Il superiore. Questo si crede più furbo di tutti. Prova, anche se in modo fallimentare, di incarnare il classico uomo che non deve chiedere mai, guarda da qualsiasi parte pur di non incrociare il tuo sguardo, rischiando anche di diventare strabico. Piuttosto che farsi beccare mentre ti guarda si farebbe schiacciare da King Kong, in modo da sparire dalla tua visuale. Poi quando te ne stai andando cerca disperatamente di recuperare fissandoti quasi fino a farsi male gli occhi. Provoca reazioni che vanno dalla pena allo sconcerto, in genere però ti vergogni per lui.
Il passionale. È la prima volta che ti vede, ma sa già che sei la donna della sua vita. Il suo repertorio non è molto vario, in genere la sua frase cult è «Sposami» oppure «Non posso più vivere senza di te». Se gli ridi in faccia si tocca il cuore e si accascia a terra pensando di averti conquistato, ma quando vede che te ne stai andando ti manda a quel paese…
Il campagnolo. È uno dei più simpatici. Per accattivarsi la tua attenzione, scomoda tutto il repertorio della fattoria, chiamandoti «paperotta», «gattina», ma anche i paragoni gastronomici: «miele», «panna che non sei altro»… bisogna riconoscergli che in arabo rendono molto di più.
Il sorpreso, o lo smarrito. Come dice il nome, questo soggetto sfoggia uno sguardo sorpreso appunto, o addirittura allibito. Strabuzza gli occhi continuamente, come per dire: «Non posso credere che tu sia così bella» e a volte assume un’espressione persa, smarrita. La tua bellezza lo ha destabilizzato e vuol farti capire che ha bisogno di un attimo per riprendersi. D’accordo, devo ammettere che è spiritoso.
Il magnetico. Questo è uno molto sicuro di sé. Anche se ha gli occhi a palla, anche se è strabico, è convinto di avere uno sguardo magnetico e quindi passa un’ora a fissarti convinto che prima o poi capitolerai. Bisogna riconoscergli che è un tipo molto paziente.

Passiamo alle tecniche
Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma è interessante osservare anche le tecniche utilizzate. In genere i ragazzi arabi sono molto fantasiosi, quindi il soggetto uno può benissimo all’occorrenza avvalersi della tecnica tipica del soggetto due o tre, e viceversa.
Tecnica A. «Passavo di qui per caso»: questa è una tecnica poco usata, perché richiede molta pazienza. In sostanza si tratta di fingersi in cerca di qualcosa, o in attesa di un amico, sbirciando di sottecchi la preda come se te ne importasse poco o nulla, per poi avventarsi su di lei quando meno se l’aspetta.
Tecnica B. «Sei la donna della mia vita»: le frasi utilizzate sono varie, spesso si fingono all’antica, dicendo cose tipo: «Voglio parlare con tua madre». In genere è la strategia più collosa. La persistenza è ammirevole, possono seguirti anche fin sotto casa inventandosi una dichiarazione d’amore dopo l’altra, senza neanche prendere il fiato.
Tecnica C. «Credo nelle relazioni a distanza»: l’individuo che si avvale di questa strategia è un po’ falso. Anche se va a caccia di donne ventiquattro ore su ventiquattro, finge di essere uno da storia platonica. Di solito colpisce le vicine di casa. Sta in appostamento sul suo balcone per ore e ore fino ad avvistare la preda, poi la guarda, riguarda, entra in casa, riesce in balcone con una tazza di tè, e si mette comodo continuando a fissarla. Ad un certo punto, immancabile, fa il segno della cornetta, che significa: «Allora, mi dai il tuo numero?». Non ci si crede, ma fa centro molto spesso.
Tecnica D. «Non ho paura di giocare col fuoco»: questa è la tattica di chi non ha paura di rischiare e, anzi, ci prova gusto. Ha una predilezione per le ragazze che sono in giro col padre, o la madre, o la famiglia intera. La strategia consiste nell’avvicinarsi alla ragazza con gradualità, fingendo di parlare al cellulare. Quando è abbastanza vicino, colpisce: sussurra robe del tipo «Quand’è che posso parlare con te, al telefono?» oppure «Sei bellissima, sei un sogno» senza guardarla, e sempre tenendo in mano il cellulare, e se qualcuno della famiglia lo becca sfodera il suo alibi di ferro, dicendo che si stava rivolgendo alla sua ragazza, all’altro capo della cornetta. Infallibile.
Se chiunque di voi dovesse mai ritrovarsi in Egitto, e per di più sola, non dimenticate questa classificazione: li troverete dovunque, all’angolo di ogni strada, sul lungomare, nel palazzo di fronte al vostro, persino i camerieri dell’hotel e il tizio alla reception: l’importante è individuare quale delle tecniche stanno sfoderando, e decidere se si ha voglia di farsi quattro risate.

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