Mondo

GAZA. Gli appelli delle ong

Si moltiplicano gli appelli delle organizzazioni umanitarie che chiedono il cessate il fuoco e l'assistenza ai feriti negli ospedali israeliani

di Emanuela Citterio

«Da oltre 18 mesi assistiamo all’isolamento di un milione e mezzo di persone. Uomini, donne, bambini sotto scacco di un doppio conflitto, quello interno tra opposte fazioni, Hamas e Fatah, e quello con Israele, che dal 2005 ha di fatto isolato Gaza. 11 giorni di guerra, quasi 650 morti, di cui almeno 100 bambini; il seme di nuova violenza e di nuovi scontri, nuovo terrore e nuove azioni militari, nervi contro muscoli, odio e vendetta. Non si può rimanere a guardare». Così scrive oggi sul suo sito l’organizzazione non governativa italiana Ucodep, presente nei Territori Palestinesi Occupati sin dagli anni 1994-1996 con interventi realizzati principalmente nei settori sociale ed agricolo. Ucodep come molte ong italiane aderisce agli appelli promossi da ARCI, ACLI, LEGAMBIENTE e TAVOLA DELLA PACE oltre cha all’appello dell’Aoi (Associazione ong italiane). Appelli che chiedono il cessate il fuoco in tutta l’area, il ritiro immediato delle truppe israeliane, la fine dell’assedio di Gaza e la protezione umanitaria internazionale.

L’Osservatorio italiano per la salute globale ha rilanciato in Italia l’appello di PHR (Physicians for Human Rights – Israel) e altre  associazioni per i diritti umani che chiedono che Israele  permetta l’accesso dei feriti agli ospedali israeliani e non ostacoli il trasferimento di aiuti, farmaci ed attrezzature sanitarie, poiché avendo dichiarato Gaza zona di operazioni militari e portando avanti un attacco massiccio ha la responsabilità dei feriti e l’obbligo di rendere possibile l’accesso a strutture sanitarie in grado di assisterli adeguatamente, secondo quanto previsto da accordi internazionali.

 

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