Famiglia

Un giacimentobdi coesione sociale

Servizio civile Pochi fondi, futuro incerto: ma la storia deve continuare

di Redazione

Uno strumento di crescita e di cittadinanza attiva fondamentale. Sul quale la cooperazione sociale ha sempre investito. E da cui ha tratto soci, quadri, dirigenti. Il terzo settore chiede a gran voce una continuità di impegno. Trovando i fondi, ma soprattutto puntando sulla qualità dei progetti
F uturo cercasi per il servizio civile. L’ombra di un anno a volontari zero sembra ormai svanita, ma i nodi venuti al pettine a seguito della crisi delle finanze pubbliche non potranno comunque venir abbandonati in un cassetto. Del resto proprio il sottosegretario delegato Carlo Giovanardi ha già messo nell’agenda 2009 la riforma della legge 64/2001. I lavori preparatori sono stati affidati a un pool di esperti. Ne fanno parte il direttore generale dell’Ufficio nazionale Leonzio Borea, l’altro dirigente dell’Unsc Paolo Molinari, il presidente della Consulta nazionale per il servizio civile Licio Palazzini, il costituzionalista Emanuele Rossi e Valli Giorio, in rappresentanza delle Regioni. La partita è aperta. E la cooperazione sociale non vuole stare alla finestra (la nomina del numero due di Federsolidarietà Davide Drei al vertice della Cnesc, è un chiaro segnale in questo senso).
Ma veniamo ai numeri. Dopo che il decreto anticrisi ha sgravato il fondo nazionale dai versamenti contributivi Inps a favore dei volontari, «secondo quanto ha detto Giovanardi a disposizione del servizio civile saranno messi a disposizione 211 milioni, anziché i 171 previsti», anticipa Licio Palazzini , presidente fresco di conferma di Arci Servizio civile e, come detto, della Consulta nazionale. Calcolatrice alla mano, «questa novità», sempre secondo Palazzini, «permetterà l’avvio di circa 25/30mila volontari». Una stima in linea con le previsioni che filtrano in queste ore dallo stesso Ufficio nazionale. Ma che, in ogni caso, non invertirà la tendenza al ribasso incominciata dopo il picco dei 45.890 volontari del 2006. Attualmente, infatti, sono in servizio meno di 28mila ragazzi. Circa 1.300 impegnati in progetti di cooperazione sociale facenti capo alle due grandi centrali Confcooperative-Federsolidarietà (906 volontari) e Legacoop (404 volontari). «Considero il 2009 un anno di passaggio da sfruttare per mettere a punto la riforma, per poi andare a regime con un contingente di circa 40mila volontari a partire dal 2010», aggiunge Palazzini.
Di fronte alla prospettiva indicata da Giovanardi occorre mettere qualche punto fermo. Il primo lo pianta Paola Menetti , numero uno di Legacoopsociali: «La legge 64 è una buona legge, che deve essere adeguatamente sostenuta dallo Stato nella prospettiva di dare a tutti i ragazzi la possibilità, che è sia educativa che formativa, di trascorre un anno di buon servizio civile». In altri termini, il ragionamento, che pur va approfondito, del cofinanziamento, non può aprire un’autostrada, per dirla con le parole di Palazzini, «alla riduzione della responsabilità pubblica a vantaggio dei privati, trasformando il patto di cittadinanza fra cittadini e istituzioni pubbliche indicato dalla Costituzione in un rapporto fra beneficiari e beneficiati». Un chiodo su cui batte anche Vilma Mazzocco , presidente di Federsolidarietà: «Servono certamente risorse adeguate per finanziare un servizio civile nazionale diffuso tra i giovani e riconosciuto dal Paese principalmente come una moderna istituzione di salvaguardia dell’identità nazionale e per la promozione e sviluppo di coesione sociale, ma le evidenti criticità non si risolveranno puntando solo sul reperimento di nuovi finanziamenti, di varia provenienza».
La fame di risorse, insomma, non deve in alcun modo mascherare un abbassamento della qualità dei progetti. Soprattutto in un settore, quello dell’assistenza, che vale quasi la metà dell’intero sistema e che vede in prima linea proprio la cooperazione sociale. «A ben guardare e senza voler stilare antipatiche classifiche, va sottolineato», aggiunge la Menetti, «che proprio nel nostro mondo i principi fondanti del servizio civile inteso come cittadinanza attiva trovano la loro piena applicazione». Un intreccio, quello fra cooperazione sociale e servizio civile, che affonda le sue radici negli anni dell’obiezione di coscienza. Tanto è vero che oggi, come ricorda la Mazzocco, «gli obiettori di un tempo sono tra i soci, gli operatori, i dirigenti delle nostre cooperative sociali». Una sorta di contaminazione che al tempo della tanto sbandierata crisi educativa è più attuale che mai, «perché le giovani generazioni, a cui si fa fatica a riconoscere un ruolo nella società attuale e per questo appaiono troppo spesso disilluse, sono in realtà una grande risorsa per la società civile e impegnata, e per cui le cooperative sociali sono e saranno strumento di crescita attraverso il servizio civile».


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