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Quanti sono e come funzionano i media che si rivolgono agli immigrati in Italia. Il caso di Stranieri in Italia

di Riccardo Bianchi

Media multiculturali, è una crescita boom. Ma quanti sono i mezzi di comunicazione rivolti specificatamente agli immigrati e redatti nella loro lingua? Difficile dirlo.

Secondo l’Osservatorio dei media etnici di Etnocommunication, in tutta Italia nel 2006 esistevano 172 programmi radiofonici, 20 trasmissioni televisive e 29 giornali. Per Anna Meli e Marcello Maneri, autori del libro Un diverso parlare, edito da Carocci, nel 2007 i prodotti cartacei erano 63, quelli in radio 59 e 24 i televisivi. Numeri molto diversi, a causa sia della breve vita di molti progetti, sia della difficoltà di censire su tutto il territorio dei fenomeni che spesso sono collegati a una specifica comunità cittadina.

È il caso di Zhong Yi Bao, il mensile bilingue cinese-italiano, creato nel’97 dall’organizzazione non governativa Cospe per le zone tra Firenze e Prato, dove migliaia di immigrati cinesi vivono e lavorano nei capannoni. Nato dalla necessità di informare le persone sulle novità burocratiche e su quelle provenienti dal proprio paese, con gli anni è arrivato a stampare anche 5mila copie. «Il nostro progetto puntava all’integrazione», racconta la responsabile, Maria Omodeo, «furono gli stessi cinesi a chiedercelo». Grazie ai fondi del Ministero degli Esteri il mensile è riuscito ad andare avanti fino a due anni fa. Essendo diventato un punto di riferimento, non sono mancati neppure i problemi “diplomatici”: «Un giorno il console di Prato protestò con il governo», ricorda la responsabile. Non gli piaceva che si parlasse in maniera troppo libera della Cina e, soprattutto, in cinese, lingua che, a differenza dell’italiano, i suoi connazionali capivano. Il progetto sembra pronto a ripartire entro fine anno, sostenuto da alcuni industriali.


Sono molti gli spazi in tv o sulle radio acquistati da associazioni, sindacati o ong per scopi sociali e gestiti insieme alle comunità. Ma esistono anche realtà profit, come il tg Multietnico Multilingue di ReteBrescia, che trasmette dal Lunedì al Sabato in 6 lingue diverse, una per ogni giorno, e in italiano, così da rivolgersi anche a stranieri che provengono da paesi in cui si parla un’altra lingua ancora. anche un’azienda editoriale che ha puntato sulla multiculturalità. E poi c’è Stranieri in Italia, e ha preso il via nel 2000 con l’omonimo, e oggi molto conosciuto, sito sull’immigrazione. Dopo otto anni può vantare 13 testate in 12 lingue diverse, che in tutto arrivano alle 250mila copie stampate, 9 quotidiani online e contributi sparsi per programmi televisivi e radiofonici.«La chiave del nostro successo sta nel crescere lentamente» confessa l’editore, Gianluca Luciano. I giornali hanno collaboratori da tutta la penisola e da gran parte delle piccole comunità. Raccontano le feste, le storie, i problemi di ogni gruppo. Allo stesso tempo aiutano l’integrazione, sia con consigli legali, sia, come dice Sergio Mora, direttore di Expreso Latino, «dicendo all’immigrato che non è l’unico che vive quelle difficoltà». Ma dietro all’idea c’è anche un’intuizione economica. «In Italia i lavoratori immigrati, solo quelli  regolari, sono 4 milioni» ricorda Luciano, come per dire che si tratta pur sempre di un pubblico vasto. Eppure è un mercato poco valorizzato. «Stiamo sbarcando in Gran Bretagna» racconta l’editore. «Là c’è più interesse verso le comunità straniere. Apriremo 6 testate “etniche” e un portale internet, e ci contattano in tanti per vari progetti».


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