Volontariato
Le parole scomode di Ebadi
Le ragioni del blitz governativo nel Circolo del premio Nobel nel rapporto sul Paese di Amnesty international
“Nessuna società in cui i diritti delle donne e dei bambini non sono rispettati merita di essere definita civile”. Era questa, nel 2003, la motivazione per il Nobel a Shirin Ebadi, 60 anni, avvocata iraniana che da anni porta avanti nel Paese degli ayatollah la sua battaglia per i diritti umani. Due giorni fa la sede della sua associazione a Teheran, il “Circolo dei difensori dei diritti umani” è stata perquisita e sigillata. Il circolo è stato accusato di «tenere contatti illegali con organizzazioni locali e straniere», «organizzare conferenze stampa e seminari creando un’atmosfera di pubblicità negativa nei confronti delle istituzioni». Tutte attività alla luce del sole. Ma perché l’attività di ong come quella della Ebadi danno tanto fastidio a Teheran? A occuparsene, nel 2008, è stata Amnesty International.
Nel rapporto “Iran: i difensori dei diritti delle donne sfidano la repressione” AI ha denunciato le vessazioni e le intimidazioni cui sono sottoposti i difensori dei diritti umani in Iran, nonostante agiscano nel pieno rispetto della legge.
«La repressione si è fatta dura specie in seguito alla nuova ondata restrittiva che ha avuto inizio con le elezioni per il Majles (il parlamento iraniano) nel 2004 e con quella del presidente Ahmadinejad nel 2005» si legge nel rapporto.
In particolare, le organizzazioni non governative (ong) impegnate a difendere i diritti delle donne si sono moltiplicate dagli anni 90 ad oggi . «Il lavoro di donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo in molti campi, come l’avvocato Shirin Ebadi, ha contribuito a diffondere nelle donne iraniane nuova sicurezza e forza per sfidare l’ordine costituito» afferma Amnesty Interantional. Ma «a partire dalle elezioni per il Majles nel 2004 e, ancor più, con l’elezione del Presidente Ahmadinejad l’anno seguente, è iniziata un’ondata di intensa repressione. Le forze di sicurezza e la magistratura sono impegnati in un attacco congiunto al movimento per i diritti umani delle donne, pubblicamente accusato dal ministro dei Servizi segreti di essere parte di una cospirazione nemica, volta a provocare una “leggera sovversione” nella Repubblica islamica dell’Iran. Da allora, i gruppi per i diritti delle donne e altre ong che ricevono assistenza da donatori internazionali sono stati chiusi».
Nelle ultime settimane il “Circolo dei difensori dei diritti umani” della Ebadi aveva diffuso i dati sull’aumento delle esecuzioni capitali, anche di minori, sulla riduzione dei diritti delle donne contenuti nel nuovo codice penale e sulla mancanza di libertà di espressione durante la presidenza Ahmadinejad. Il giorno stesso della chiusura della sede da parte della polizia iraniana avrebbe dovuto cominciare la celebrazione dell’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo con la presenza di un oppositore liberato di prigione dopo 17 anni.
L’ultima volta che Amnesty International lanciò un’azione in favore di Shrin Ebadi, nel luglio del 2000, l’avvocata iraniana si era messa nei guai investigando sui cosiddetti omicidi seriali”. Tra il 1998 e il 1999 in Iran erano state uccise decine di scrittori e intellettuali, simboli di quella parte della società che più si batteva per maggiore democrazia e diritti. Fu anche grazie al suo impegno che nel dicembre 2000 si aprì un processo contro 18 persone, tra cui ex agenti dei servizi segreti, accusate degli omicidi. I processi furono celebrati a porte chiuse, ma per Shirin Ebadi seguirli sarebbe stato comunque un po’ difficoltoso. Nel giugno precedente era stata arrestata insieme ad altri colleghi con l’accusa di aver «minacciato l’integrità dello Stato» vale a dire, tra l’altro, di aver partecipato a una conferenza a Berlino in cui aveva parlato di diritti umani in Iran. Amnesty e altre organizzazioni si mossero subito, ma Ebadi si fece comunque un po’di carcere e soprattutto ricevette l’interdizione per cinque anni a esercitare la professione di avvocato.
Una delle ultime iniziative della Ebadi è stata, nel luglio 2008, la fondazione a Teheran insieme ad altre 60 personalità del mondo politico ed economico, del Consiglio nazionale per la pace, un’organizzazione non governativa che si pone come obiettivo quello di scongiurare a tutti i costi un confronto militare scatenato dal programma nucleare. Troppo attivismo, per essere una donna, nell’Iran di oggi.
Clicca qui per leggere il report di Amnesty International sull’Iran
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.