Mondo

Vita da rifugiato

6.285 persone accolte, 95 enti locali coinvolti, collaborazioni con oltre 100 realtà del terzo settore: i dati del Rapporto sull'attività dello Sprar

di Riccardo Bianchi

Patrice Beki Ndeck in Camerun era un calciatore. Arrivato in Italia e ottenuto lo status di rifugiato, ha dovuto aspettare nove mesi per essere equiparato ad un italiano sul posto di lavoro, come prevede la costituzione. Durante questo periodo di attesa ha trovato ospitalità in uno dei 104 progetti dello Sprar, ottenendo un alloggio, una formazione professionale, le cure mediche e molto altro. Oggi gioca nella Pistoiese, ma il suo è solo un esempio dell’attività del Sistema di protezione.
 
Più di 6mila rifugiati assistiti
6.285 persone accolte, 95 enti locali coinvolti, collaborazioni con oltre 100 realtà del terzo settore. Sono i dati riportati nel Rapporto annuale 2007 sull’attività dello Sprar, l’ente che si occupa di gestire i progetti per aiutare ad integrarsi gli immigrati che sono stati dichiarati idonei a ricevere asilo politico o un altro tipo di protezione umanitaria. In totale il costo di tutte le iniziative ha toccato i 32,6 milioni di euro, stanziati dal Ministero dell’Interno e dagli enti locali stessi. E nel 2008 i numeri già sono saliti: a Ottobre erano già state accolte nei centri specializzati circa 7mila persone. «Sulla scia di questi numeri» ha affermato Luca Pacini, responsabile immigrazione dell’Anci, «il lavoro per il 2008 è stato ulteriormente rafforzato. I progetti sono già 114 e agli iniziali 2.541 posti (di un massimo di 6 mesi per ogni rifugiato), nell’estate il ministero ha deciso di finanziarne altri 1.847. A ottobre nello Sprar erano già state accolte 7.002 persone». Una crescita esponenziale: dai 2mila accolti nel 2001 ai 7mila in soli 10 mesi dell’anno in corso.
 
I minori soli sono 6 volte di più del 2007
Entrando nello specifico del rapporto, si nota che la maggior parte dei richiedenti asilo è uomo (4594, circa il 73%), tra i 18 e i 40 anni (78%) e provenienti soprattutto dal continente africano (67%). Inoltre sono aumentati del 600% i minori non accompagnati che hanno trovato accoglienza rispetto al 2007, toccando quota 197, anche se le segnalazioni arrivate dalle questure sono state 295. La maggior parte dei piccoli accolti viene dall’Afghanistan (54%).

Di Capua: «fondamentale il terzo settore»

Altro importante risultato raggiunto dallo Sprar durante l’ultimo anno è stato l’intensificazione del collegamento tra accoglienza diffusa su tutto il territorio e i Centri di accoglienza per richiedenti, visto anche l’aumento degli arrivi via mare durante la scorsa estate. «È un rapporto fondamentale» sostiene Fabio Sturani, vicepresidente Anci «per consolidare un sistema di asilo unico, in grado di seguire ogni richiedente dall’arrivo in Italia fino alla sua piena integrazione. Non possiamo permettere che i titolari di protezione internazionale rimangano fuori dai circuiti di accoglienza».
E i responsabili ci tengono a sottolineare l’importanza del rapporto stretto con le associazioni e le cooperative: «Sono il nostro interlocutore diretto sul territorio» afferma Daniela di Capua, direttrice del Servizio centrale, il cervello operativo dello Sprar, «Non ne possiamo fare a meno, sono uno strumento importantissimo per favorire l’integrazione degli immigrati, sia sul lato sociale che su quello lavorativo».


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