Economia
Tre storie. Qui la riforma non fa paura
Disabili, ex detenuti, ex tossicodipendenti, ma anche donne o over 40 espulsi a causa delle ristrutturazioni industriali: contraenti non certo forti per un mercato così.
Ecco le tre storie presentate da Vita:
Il profit cerca alleati
È l?anima non profit del gruppo franco-svizzero Adecco. L?omonima fondazione è stata costituita nel 2001 per promuovere politiche attive nei confronti delle persone che hanno difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro. «Non avere riserve nei confronti di qualunque soggetto che operi nel settore dell?inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati», spiega Claudio Soldà, direttore della onlus presieduta da Tiziano Treu, «è stata fin dall?inizio una nostra prerogativa».
Vita:Che rapporti avete con la cooperazione sociale?
Claudio Soldà: In questi mesi abbiamo attivato molte collaborazioni con cooperative sociali di tipo b. In particolare con tre grosse realtà cooperative stiamo partecipando a un progetto finanziato dal Fondo sociale europeo. Il giudizio che per ora ci sentiamo di esprimere nei confronti del lavoro svolto dalle cooperative è senz? altro positivo.
Vita: Come funziona il rapporto tra cooperative sociali e agenzie di lavoro interinale?
Soldà: I rapporti finora instaurati nascono in modo del tutto informale. Le filiali vengono contattate dai referenti delle cooperative che propongono una serie di candidati che hanno già lavorato all?interno della cooperativa sotto l?assistenza di un tutor. Ad esempio, a Venezia le filiali di Adecco collaborano con una cooperativa sociale che si occupa del reinserimento di ex tossicodipendenti. Dopo aver superato tutto il percorso di riabilitazione, la cooperativa presenta i candidati e la filiale, dopo aver valutato le capacità professionali di ognuno, offre delle possibilità di inserimento.
Vita: La riforma del mercato favorirà i rapporti con l?imprenditoria sociale?
Soldà: Già oggi molte cooperative sociali si rivolgono alle agenzie di lavoro temporaneo per inserire persone che hanno maturato esperienze lavorative in un ambiente protetto. In alcune realtà quali Venezia, Bari, Trieste, la collaborazione sta dando buoni risultati.
Mantova:c’ è l’ Emporio
Il nostro obiettivo è quello di cercare di ridurre la distanza che c?è tra le esigenze del soggetto debole e quelle dell?azienda che si candida ad assumerlo: per farlo, servono una serie di attività, un?azione articolata. Senza un accompagnamento mirato, la flessibilità può trasformare il mercato del lavoro per il soggetto svantaggiato in una giungla». Diego Cecco, del consorzio SolCo Mantova, è responsabile dello sportello Emporio dei Lavori, una fondazione nata nel 98 e autorizzata a svolgere l?attività di collocamento con sedi in Lombardia, Umbria, Piemonte e Toscana. L?impegno nelle politiche attive del lavoro del SolCo, 26 cooperative sociali consorziate, inizia in tempi in cui ancora non si discuteva della riforma del mercato del lavoro. «L?attività che abbiamo svolto in questi anni», spiega Cecco, «ha accreditato sia le coop sociali che gli operatori che hanno sviluppato competenze di orientamento e accompagnamento al lavoro. Una fase pionieristica ha permesso di innescare un circolo virtuoso che ha consentito di inserire persone nel mondo del lavoro ma al tempo stesso ha favorito la nascita di nuove esperienze imprenditoriali».
«Nel 2002», dice Cecco, «abbiamo avviato 150 percorsi con azioni di accoglienza, di formazione e accompagnamento al lavoro riuscendo a inserire 20 persone in imprese for profit e altre 10 in cooperative sociali». Un lavoro, quello che permette di inserire persone svantaggiate, piuttosto articolato che va dall?accoglienza alla formazione delle persone che hanno problemi di inserimento lavorativo, prosegue con l?avviamento a un?attività lavorativa all?interno di un ambiente protetto e termina, alla fine del periodo di tutoraggio, con la ricerca di un posto di lavoro. Un impegno che difficilmente una cooperativa da sola può affrontare, ed è solo grazie all?azione integrata di più soggetti, o dei consorzi, che è possibile garantire elevati standard qualitativi dell?inserimento. Ma che ruolo avranno queste esperienze nel nuovo mercato del lavoro? «Continueremo a proseguire il nostro lavoro», riprende Cecco. « Il successo della nostra azione dipenderà sempre più dalla capacità di governare con intelligenza la flessibilità che interesserà inevitabilmente anche le fasce svantaggiate. Politiche attive a favore dei soggetti svantaggiati efficaci non possono limitarsi alla gestione dell?incontro domanda-offerta, insufficiente a garantire opportunità di occupazione. Servono azioni mirate che prendano in carico le persone fornendo servizi di approccio, di orientamento e percorsi di formazione per poi arrivare a proposte di collocamento mirato». Info: www.emporiodeilavori.it
Catania: avanti gli ultimi
A Nesima superiore, un quartiere periferico di Catania, fino a dieci anni fa gli unici datori di lavoro erano gli spacciatori e la criminalità organizzata. Né lo Stato né le istituzioni riuscivano a garantire un?alternativa, neppure la Chiesa. Don Vincenzo Giammello, prete salesiano, nel 1989 decide di costituire Centro Orizzonte Lavoro, una cooperativa trasformata in sociale nel 1991 con l?arrivo della legge 381. In poco più di dieci anni il raggio di azione si estende all?intera provincia catanese e nel 94, assieme ad altre quattro cooperative sociali costituisce il SolCo Catania che oggi conta 46 cooperative di cui alcune nate su iniziativa dei ragazzi di don Vincenzo.
«La nostra attività», racconta, «consiste nel preparare al lavoro partendo dalle cose più semplici, quelle che magari in altri contesti sarebbero date per scontate: l?importanza della puntualità, dell?educazione, del lavoro di gruppo, dell?etica del lavoro. I nostri non sono corsi di formazione professionale ma di educazione e di accompagnamento al lavoro».Una volta che i ragazzi sono pronti, c?è da trovargli un?occupazione. « Per trovare dieci imprese motivate disposte ad accogliere un ragazzo», riprende don Vincenzo, «dobbiamo contattarne almeno cento. Trovata l?impresa disponibile, firmiamo un patto d?impegno a tre: tra il datore di lavoro, il ragazzo e la nostra cooperativa». In questi anni il centro ha trovato un?occupazione a 350 ragazzi. Per i soggetti più difficili o con una forte personalità che rende inconciliabile la posizione di dipendenza, don Vincenzo e soci cercano di realizzare dei percorsi di orientamento al lavoro autonomo e di accompagnamento che hanno permesso di avviare attività indipendenti. «Attraverso la costituzione di una decina di cooperative di tipo b, che si occupano di manutenzione del verde, di raccolta differenziata e di manutenzione ordinaria, abbiamo creato altri 100 posti di lavoro».
Che ne sarà di esperienze come queste quando andrà a regime il nuovo mercato del lavoro? A don Vincenzo il nuovo collocamento così come è stato disegnato dal progetto di riforma all?esame del Parlamento non piace: «Il collocamento pubblico ha prodotto scarsi risultati ma quanto meno considerava tutti. Quando alcune funzioni saranno delegate ai privati vi è il pericolo che l?interesse sia rivolto solo a quelle categorie di persone che hanno elevate professionalità e siano facilmente occupabili. Chi si preoccuperà di trovare un?occupazione a chi ha solo la quinta elementare e non ha specializzazioni, agli ex detenuti, ai tossicodipendenti?». Il centro ha recentemente aderito a Idea Lavoro, consorzio non profit, di cui don Vincenzo è vicepresidente, autorizzato dal ministero del Welfare a svolgere l?attività di collocamento e che conta oggi sei sedi su tutto il territorio nazionale a cui se ne aggiungeranno presto altre.
Info: tel. 095.432014
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