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staminali tutte italianebper cancellare il dramma bdei bambini farfalla

ricerca Medicina rigenerativa: a Modena un polo d'eccellenza

di Chiara Cantoni

U n involucro a “pelle di giraffa”, le cui geometrie ricalcano le formule matematiche della morfogenesi dei tessuti animali: questo l’inedito pattern che definisce la facciata del Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari dell’università di Modena e Reggio Emilia, il polo più avanzato al mondo nella ricerca e nell’applicazione terapeutica delle cellule staminali epiteliali. Inaugurato il 27 ottobre e finanziato con 13 milioni di euro dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena, che ne ha curato per intero progetto e realizzazione, il Cmr vanta fra i suoi ricercatori un team di fuoriclasse nell’area della medicina rigenerativa e delle relative tecnologie.
«Non esiste al mondo un altro centro in grado di trattare tutti gli epiteli, applicando le staminali a entrambi i protocolli: di terapia cellulare, mirata alla ricostruzione di tessuti danneggiati, e di terapia genica, per la correzione di malattie genetiche della pelle mediante il trasferimento di un gene “sano” all’interno della cellula “malata”», spiega il direttore Michele De Luca , pioniere nello sviluppo di protocolli clinici di frontiera. «Siamo stati i primi a proporre un trattamento per la cecità da ustioni chimiche, attraverso la rigenerazione in vitro della superficie corneale con cellule autologhe; così come siamo stati i primi a dimostrare che è possibile utilizzare epiteli geneticamente modificati per guarire malattie dermatologiche gravi come l’epidermolisi bollosa, detta sindrome dei bambini farfalla». Un nome che sembra voler ingentilire la realtà di una patologia rara e devastante, che colpisce 500mila persone al mondo, provocandone il distacco della pelle (fragile, appunto, come ali di farfalla) al più piccolo contatto; ancor meno, 2-3mila in Europa, i pazienti interessati da una totale distruzione della cornea. «Piccoli numeri», dice De Luca, «che però mancano di alternative terapeutiche. Parliamo di malati che non hanno accesso alle cure, se non perché inseriti all’interno di un ristretto programma sperimentale. Non solo il Crm sta sviluppando trattamenti innovativi, ma li renderà accessibili su larga scala, estendendo l’intervento terapeutico a livello europeo».
Il Centro, infatti, è un autentico vivaio di nuove professionalità, sia nel campo della medicina rigenerativa sia traslazionale, che consentono il trasferimento diretto dei risultati della ricerca clinica al paziente. Complice la Holostem Terapie Avanzate srl, prima impresa biotech italiana per la produzione e distribuzione di vari tipi di staminali epiteliali. «Secondo le recenti normative europee, le colture cellulari rientrano nella categoria dei farmaci e devono attenersi alle norme Gmp (Good manufacturing practices)», prosegue De Luca. «Da qui, l’idea di costituire uno spin-off universitario che ha poi portato alla nascita di Holostem, azienda a capitale misto pubblico e privato, grazie alla partnership fra l’ateneo modenese e la Chiesi Farmaceutici». Non appena arriverà la certificazione Gmp, l’impresa partirà con la distribuzione del primo prodotto in sviluppo, la coltura di cellule staminali dell’epitelio corneale. Seguirà l’epitelio epidermico, oggi in fase di sperimentazione clinica. Prossimo step? «Lo sviluppo di nuovi protocolli per la ricostruzione di altri tessuti, come la mucosa uretrale, la mucosa del cavo orale e la congiuntiva».


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