Cultura

islam e occidente,byalla italia sbarcabanche in america

dialogo Il nostro mensile all'Hartford Seminary del Connecticut

di Redazione

Negli Usa i musulmani si sentono prima americani e poi appartenenti al loro credo. In Europa è diverso. Alla radici di una differenza basilare E ssere musulmani in Italia è una maledizione e una benedizione. Su questo tema sono stato chiamato a parlare presso l’Hartford Seminary, prestigioso istituto americano per la ricerca teologica con sede nel Connecticut, dove ai primi di dicembre ho raccontato l’esperienza del progetto Yalla Italia , il mensile delle seconde generazioni arabofane pubblicato da Vita Magazine .
Di fronte a un’audience ecumenica composta da faculty member appartenenti a tutte le fedi monoteiste, ho mostrato alcune copertine di Yalla Italia e descritto sia le difficoltà sia le opportunità dei musulmani in Italia. Nonostante fossi ospite di un’istituzione dove si respira fede e spiritualità anche davanti alla macchinetta del caffè, il mio discorso poco politically correct e anche un po’ provocatorio ha suscitato altrettanto provocatorie domande e considerazioni, a dimostrazione che non solo hanno ascoltato e compreso l’esperienza di Yalla Italia , ma soprattutto hanno proposto di lavorare insieme per costruire sinergie e investire risorse e talenti nel dialogo interreligioso.
Queste sono cose, devo confessarlo, che avvengono solo in America. Mi sono state fatte più domande (anche toste) quel giorno in Connecticut che in un anno e mezzo di convegni in giro per l’Italia; da parte di quei professionisti, che già vivono in un Paese che fa del pluralismo religioso un cardine della propria società, ho ricevuto molti attestati di disponibilità a creare sinergie e partnership, mentre qui in Italia ho raccolto solo i bla bla dei vari politici italiani di entrambi gli schieramenti e dei rappresentanti di fondazioni che solo a parole riconoscono la necessità di investire in una leadership progressista musulmana italiana ed europea che si contrapponga alla deriva conservatrice dell’Islam arabizzato in Medio Oriente.
Tutto si può dire degli americani – che sono paranoici, su molti argomenti anche tendenzialmente superficiali – ma bisogna ammettere che non esitano a riconoscere il valore del lavoro e degli sforzi degli altri e non si tirano indietro quando c’è la possibilità di trasformare un talento in un’eccellenza.
La grande sfida costituita dalla nascita di un nuovo Islam europeo che non si oppone alla separazione tra religione e politica e che fa della libertà di culto uno dei suoi cardini, paradossalmente interessa più agli Stati Uniti che all’Europa. «Siamo americani musulmani», mi hanno detto gli amici di fede islamica ad Hartford. «Siamo musulmani europei», sento spesso dire da questa parte dell’Atlantico. I think we have a problem.

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