Non profit

Ue, rush finale sul clima

Da oggi il decisivo Consiglio europeo sul pacchetto 20-20-20. Intanto l'Italia è sempre più lontana dagli obiettivi di Kyoto

di Silvano Rubino

Mentre a Bruxelles sta per comincia il round decisivo per il pacchetto europeo sull’energia e il clima, l’Italia si guadagna l’ennesima maglia nera sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Il nostro paese si colloca infatti al 44esimo posto sui 57 paesi a maggiori emissioni di CO2 (insieme producono oltre il 90% dei gas serra a livello mondiale). Per noi il protocollo di Kyoto è di fatto un miraggio lontano, stando al Climate Change Performance Index del German Watch, il Rapporto internazionale che valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati ed emergenti realizzato con la collaborazione di Legambiente. Svezia, Germania e Francia sono il terzetto di testa dei paesi più virtuosi. In quarta e quinta posizione, a sorpresa, ci sono India e Brasile. Mentre le ultime posizioni sono di Arabia Saudita, Canada e Usa. L’Italia – che perde terreno rispetto alla scorso anno quando era al 41 posto – precede di poco paesi come la Polonia e la Cina e ha le medesime performance negative del Giappone. «Una performance disastrosa», sottolinea Legambiente, «che rispecchia il cronico ritardo del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto».

A 11 anni dalla firma del Protocollo di Kyoto c’è la constatazione che l’Italia è uno dei Paesi europei dove i gas serra sono cresciuti rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%), nonostante il trattato internazione imponga un taglio del 6,5%. Una situazione che potrebbe ancora peggiorare, secondo Legambiente, «nche per il ruolo all’interno dei negoziati internazionali in corso».

Rush finale
A questo proposito, proprio da oggi si deciderà la sorte del famoso 20-20-20, che ha l’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 20% e contemporaneamente aumentare della stessa percentuale l’efficienza energetica e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, pacchetto sul quale il governo Berlusconi ha sempre espresso giudizi molto critici, Oggi e domani è il turno del Consiglio europeo, che dovrebbe approvare, nelle intenzioni della presidenza di turno francese, il pacchetto.

Qualche passo avanti è stato fatto. Per esempio sul fronte delle rinnovabili. Si è infatti concluso positivamente il negoziato a tre (‘trilogo’) fra Europarlamento, presidenza di turno francese del Consiglio Ue e Commissione europea sulla direttiva per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, uno dei pilastri del pacchetto clima. L’accordo sarà quasi sicuramente confermato dal Consiglio europeo e poi dalla Plenaria dell’Europarlamento nella prossima sessione di Strasburgo (15-18 dicembre)  e mantiene fermo l’obiettivo del 20% di energie rinnovabili in Europa entro il 2020. L’obiettivo include target nazionali vincolanti per ciascun paese UE e gli Stati membri dovranno anche migliorare l’accesso a reti energetiche per le rinnovabili. Per l’Italia l’obiettivo è il 17%, con una “clausola di revisione”, chiesta a gran voce, dal nostro governo nel 2014.

«Nonostante la pressione dell’Italia per indebolire l’obiettivo per le energie rinnovabili per minare la direttiva con clausole di revisione, nel campo delle rinnovabili», ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima del WWF Italia. «l’UE ha fatto un passo avanti verso un futuro pulito e sostenibile in campo energetico. Questo passo ha un enorme potenziale per la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo di nuove tecnologie e la sicurezza delle riserve di energia, oltre agli evidenti benefici per affrontare la minaccia dei cambiamenti climatici. Gli stessi principi dovrebbero ora ispirare i leader europei a migliorare le altre direttive del pacchetto clima perché sia davvero innovativo ed efficace».

La posizione italiana
L’impressione della vigilia è che si stia finalmente respirando quello «spirito di compromesso» che ha invocato il presidente della Commissione, José Manuel Barroso (nella foto). Il ministro degli Esteri Franco Frattini, in un’audizione alla Camera,  ha parlato di «passi in avanti verso un compromesso equilibrato». Ma, a detta del titolare della Farnesina, l’Italia resta «insoddisfatta perché i progressi sui negoziati in corso non sono ancora sufficienti. Sento voci che parlano di non negoziabilità di questo o di quell’aspetto», ha aggiunto Frattini nel corso di una conferenza stampa avvenuta a Palazzo Chigi, «ma io credo che quando si avvia un Consiglio cosi’ importante tutto questo sia controproducente. Nessuno di noi vuole ‘scassare’ gli obiettivi di fondo di questo pacchetto, ma la negoziabilità delle sue parti e’ una precondizione perche’ si possa participare con esito positivo». Frattini ha poi aggiunto che l’Italia è «un Paese  disponibile a fare concessioni e alla moderazione, ma fermo su almeno due obiettivi: la garanzia del settore manifatturiero italiano (e in questo la nostra posizione coincide appieno con altri grandi Paesi manifatturieri) e la flessibilita’ nella realizzazione dei grandi obiettivi del 2020 (ridurre del 20 per cento le emissioni inquinanti ed aumentare del 20 per cento le fonti rinnovabili entro il 2020)».

Da oggi si capirà che tipo di compromesso sarà raggiunto


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