Economia

Sussidiari o niente

«Perdendo di vista il principio base, la norma non funzionerà», dice il presidente di Cgm

di Francesco Agresti

Sui piani di zona previsti dalla legge 328 Johnny Dotti, presidente di Cgm, vuol vederci chiaro: «Abbiamo chiesto al ministero del Welfare di avviare un monitoraggio per fare il punto e stabilire con certezza dove e come sta funzionando la concertazione prevista dalla legge quadro sull?assistenza». Vita: La 328 chiama il non profit a una prova di maturità… Johnny Dotti: Ci sono molte esperienze positive in cui il Terzo settore ha mostrato di possedere notevoli capacità progettuali. Ce ne sono però altre, invece, in cui organizzazioni con poca identità sono rimaste schiacciate dai processi di esternalizzazione e non avendo ben chiara quale fosse la loro missione, sono andate a ?rimorchio? dell?ente pubblico. Noi abbiamo sempre cercato di spingere verso operazioni di sviluppo locale facendo comprendere ai nostri consorziati che i tavoli di coordinamento rappresentano luoghi dove portare e non solo prendere risorse. Il rischio è invece quello che si vada a dialogare con l?amministrazione pubblica non per progettare ma per decidere chi e come deve gestire i servizi che ci sono già. Vita: E gli enti pubblici, come reagiscono? Dotti: Le amministrazioni devono maturare la consapevolezza che il loro ruolo sta cambiando. Non più solo gestori ma anche promotori e controllori e affinché ci sia promozione e controllo deve esserci alla base un rapporto fiduciario. Inoltre, con la modifica del Titolo V della Costituzione, la 328 rischia di rimanere solo un riferimenti culturale. Ogni Regione potrà interpretarla come crede, creando così un problema di certezza del diritto. Vita: Occorre quindi aggiustare il tiro? Dotti: Non si tiene in giusta considerazione che il principio di fondo della 328 è la sussidiarietà. In giro vedo invece operazioni di lifting, come la creazione di aziende municipalizzate, che con la sussidiarietà non c?entrano nulla ma rappresentano solo un modo per favorire il ritorno a vecchie forme di statalismo.


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