Famiglia

ROM. Cosa succede a Firenze, Bologna e Verona

Non toccate dal censimento del Viminale, le tre città affrontano la presenza dei 'nomadi' ognuna a suo modo. Con un unico punto in comune: "Gli sgomberi", denunciano gli operatori

di Daniele Biella

Sgomberi su sgomberi. Nelle città a maggior presenza rom e sinti ma non toccate dal censimento sembra essere questa la regola. «Un leit motiv già in atto da tempo che con l’inasprirsi dei proclami anti-rom è aumentato a dismisura», rivela Matteo Pegoraro, responsabile del gruppo Everyone, ente che opera contro le discriminazioni e che di recente ha portato in “viaggio umanitario” tra i campi abusivi italiani l’europarlamentare ungherese rom Victoria Mohacsi.

«Per chi non vive in insediamenti regolari, dove la situazione è tollerabile, è un inferno senza fine: ogni giorno ci arrivano segnalazioni di gente buttata per strada dalle stesse forze dell’ordine», riprende Pegoraro, «a Firenze, dove al massimo si arriva a 600 rom, ne siamo testimoni diretti: è una caccia continua».

Anche a Bologna sono arrivati gli sgomberi: «nel 2009 è tempo di elezioni e la città ha bisogno di un’immagine positiva. Per questo l’amministrazione comunale “ripulisce” le strade dai rom», spiega Davide Lucchetti dell’associazione Harembe. In città l’ultimo dei cinque campi nomadi attrezzati, a Trebbo di Reno, (dove a fine 2007 aveva perso la vita Florid, 4 anni, nell’incendio della sua baracca), è stato chiuso il 30 settembre 2008. «Quello che noi siamo riusciti a fare è stato inserire in case private l’80% dei 500 rom presenti in città», rivela Daniele Bergamini, presidente della cooperativa sociale La piccola carovana. Per chi non ha trovato posto, gli sgomberi. E la paura. «Si è avvertito l’eco del censimento: temendo persecuzioni, le famiglie che vivevano in campi abusivi vagano con il camper senza una meta fissa», aggiunge Bergamini, «tra loro ci sono bambini e anziani bisognosi di cure: prima potevamo rintracciarli, ora non più».

Un luogo pacifico per la comunità rom era invece fino a poco tempo fa Verona. Nonostante fosse guidata da un sindaco, Flavio Tosi, condannato in appello il 21 ottobre 2008 a due mesi di reclusione (che non sconterà) e a un risarcimento per una raccolta firme razzista anti-rom quando era consigliere comunale. «A parte questo Verona è sempre stata una città tranquilla per i 500 rom e i sinti presenti. Almeno fino a due mesi fa», spiega Carlo Berini dell’associazione Sucar drom, «poi ecco due fatti: il 5 settembre una famiglia rom italiana fermata e picchiata dai carabinieri in una piazzola di sosta a Bussolengo, e il 25 settembre un blitz di 150 agenti in un campo regolare di sinti per presunte irregolarità». L’associazione ha pronte azioni legali. «In città l’aria è cambiata, di certo non per colpa dei rom».


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