Economia
Lavoro: più sociale al collocamento
Cambia il sistema, aumentano le forme contrattuali flessibili. Tra pochi mesi una piccola rivoluzione investirà il modo di dare e cercare occupazione.
Non più, e non solo, inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati ma promotori e gestori di politiche attive del lavoro. La proposta di riforma, attualmente all?esame del parlamento, che dovrebbe entro primavera ridisegnare il mercato del lavoro attribuendo ai privati alcune delle funzioni svolte finora solo, e male, dal servizio pubblico, offre spazi anche alla cooperazione sociale che si candida come interlocutore privilegiato delle persone che hanno difficoltà a trovare un?occupazione, siano esse soggetti svantaggiati o non.
Dalla sua, la cooperazione sociale offre un?esperienza decennale in tema di politiche attive del lavoro, che non si è quasi mai limitata al solo inserimento ma ha accompagnato lungo un percorso articolato, spesso realizzato da più cooperative sociali, sia di tipo a che b, o da consorzi che, partendo dall?accoglienza e passando per la formazione, arriva fino alla ricerca di un?occupazione.
«Da tempo la cooperazione sociale», spiega Silvia Guazzini, del progetto Politiche del lavoro di Cgm, «sta promuovendo sul territorio servizi per l?impiego. Da poco è stata costituita una società, la Obiettivo Lavoro Servizi (cui partecipano la società di lavoro interinale Obiettivo Lavoro e la società di collocamento privato Emporio dei Lavori, con cui da tempo abbiamo un rapporto societario) che attraverso i suoi sportelli offre servizi di lavoro interinale e di collocamento ».
Negli ultimi anni la cooperazione sociale con la sua attività sul fronte delle politiche attive del lavoro ha precorso i tempi dando vita a iniziative che le permettono oggi di candidarsi a pieno titolo nella gestione dei servizi andando anche al di là dell?ambito di competenza inizialmente definito dalla legge 381, proponendosi sul mercato al pari delle altre società profit. «Gran parte dei servizi finora offerti», prosegue Silvia Guazzini, «erano sostenuti finanziariamente da enti pubblici, comuni e Asl che affidavano a cooperative sociali i servizi di inserimento lavorativo sostenendone i costi. Ora invece la cooperazione speciale si apre al mercato privato non solo rispetto al collocamento obbligatorio previsto dalla legge 68, ma più in generale verso tutti i servizi finalizzati al collocamento».
«In molte zone», sottolinea Andrea Fora, presidente di Federsolidarietà Umbria e di Frontiera Lavoro, cooperativa sociale di tipo a di Perugia che dal 94 gestisce sportelli di accompagnamento, «le cooperative sociali hanno conquistato una credibilità maggiore di quella di cui godono gli uffici del collocamento anche tra coloro che non rientrano nelle fasce ?deboli?. Il radicamento e la conoscenza del territorio, oltre alla continua interazione con la comunità locale, permettono di realizzare azioni mirate».
Le diverse esperienze rischiano però, se rimangono isolate, di rappresentare solo una timida alternativa al pubblico e al privato non profit e per questo Cgm ha messo a punto un progetto nazionale che invece le raccoglie.
«L?iniziativa elaborata da Cgm», riprende Fora, «ha permesso di raccogliere queste competenze in una cornice più definita, eliminando il rischio che il lavoro svolto finora venisse relegato in una posizione marginale rispetto al ruolo riconosciuto al servizio pubblico e agli altri soggetti privati». Che spazi offre alla cooperazione sociale il nuovo mercato così come sarà ridisegnato dalla riforma? «La riforma può contribuire a sviluppare le attività finora svolte», dice Fora, «molto dipenderà dalla sensibilità degli enti locali e in particolare delle province, dalla loro capacità di costruire un sistema di servizi per l?impiego che comprenda anche il lavoro svolto dal privato sociale».
Le società di lavoro temporaneo avranno un ruolo di rilievo nel futuro mercato: da tempo in diverse realtà sono stati avviati rapporti di collaborazione con la cooperazione sociale che sembrano funzionare (vedi box a fianco). Per le coop sociali, le agenzie rappresentano un?opportunità in più per trovare un?occupazione, e le società di lavoro temporaneo trovano nelle cooperative organizzazioni in grado di proporre persone che hanno già seguito un percorso di lavoro in un ambiente protetto.
«Il lavoro temporaneo», sottolinea Michele Amoroso, amministratore unico della società di lavoro temporaneo Ge.Vi., «attraverso, ad esempio, il passaggio diretto tra aziende, misura sostenuta dalla legislazione ma anche largamente diffusa nella realtà, ha contribuito a creare diverse opportunità di inserimento».
«Con Cgm», conclude Fora, «abbiamo avviato rapporti con Obiettivo Lavoro, con cui abbiamo definito un codice etico, partendo dall?idea che l?interinale può essere uno degli strumenti, non certamente l?unico, che possono concorrere all?inserimento lavorativo anche di fasce deboli. E stiamo studiando delle formule contrattuali su misura per i disabili da inserire in aziende che devono assolvere l?obbligo previsto dalla legge 68».
Una chance,ma che sia per tutti
Doveva essere approvata in via definitiva dal Senato entro la fine del 2002, invece, per toccare con mano i primi effetti della riforma del mercato del lavoro, dovremmo attendere ancora qualche mese. Dal Welfare fanno sapere di aver già pronti i decreti legislativi. Abolita la legge 1369 del 1960, quella che vieta l?intermediazione di manodopera, si aprirà il mercato a nuovi soggetti, introducendo nuove forme contrattuali più flessibili e capaci di creare nuova occupazione. Con un dubbio:
chi penserà ai soggetti deboli?
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