Welfare

Violenze in carcere contro editore web cinese

Il suo sito aveva esaltato l'anniversario dei fatti di Tienanmen. Ora è online grazie a un gruppo di studenti americani

di Gabriella Meroni

Un editore cinese accusato di aver tentato di rovesciare il governo per aver pubblicato sul suo sito web degli articoli che commemoravano il movimento pro-democrazia del 1989 ha subito abusi in carcere, secondo quanto riportato da fonti non ufficiali cinesi. Huang Qi e sua moglie Zeng Li vennero arrestati nella città di Chengdu il 3 giugno 2000, il giorno precedente all’undicesimo anniversario della repressione delle proteste per la democrazia di piazza Tiananmen del 1989. Zeng Li fu rilasciata dopo tre giorni, il marito è attualmente detenuto. Secondo un bollettino pubblicato sullo stesso sito di cui Huang era responsabile (6-4tianwang.com), l’editore avrebbe perso un incisivo, sofferto una ferita sulla testa di circa tre centimetri e subito danni ai testicoli in seguito agli abusi subiti in carcere. Per i divieti imposti dalle autorità carcerarie, l’avvocato incaricato di occuparsi del suo caso l’avrebbe incontrato solo una volta dal momento del suo arresto. Il 14 luglio 2000 Huang fu incriminato per “aver incitato a rovesciare il governo” e per “aver incitato alla divisione del paese”. Le accuse si riferivano agli articoli inseriti da Huang nella sezione cinese del servizio di informazione del suo sito fra marzo e giugno del 2000. Altri capi d’imputazione si riferivano al contenuto del suo sito web, in cui apparivano alcuni articoli sul massacro di piazza Tiananmen. Se condannato, Huang, il cui processo non è ancora stato celebrato, rischia fino a dieci anni di prigione. Il sito 6-4tianwang.com, chiuso dalla polizia di Chengdu nel febbraio 2000, è ora attivo grazie al sostegno di un gruppo di studenti cinesi che lo fanno funzionare dagli Stati Uniti. Nonostante le autorità cinesi abbiano varato solo di recente leggi restrittive sull’uso di internet, le leggi sulle pubblicazioni già in vigore sono state applicate duramente, per tutto il 2000, per mettere a tacere chi ha usato internet per diffondere materiale ritenuto offensivo o pericoloso dal governo. Qi Yanchen, condannato per sovversione a sette anni di prigione il 19 settembre 2000, è stato il primo cinese ad essere stato condannato per aver pubblicato materiale su internet. Le accuse si riferivano a degli articoli scritti da Yanchen con lo pseudonimo di Ji Li fra novembre 1998 e il Gennaio 1999 e pubblicate dal periodico Open, di Hong Kong.


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