Salute

Speranze dalle staminali neurali

«I test sull'uomo potrebbero partire entro il prossimo anni», annuncia il professor Angelo Vescovi. Cauto Mario Melazzini (Aisla): «In questi anni di annunci ne abbiamo sentiti tanti»

di Maurizio Regosa

«Potrebbero partire entro il prossimo anno in Italia i primi test sull’uomo per la cura della sclerosi laterale amiotrofica (Sla): eseguiremo iniezioni multiple con sottilissimi aghi di cellule di cellule staminali neurali prelevate da feti abortiti». Lo ha annunciato Angelo Vescovi, professore di Biologia Cellulare, Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università Bicocca e dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano, Direttore della Banca di Cellule Staminali Cerebrali di Terni, nel corso di un congresso tenutosi a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità ed organizzato da Neurothon Onlus – Associazione per la Ricerca sulle Malattie Neurodegenerative – in collaborazione con il Centro Sla, dell’Università del Piemonte Orientale e dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara.

La speranza è che nel corso del prossimo anno sia possibile passare dalla fase di laboratorio alla sperimentazione clinica su dieci pazienti (molto probabilmente avverrà a Terni). «Già per aprile i protocolli dovrebbero essere pronti», ha aggiunto la scienziato, «attenderemo le necessarie autorizzazioni per iniziare a valutare la sicurezza di questo approccio sull’uomo, dopo i risultati positivi ottenuti sull’animale». Naturalmente c’è molta attesa rispetto a questa sperimentazione, la prima che utilizza le staminali neuronali per combattere la Sla che solo in Italia colpisce 7mila persone e porta alla distruzione dei motoneuroni. «Speriamo che Vescovi ottenga in tempi rapidi la certificazione per il laboratorio e possa così sperimentare questo protocollo», commenta Mario Melazzini, presidente di Aisla, che aggiunge: «Annunci di questo tipo purtroppo in questi ultimi anni si sono succeduti ripetutamente. Ovviamente prendiamo atto della buona volontà e dell’impegno».


In effetti, questa sperimentazione, la prima che utilizza le staminali neurali (coinvolgerà, oltre ai due centri milanesi nei quali lavora Vescovi, anche l’Università del Piemonte Orientale, la Banca delle staminali cerebrali di Terni e l’Università di Padova), si affianca ad altre in corso che indagano su queste cellule seguendo altri percorsi e ad alcuni trial farmacologici. Quanto tempo richiederà nessuno è in grado di dirlo: «Non ci sono dati specifici», sottolinea Melazzini, «difficile valutare quanto questa sperimentazione possa durare. Anzitutto occorre stabilire il sito e il metodo delle iniezioni e soprattutto comprendere quale obiettivo ci si pone. Immagino che l’obiettivo sia quello di contribuire a rallentare il decorso della malattia».


«Siamo ottimisti» – ha detto Vescovi – «le celllule staminali neurali presentano potenzialità notevoli, come hanno confermato anche colleghi stranieri che le stanno studiando». I primi risultati del trial, che punta a stabilire la sicurezza dell’approccio «arriveranno nel 2010» – ha annunciato nel corso del convegno romano Letizia Mazzini, neurologo del centro Sla dell’Università del Piemonte Orientale – «e lo studio coinvolgerà circa venti ricercatori in questa fase».


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