Volontariato
CULTURA. La biblioteca del patrimonio immateriale è pronta
Si chiude il viaggio dell’Unpli tra le tradizioni dell’Italia sommersa. Nardocci: «In futuro dobbiamo puntare sul turismo dei borghi e dei beni culturali”
di Luca Zanfei
Dalle maschere tradizionali di Mamoiada in provincia di Nuoro, alle filastrocche e ninnananne di Cunico vicino Asti. Passando per il Palio storico di Fucecchio, nei pressi di Firenze. Tradizioni, storia e saperi che adesso verranno “archiviati“ nella Bibliomediateca del patrimonio Culturale Immateriale italiano, a Civitella D’Agliano. Si conclude così, “Sos Progetto Patrimonio Culturale Immateriale”, un viaggio nell’immenso tesoro culturale di 38 località italiane, dal Sud al Nord del Paese, che l’Unpli ha intrapreso a marzo, con il chiaro intento di preservare il patrimonio storico e tradizionale dei piccoli borghi in emergenza insediativa.
Un anno di lavoro, 32 mila chilometri percorsi, 800 persone coinvolte, 80 ore di assemblee pubbliche, 300 interviste, 100 ore di filmati, 4mila fotografie. Sono i numeri del progetto che ha coinvolto le sei mila pro loco sparse per tutto il territorio nazionale e che ha potuto contare sul sostegno di vari soggetti pubblici e privati, tra i quali la Rai, il Cnr, la Regione Lazio e la Società Geografica Italiana. Obiettivo? Tutelare il patrimonio culturale immateriale e valorizzare contestualmente il territorio attraverso iniziative sostenibili e sensibili all’ambiente. Un’esperienza che nei dodici mesi di attuazione si è trasformata lentamente in una sfida . “Siamo l’unico progetto operativo sul recupero delle tradizioni in Italia – spiega Claudio Nardocci, presidente del Unpli – Questo ci riempie di orgoglio perché ci siamo resi conto della sua importanza dal punto di vista simbolico, ma anche economico e di sviluppo di quei territori coinvolti”. Ma il progetto di valorizzazione culturale non finisce qui. “Stiamo cercando di convincere i piccoli comuni ad adibire locali e spazi per la trasmissione delle competenze e dei saperi tradizionali alle generazioni più giovani – continua Nardocci – Altrimenti rischiamo di perdere delle conoscenze fondamentali per la nostra storia”. E dietro lo sforzo che da anni le pro loco fanno per salvare i piccoli borghi e la storia di un’Italia sommersa, c’è la proposta di un nuovo modo di vivere il turismo. Che lo stesso Nardoni promuove: “a breve chiameremo gli operatori turistici per aprire un confronto serio sulla necessità di puntare su un turismo dei borghi e dei beni culturali”.
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