Economia

Il credito comebdiritto, la svoltabche aspettiamo

Il commento Le banche di domani

di Redazione

Temi come l’inclusione finanziaria non dovrebbero costituire la parte marginale di un bilancio sociale. Qualcosa si sta muovendo, in Italia. Sarà una tendenza duratura? di Giuseppe Ambrosio
C i si chiede, soprattutto in questo momento storico di grande crisi economica e finanziaria, cosa possa significare “responsabilità” per una singola banca e complessivamente per il sistema bancario. Ovviamente in questa fase sono evidenti alcune collusioni del sistema che, per favorire il vantaggio di pochi, stanno trascinando il mondo verso un disastro di fiducia e quindi di stabilità da cui ci risolleveremo con molta difficoltà. Almeno questo è ciò che dicono i principali studiosi e gli opinion leader della finanza mondiale. Ma forse non è questo il punto.
Purtroppo la questione è molto più profonda e ci porta direttamente alle origini delle imprese bancarie. Intanto, ed è bene sottolinearlo, di imprese trattasi, quindi con un azionista di riferimento che pretende una remunerazione del proprio capitale di rischio. Ma si tratta di imprese molto particolari perché hanno nel loro dna un ruolo sociale incredibile, quello di favorire lo sviluppo del sistema economico consentendo alla liquidità di diventare credito, attivando così i benefici meccanismi della fiducia e del patto tra persone.
Ma è di queste banche, e di questo sistema bancario, che abbiamo bisogno nel terzo millennio? Forse no, e la risposta è frutto proprio dei motivi per cui oggi una banca non è più “responsabile”. L’origine storica e la funzione sociale ci portano infatti ad affermare che un’impresa bancaria è “responsabile” nel momento in cui i propri sforzi sono tutti completamente ed inequivocabilmente messi a disposizione dell’accesso al credito. Temi come l’inclusione finanziaria non dovrebbero costituire la parte marginale di un bilancio sociale. Riuscire a considerare il credito come un diritto non dovrebbe essere la voce di alcuni (il premio Nobel Yunus) o il comportamento di pochi (il sistema delle banche e degli istituti finanziari etici o di comunità come le Bcc). Forse però il sistema bancario italiano ha compreso l’importanza dell’inclusione e il lavoro di alcuni grandi player va in questa direzione (è il caso di Banca Prossima) anche se è arrivato il momento di industrializzare tali progetti cominciando dalla formazione dei bancari che, sempre più frequentemente, si troveranno ad avere a che fare con persone ed organizzazioni definiti nel secolo scorso come “non bancabili”. O comunque questa è la nostra speranza.


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