Cultura
Bari mette alla sbarrabi furbetti del contrassegno
Per la prima volta, 50 persone sono state accusate di occupazione di suolobpubblico, truffa e uso di atto falso. La Fish: «Bene, ma non basta»
S arà il tempo, e soprattutto l’esito dei processi, a stabilire se è la strada giusta. Di certo, quella imboccata dalla Procura della Repubblica di Bari sembra una via finora mai battuta contro i furbetti del contrassegno. Quegli automobilisti, cioè, che per trovare il parcheggio facile esibiscono sul parabrezza pass falsi per disabili oppure intestati a parenti. Quasi cinquanta persone che, secondo quanto è emerso dall’inchiesta condotta dal sostituto procuratore del capoluogo pugliese, Francesco Bretone, parcheggiavano le vetture negli spazi gialli riservati ai disabili o sulle strisce blu senza pagare il “grattino”. Soprattutto, senza avere titolo. Dovranno rispondere, questa la novità dell’indagine, di occupazione di suolo pubblico, truffa e uso di atto falso.
«Si tratta di tre ipotesi di reato che, a memoria, non credo siano state configurate in precedenza dalla magistratura», osserva Pietro Barbieri , presidente della Fish – Federazione italiana superamento handicap. Occupazione di suolo pubblico perché parcheggiavano abusivamente su aree di proprietà pubblica, truffa in quanto non pagando il grattino provocavano un danno alle casse del Comune, uso di atto di falso perché si servivano di pass intestati a persone decedute.
«Ben vengano», osserva Barbieri, «gli interventi dei magistrati. Il punto, tuttavia, è che si tratta di un costume generalizzato contro il quale può fare poco la repressione». Secondo il presidente della Fish, all’origine del fenomeno ci sono il numero ridotto di parcheggi, l’utilizzo eccessivo dell’automobile da parte degli italiani e una normativa, quella sul contrassegno, ormai datata. «Risale agli anni 70, quando il numero di persone non autosufficienti era inferiore all’attuale. Oggi invece i disabili, grazie alla maggiore autonomia, utilizzano abitualmente la macchina».
Secondo Barbieri l’Italia potrebbe mutuare l’esperienza dei Paesi che hanno introdotto una differenziazione dei parcheggi a seconda delle caratteristiche del disabile. «Le esigenze di una persona che esce per andare al lavoro sono diverse da quelle di un anziano che resta più a lungo a casa».
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