Economia

Meno charity più stakeholderbLa Csr come modello di governo

di Redazione

«Sino a oggi il bilancio sociale è stato vissuto troppo spesso solo come un’operazione di comunicazione» D i fronte all’opacità informativa che ha consentito a quelle “bombe a orologeria” chiamate subprime di circolare liberamente, il modello di Csr fin qui elaborato continuerà a reggere? Interrogativo legittimo. E al quale gli esperti danno risposte diversamente articolate. Alcuni tirano una linea netta fra passato e futuro. Come fa per esempio Lorenzo Sacconi , docente a Trento di Politica economica: «Fino a oggi si è registrato un impegno particolarmente a livello associativo, l’Abi con i suoi PattiChiari, cui però i singoli istituti hanno aderito balbettando e per i quali non si può dire che la responsabilità sociale sia diventata oggetto di consapevole riflessione. Hanno introdotto correttivi e sistemi di rendicontazione come i bilanci sociali, ma questo paradigma non è diventato prevalente. Un solo esempio: non hanno sfruttato l’opportunità del sistema duale per creare una governance multistakeholder, ma per moltiplicare le responsabilità». Come a dire che non sono state veramente usate le opportunità di una visione moderna che comprenda tutti i portatori d’interesse e che il bilancio sociale è stato vissuto troppo spesso come un’operazione di comunicazione. «Il sistema bancario italiano sembra meno coinvolto da questa crisi», spiega Sacconi, «e ciò consente strategie serie, che potranno assumere la Csr non come azione di charity o come bilancio sociale, ma come modello di governo. Ho ragione di pensare che il meccanismo di PattiChiari diventerà molto più stakeholder oriented». Meno charity fatta passare per responsabilità sociale e più sostanza, insomma. «Anche perché la disponibilità economica sarà minore», chiosa il professore.


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