Non profit

Il clochard bruciato per “divertimento”

Lo hanno ammesso, quattro giovani "normali": "Abbiamo dato fuoco al clochard per divertirci".

di Franco Bomprezzi

Difficile da capire, difficile da spiegare, terribile nella sua agghiacciante stupidità. La notizia dell’arresto di quattro giovani, che hanno confessato di aver dato fuoco a un clochard di Rimini, trova nei giornali di oggi uno spazio importante, e le frasi intercettate nelle telefonate dei ragazzi sono un documento su cui riflettere.

 

“Clochard bruciato, 4 in cella volevamo divertirci” è il secondo titolo del Corriere della Sera di oggi sotto all’apertura appaltata all’euforia delle borse dopo il salvataggio di Citigroup. A Rimini sono stati arrestati quattro giovani locali tra i 19 e i 20 anni, incensurati e di buona famiglia per il tentato omicidio di Andrea Severi, 44 anni, clochard dato alle fiamme mentre dormiva su una panchina del capoluogo romagnolo il 10 novembre. Secondo le indagini, i quattro, che hanno confessato, avrebbero anche scherzato tra di loro, al telefono, mentre leggevano i giornali che riportavano la notizia del gesto. I quattro del branco sono: l’elettricista Matteo Pagliarani, 19 anni, lo studente Fabio Volanti, 20 anni, il perito chimico Enrico Giovanardi, 19 anni e il barista Alessandro Bruschi, 20 anni. Sarebbe stato quest’ultimo a versare la benzina sul clochard. Il sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli fatica come tutti a darsi una spiegazione: «Ciò che spaventa è che un’azione del genere sia stata determinata, a quanto pare, dal nulla». Francesco Alberti nel suo pezzo raccoglie le intercettazioni che hanno portato all’arresto. Alessandro Bruschi alla fidanzata: «Dovevi vederlo il barbone dentro il fuoco. Gli ho buttato addosso tutta la benzina che avevo. Lui non fiatava, dormiva». E ancora: «Avessi visto come si dimenava, quante fiamme…poi siamo dovuti scappare». Secondo le ipotesi del pm Ercolani l’attentato è stato premeditato. Una notte di fine ottobre la banda ha avvicinato il clochard, che dormiva, lanciandogli addosso petardi e qualche sasso. Il raid, grazie a un testimone, finisce sui giornali e loro assaporano il piacere di «sentirsi importanti». Perché allora non alzare il tiro? «Proviamo col fuoco». Si organizzano e comprano una tanica da 5 litri. Dopo aver assistito al rogo, se ne sono andati, per poi ritornare sul luogo del delitto per vedere l’intervento delle ambulanze e delle telecamere.

Su Repubblica fotonotizia in prima per l’allucinante vicenda di Rimini, “Hanno dato fuoco al barbone «Volevamo solo divertirci»” è l’agghiacciante autodifesa dei 4. La cronaca è a pagina 19, firmata da Luciano Nigro che è andato a Rimini. Da lì riferisce che gli investigatori sono stati messi sulla pista giusta da una donna che qualche giorno prima del fatto aveva sentito i 4 giovanotti (ventenni o poco meno) farneticare sull’ipotesi di bruciare un barbone. Poi lunedì scorso sono passati all’azione. Ovviamente tutti dicono che si tratta di ragazzi per bene ma forse è il caso di puntualizzare cosa questo significhi. Almeno se si presta attenzione a quanto i 4 (che lavorano, niente droga, niente politica, poco alcol) affermano. «Gli ho buttato tutta la benzina che avevo. Ho visto il fuoco che si alzava e il barbone è cascato. Poi si è rialzato tra le fiamme». Loro lo definiscono «lo scherzo»… e ovviamente non si erano resi conto. In appoggio Michele Smargiassi, in “Arancia meccanica di provincia tra bar, lavoretti e pochi ideali”, sottolinea che non è nemmeno gioventù bruciata (questo il nome in codice dell’operazione che li ha individuati): «Ma dove bruciata? Neanche scottata. Nessun precedente… Stipendi in tasca. Abitano coi genitori. Bruciata? Gioventù fredda e normale, come la noia che ha partorito quest’idea feroce…». Non è gente né emarginata né in difficoltà…

“L’abbiamo bruciato, volevamo divertirci” titola in prima pagina La Stampa. Nella cronaca emergono due aspetti della vicenda: «da una parte è stata una bravata, dall’altra volevano punirlo perché in tv si era definito amico dei vigili e delle forze dell’ordine» ricostruisce il capo della squadra mobile di Rimini, Nicola Vitali. Il sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, parla di «emergenza educativa» e annuncia che il Comune si costituirà parte civile contro i quattro.

 

Sul Giornale la vicenda trova una spalla in copertina e poi a pagina 10. Il fatto è accaduto due settimane fa e ieri la confessione dei 4 ragazzi inchiodati dalle intercettazioni delle forze dell’ordine che erano sulle loro tracce perché la banda era stata individuata come gruppo di teppisti e segnalato ai vigili dallo stesso barbone. I ragazzi venuti a conoscenza della spiata si sono voluti vendicare. Alla polizia nei giorni seguenti l’attentato arrivarono due importanti segnalazioni: un lettera di una targa di auto a tutta velocità nei pressi dell’attentato e poi nel bar in cui lavorava Bruschi, qualcuno ha sentito una conversazione dove si parlava di bruciare un barbone. Le intercettazioni sono agghiaccianti. Tutti vivono in famiglia. Il commento è di Massimo de Manzoni: «Ma se non è il Nord est nessuno si indigna». Manzoni sottolinea la non reazione da parte della sinistra: «questo fatto è accaduto nella rossa Emilia Romagna e la sinistra tace, se fosse successo a Milano o a Verona apriti cielo». Manzoni ripercorre altri casi, Parma, Verona, Roma e Genova in cui si è fatto subito silenzio per motivi politici. Manzoni conclude: «Troppo banale raccontare la semplice verità. raccontare che il razzismo esiste, o meglio che esistono i razzisti. Raccontare che la cattiveria è di questo mondo indipendentemente da chi lo governa, che la madre dei delinquenti è sempre incinta, come quella degli ipocritamente corretti».

 

Il manifesto ha un piccolo richiamo in prima “Bruciano il clochard «per divertimento» confessano i 4 ragazzi” per l’episodio di Rimini. «Bruciano per divertimento. Una bravata di cui auto-compiacersi al telefono, soprattutto per la risonanza che questa ha avuto nei mass media, ormai termometro di qualunque atto e gesto» è l’attacco dell’articolo di Orsola Casagrande a pagina 8. «Rimini d’inverno assomiglia a Blackpool, luogo di vacanza tradizionale della working class inglese. È come un luna park le cui luci sono tutte spente. E si sa che non si riaccenderanno per mesi. Un luna park senza luci è qualcosa di estremamente triste (…) Non è difficile credere che la riviera romagnola d’inverno sia, come sintetizza laconicamente un giovane locale, “la morte civile”. (…) Il pm Davide Ercolani ha confermato che “non c’è alcuna matrice razziale o politica” nel gesto. Una “bravata”. Come se l’assenza di una matrice politica o razziale ben definita potesse in qualche modo rendere meno grave l’attacco. Gli autori sono uno studente universitario, un perito chimico tirocinante, un barista e un elettricista. Ragazzi “normali”. Che hanno anche ammesso di aver già preso di mira in passato lo stesso clochard, lanciandogli addosso petardi e sassi. “Normali” dimostrazioni di fastidio nei confronti di qualcuno evidentemente considerato “diverso”, “inferiore”». In un box la dichiarazione del sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli «…la loro azione è stata determinata dal nulla. E questo spaventa molto di più di ogni altra, seppur allucinata, motivazione. Potrebbero essere i nostri figli», nel box anche la notizia che il Comune si costituirà parte civile. Il primo cittadino prosegue: “C’è una frattura sempre più ampia tra il mondo dei giovani e la vita. La colpa ricade su una superficialità diffusa, apatica ed egoista, su una speranza nel futuro che non è più tale, su chi non sa ascoltare né parlare un linguaggio che non sia quello del fatuo perbenismo o della stanca ripetizione di un quadro di valori deboli”.

 

Su Avvenire, in un editoriale di Marina Corradi (“Se l’altro non è riconosciuto come uguale a se stessi”, pag. 2), ci si interroga sulla presunta “ordinarietà” di questi ragazzi e ci si chiede, quindi, quale razza di normalità sia quella che permette a quattro giovani qualunque di attentare alla vita di una persona semplicemente “per noia”. Provocatorio il titolo del fondo a pag. 12: “Il barbone bruciato da 4 «bravi ragazzi»”, un pezzo di cronaca senza commento. Secondo le forze dell’ordine si è rivelato decisivo per una svolta nelle indagini l’aiuto dei cittadini, segno che «la società civile è ancora sana», ha detto l’assessore alla Polizia municipale di Rimini, Roberto Biagini.


E inoltre sui giornali di oggi:

Crisi e famiglie

Il Sole 24 Ore – «Bonus figli e tariffe ferme»: così il Sole riassume le politiche del governo contro la crisi. Come al solito ci sono ottime tabelle e grafici che fanno il punto: il bonus cash per pensionati o famiglie numerose andrà dai 150 agli 800 euro; le tariffe di luce, gas, autostrade e ferrovie saranno bloccate; social card da 120 euro per tre mesi (poi 40 euro al mese) e sconti in negozi convenzionati; proroga della rinegoziazione e altre misure per alleggerire i mutui. Ampio spazio anche a quello che ha detto Tremonti ieri all’assemblea di Federcasse, che si riassume così: la Finanziaria non si tocca, è la nostra ancora di salvezza, l’Italia sta meglio del previsto ma dobbiamo tenere duro. Il Sole, dal tono dell’articolo, ci crede.

 

Il Giornale – Apertura e poi a pag. 2 “Ecco chi avrà aiuti del Governo”: in particolare si tratta di bonus pensionati e figli, 120 euro a Natale con la social card. Blocco delle tariffe di luce e gas. Anche detrazioni fiscali alle aziende con riduzioni degli acconti fiscali, detrazione parziale dell’irap, dell’ires e versamento dell’Iva solo all’incasso. Intenzione di aumentare gli ammortizzatori con i fondi Ue per tutelare i lavoratori atipici. Sono in arrivo interventi anche sui mutui. A garanzia dei depositi bancari messi a disposizione 10 miliardi , «ma nessuno li ha chiesti e questo è un ottimo segnale», ha detto Berlusconi. Via libera dei provvedimenti venerdì. A pag. 2 intervista a Luigi Angeletti, Uil, che dice «Condivido i provvedimenti. Per le famiglie e il supporto al credito servono 3-4 miliardi». Sempre a pag. 2 in taglio basso. Il retroscena chi è il segretario della Cgil? Quello che partecipa al tavolo delle parti sociali e annuncia lo sciopero del 12 dicembre o quello ombra che ben prima che cominci qualunque tavolo di confronto fra sindacati e governo ha già detto che lo sciopero del 12 dicembre si farà? Il titolo del pezzo a firma di Gian Battista Bozzo è una mezza risposta: “Epifani cede alle spinte di sinistra: «sciopero lo stesso»”.

 

Repubblica – Editoriale di Tito Boeri, “Come trovare più soldi per le famiglie”. I 4 miliardi annunciati dal governo per le famiglie sono troppo pochi e sono dispersi al solito in mille rivoli. Saranno del tutto inefficaci, sostiene l’economista de Lavoce.info. Ci sarebbe un mezzo per fare interventi più ambiziosi senza mettere a repentaglio i conti publbici. Ma ci sono due condizioni. «La prima è saper scegliere le priorità… Solo pochi interventi mirati, consistenti e duraturi… La seconda condizione è saper approfittare della recessione per rimettere la casa in ordine». Tra le priorità, la riforma degli ammortizzatori sociali; recuperare la lotta all’evasione (il governo in carica ha abolito una serie di misure introdotte dal precedente esecutivo) servirebbe ad alleviare la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. La riduzione del prelievo fiscale sul lavoro potrebbe essere inoltre finanziata da tagli mirati e fatti capitolo per capitolo.

 

Il manifesto – L’apertura è dedicata al piano anti-crisi del governo: una grande foto a colori, in primo piano la mano di un questuante con pochi spiccioli e il titolo a sfondare “Il cavaliere della mancia”. «Un po’ di miliardi in opere pubbliche e una manciata di euro per gli indigenti. Tremonti si appella agli “uomini forti e liberi”, mentre l’Italia precipita nella classifica della competitività. E la Cgil prepara lo sciopero generale». Tre le pagine dedicate al tema.

Scuole

Il Giornale – Alle pagg. 8 e 9 viaggio fra gli istituti d’Italia tra muri pericolanti, pavimenti sfondati e impalcature perenni. Il Giornale dà voce all’associazione Cittadinanzattiva che denuncia: «la metà degli edifici non ha l’agibilità».


Ue e Ogm

Repubblica – A pagina 26 lettera di Emma Bonino: “Ogm, perché la norma Ue garantisce i consumatori”. Si riferisce all’entrata in vigore del nuovo regolamento sugli Ogm, che a suo dire non cambierà la situazione; nessun consorzio vende perché il prodotto è biologico, semmai perché sano certificato e buono; assenza di ogm non vuol dire sicurezza. «Facciamo un prodotto sano e garantito… Pensare di garantire solo quel 2% di italiani che acquistano biologico è a dir poco elitario». In breve la risposta di Carlin Petrini, “Ma così si rinuncia alla purezza del cibo”: ribadisce le sue ragioni. Ovvero no agli Ogm, modifica del regolamento (introducendo la soglia allo 0,1%). «Prodotto senza ogm non significa prodotto sicuro, son d’accordo. Ma significa, per l’appunto, prodotto senza ogm…».

Crisi in Basilicata
Repubblica – R2, focus sulla situzione lucana: “La bancarotta della Basilicata”. In un anno ha perso 7300 posti di lavoro. Chiudono le succursali delle multinazionali. Così nonostante il petrolio, la regione fa i conti con cassa integrazione, fallimenti e recessione. Il reportage è di Giampaolo Visetti: continua l’esodo dei lavoratori, la situazione è veramente gravissima; interrotta persino l’autostrada per un viadotto pericolante (da 4 mesi), va male il distretto del salotto (delle 3 fabbriche, una ha chiuso). «Abbiamo sbagliato tutto. La recessione mondiale travogle prima i territori più fragili, dove l’economia è una finzione» chiosa Antonio Mario Tamburro, rettore dell’Università della Basilicata.

Crisi in India

Il manifesto – Un’intera pagina è dedicata a “L’india in crisi” nell’articolo dell’inviata Marina Forti si descrive la situazione del paese in cui “Crollano commercio e produzione, si sgonfia il mercato immobiliare, si svaluta la rupia. La Reserve Bank ora ammette che l’impatto della crisi globale sull’economia del paese è stato «più ampio del previsto»”. Nell’articolo anche un’intervista al segretario della Federazione degli industriali Amit Mitra. In un secondo articolo si osserva come il problema dell’India è che il 77% della popolazione può spendere non più di 20 rupie al giorno, ossia meno di 50 centesimi di euro e che l’India ha conosciuto una crescita senza occupazione.

Turismo e pellegrinaggi

Italia Oggi – Pag.16: “Pellegrinaggi, turismo senza crisi”. Il turismo religioso non tema la crisi. L’Orp, Opera Romana Pellegrinaggi, non si affida alla provvidenza, anzi raddoppia. La domanda del 2008 è stimata in aumento del 50% rispetto al 2007. Il santuario di Santiago di Compostela, che attira più di Disneyland, nuovi percorsi low cost in allestimento per la prossima stagione sono solo alcuni dei punti di forza esibiti da Orp per rendere sempre più solido il suo perimetro di mercato. «Il forte collante di esperienza spirituale che unisce chi sceglie i nostri viaggi per fede o magari anche per sola curiosità, fa si che la domanda si mantenga vivace anche in caso di ciclo economico negativo come l’attuale» ha spiegato Ceasar Atuire, amministratore delegato do Orp. Il bacino di clientela spirituale, va dal mondo delle cooperative ai parrocchiani delle valli alpine, ai sempre più numerosi top manager, che si incamminano in uno degli otto percorsi preconfezionati per raggiungere a piedi Santiago de Compostela (8 milioni di pellegrini negli ultimi 12 mesi), Lourdes (4,5 milioni) o le tante altre mete del catalogo Orp. I gruppi sono in genere da una cinquantina di persone con un’assistente sociale ( una sorta di logistic manager) e un sacerdote. Il format è in evoluzione, si passa un po’ dal sacro al profano. Per pacchetti Santiago de Compostela e Lourdes, sono previsti infatti, passaggi in nave con Costa crociere e partenza da Civitavecchia. Ma è in pacchetti come Europa Cristiana (con mete come Russia e repubbliche baltiche) e Itinerari Missionari (Cina, Giappone, Birmania, Uzbekistan) che Orp conta di affermare la propria identità e quindi la competitività anticiclica.

 

Turismo sessuale

Avvenire – A pag.3: emergenza sfruttamento a causa del turismo sessuale. Da oggi riuniti i rappresentati di 130 nazioni per il III Congresso mondiale contro lo sfruttamento dei minori e degli adolescenti a Rio de Janeiro. Il giro d’affari della tratta dei bambini supera i 10 miliardi di dollari per 2,5 milioni di minori coinvolti.

 

Caso Englaro

Avvenire – “«Stati vegetativi: ci sono speranze». In alcuni, stimolati, si attivano capacità” (pag. 8). Intervista ad Anna Mazzucchi, neurologa, direttore del Centro di Santa Maria dei Servi della Fondazione Don Gnocchi di Parma. Inoltre, breve notizia dello studio condotto da Steven Laureys e pubblicato nel 2008 in The Lancet Neurology, in cui la Pet ha mostrato la presenza di una reazione, seppur minima, a uno stimolo elettrico anche da parte di pazienti in stato vegetativo.

Non profit

Avvenire – Fra le altre news, nel supplemento “Non profit. Il consulente”, segnalo un commento alla sentenza della Cassazione sulla legittimità dell’utile nel bilancio di un ente senza scopo di lucro (“L’avanzo di gestione non spegne la solidarietà”).


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